Quello che sembrava l’ultima “uscita” di un’artista da sempre ribelle e fuori dagli schemi, si stava rivelando il più tragico degli epiloghi. Nel tardo pomeriggio di domenica 29 novembre era apparso sulla bacheca del profilo Facebook di Sinead O'Connor un post dove i fan potevano leggere “Le ultime due notti mi hanno distrutto. Ho preso un'overdose. Non c'e' altro modo per ottenere rispetto. Non sono a casa, sono in un hotel da qualche parte in Irlanda, sotto un altro nome. Insomma l’annuncio in diretta del suicidio di una delle rockstar più famose fra la fine degli anni 80 e i novanta, per fortuna subito segnalato da centinaia di fan e per fortuna scongiurato dall’intervento delle autorità irlandesi che dopo un’ora di trepida attesa hanno dichiarato che “l’artista è sana e salva e sta ricevendo le cure mediche del caso”. 

Non un personaggio comodo né accomodante, per sé e per lo star system, la O’Connor che del suo enorme, straripante talento non ha sempre saputo contenere i lati più oscuri. Irrequieta, intransigente, autodistruttiva, ribelle una serie di “qualità” artistiche che non l’hanno di certo aiutata nella sua quotidianità  e oggi a quasi cinquantenni sembrava giunta drammaticamente la fine. Nell’ottobre scorso aveva rivelato di doversi sottoporre a una isterectomia. Aveva inoltre annunciato di voler cancellare i piani per un tour estivo e di voler farla finita con la musica.

Nel 1992 pubblicamente accusò la Chiesa cattolica di diffondere la pedofilia strappando una foto di Papa Giovanni Paolo II.