World War Z. Il più grande buco di sceneggiatura della storia del cinema

Wolrd war Z è uno splendido libro di Max Brooks, in esso sono raccolte le testimonianze di alcuni dei sopravvissuti alla guerra mondiale degli zombi; dai primi casi di morti viventi sino al dilagare di essi, dai primi tentativi di resistenza da parte degli uomini sino ad una guerra mondiale devastante; racconti raccolti in giro per tutto il pianeta che vanno dalle piccole esperienze personali sino alle grandi battaglie, storie di eroismo e dolore, di vigliaccheria e resistenza, ora tragiche ora ironiche, scritte con uno stile talmente realista, vivido di particolari e trasudante pathos che il lettore si dimentica subito che il nemico è un morto vivente e vive ogni pagina come fosse il racconto reale di qualche sopravvissuto ad una delle tante guerre che insanguinano il nostro pianeta.
La maggior parte di queste storie da sola basterebbe a fare un filmone da due ore e passa di quelli che non si dimentica più. Ovviamente l’omonima pellicola di Marc Forster con Brad Pitt con questo capolavoro della letteratura non c’entra assolutamente niente, quindi se l’avete letto e state per vedere il film dimenticatevelo, se invece volete andare a vedere il film, beh compratevi il libro…farete un piacere a voi stessi. Come che sia un giorno il libro deve essere capitato sul tavolo di qualche pezzo grosso di Hollywood che manco lo ha aperto, ha visto il titolo ed ha detto “Grande titolo, Usiamolo per costruirci attorno il più grande buco di sceneggiatura della storia del cinema”. A quel punto serviva un attore figo e famoso. Il nostro ha sollevato il telefono ed ha chiamato Brad Pitt. “Senti Brad volevamo offrirti una vacanza in giro per il mondo, tu non devi fare niente solo prestarci la tua faccia e mantenere per tutto il film la stessa espressione della pubblicità di Chanel. Ti diamo pure un pacco di soldi”. Brad Pitt ha guardato con tenerezza i sei figli che gli permettono di non annoiarsi mai ed ha accettato al volo.
In WWZ Brad Pitt è Gerry, un ex funzionario Onu che una bella mattina esce con la famiglia in quel di Philadelphia e di botto si ritrova in mezzo all’apocalisse, dopo meno di 5 minuti di film; tra esplosioni di palazzi, spettacolari incidenti stradali, tensione ed azione a mille e gente che appena morsa si trasforma in una sorta di demone centometrista superveloce assetato di sangue. Apriamo una prima parentesi, questi zombi qui non hanno niente a che vedere con quelli di Brooks, lenti come tradizione vuole, sono piuttosto simili agli infetti di “28 giorni dopo”, a voi la scelta se considerarli zombi oppure no, ma il loro padre spirituale, il regista George A. Romero ce l'ha detto più volte “Gli zombi non corrono”.
Comunque sia la partenza è quella giusta, tanta azione, pochi fronzoli, una regia adrenalinica ma non confusa e soprattutto uno straccio di sceneggiatura che riesce anche a farci appassionare a personaggi che appaiono per pochi minuti (esemplare la bella scena del supermercato) facendoci chiedere “chissà che fine farà questo qui”. Messosi momentaneamente in salvo il nostro viene salvato dai suoi ex datori di lavoro (che teneri) che lo trasportano con la famiglia al sicuro su una portaerei e qui scatta il ricatto.
“Senti Gerry vuoi che i tuoi rimangano qui al sicuro? Bene vai con questo virologo in Corea del Sud, lì abbiamo avuto le prime notizie di zombi” Ovviamente Gerry parte e qui Brad deve aver fatto un discorsetto all’attore che interpreta il virologo del tipo “Non me ne frega niente se sei tu che in teoria deve scoprire perché diventiamo centometristi amanti della carne umana, adesso arriviamo in Corea e tu muori nel modo più idiota che riesci a trovare. Qui l’eroe sono io. Non l’hai vista la pubblicità di Chanel? E poi tu sei insignificante. Io ho 50 anni ma sono ancora un figo da paura”. Ovviamente il virologo muore come un idiota e poi scompaiono inghiottiti dal buco si sceneggiatura anche i militari che accompagnano i due. I militari presenti in Corea servono a Gerry la soluzione al mistero dei morti viventi su di un piatto d’argento. “Allora c’era questa stanza piena di zombi affamati ed ecco che entra il nostro amico e nessuno di loro se lo fila”. Al che uno normale si chiederebbe “Come mai gli zombi che quando si tratta di mangiare sono assolutamente democratici a questo non lo hanno manco guardato. Perché? Che avrà di speciale?”. Gerry, non puoi farti queste domande, sennò il film finisce qui, meglio se vai in Israele dove c’è un tipo che aveva capito tutto prima di tutti. E Gerry va in Israele e lì sapete cosa hanno fatto per proteggersi dagli zombi? Cosa sono bravi a costruire gli Israeliani? Ma i muri, no? Solo che ora invece che per segregare i palestinesi li usano per farsi delle belle cantate di gruppo al riparo dai morti viventi. Come? Cosa? Ma se è dall’inizio del film che tutti dicono che questi mostri vengono attratti dal rumore! Voi che avete capito tutto che fate vi mettete a cantare proprio vicino al muro? E poi tutti quegli elicotteri perché non sparano alla piramide di zombi che cerca di scavalcare il vostro bel muro? E perché Gerry si porta appresso una soldatessa alla quale ha appena staccato una mano (per impedire il contagio) anche a bordo dell’aereo che li porterà in salvo? E che cavolo ci fa uno zombie nascosto sull’aereo, come c’è salito? Per giustificare la scena più idiota della storia del cinema, quella in cui Gerry per salvarsi da questo morto vivente apparso per miracolo decide che niente è meglio che lanciare una bella granata. Su di un aereo! Ripeto una granata su di un aereo!
Non fate commenti vi prego che il meglio deve ancora arrivare. Infatti dopo un disastro aereo nel quale muoiono tutti tranne lui e la soldatessa (alla faccia!) il nostro raggiunge un laboratorio Oms sperduto in mezzo al Galles nonostante non ne conosca l’esatta ubicazione e senza navigatore perché oltre ad essere immortale e dotato di tanta fortuna ha anche un innato senso dell’orientamento. A proposito che il laboratorio esiste glielo hanno detto dalla portaerei Onu e visto che il nostro eroe ha tanta fortuna becca pure l’unico villaggio al mondo dove non c’è nemmeno uno zombi nonostante l’apocalisse divampi ovunque (si vede che i soldi già cominciavano a scarseggiare). Finalmente l’eroe più idiota che la storia del cinema ricordi capisce come ingannare gli zombi (c’è arrivato pure lui), torna dalla moglie e…FINE. Fine? Come sarebbe a dire fine? Ehi ma lo sapete che in questo film pieno di zombi praticamente non ne ho visto manco uno (sembra assurdo ma è così)? E poi il titolo dice War dove cavolo è la guerra? Ma niente, nel frattempo è arrivato sul set il ragazzo delle bibite ed ha detto “Ehi ragazzi, avete voluto chiamare Damon Lindelof per fargli scrivere quella cazzata della granata? Beh sapete che c’è? Si è bevuto gli ultimi soldi rimasti”. “Ed il film come lo chiudiamo?” “Dai mettiamoci un paio di scene di battaglia girate nei ritagli di tempo e qualche immagine rubata ai Tg, roba che faccia capire che sta guerra contro gli zombi è una figata assurda che poi allo spettatore viene l’acquolina in bocca e riusciamo a fregarlo pure per il sequel di questa porcheria”. Perché ci sarà un sequel vero? Vi prego ditemi che vedrò questa maledetta guerra mondiale contro gli zombie e che sarà figa come la prima mezz’ora di film!
P.S. Lindelof, per chi non lo sapesse, è quello che ha rovinato Prometheus, il film che doveva essere il prequel di Alien e che ad un certo punto ha preso in mano Lost. Un film ed una serie tv entrambe piene d’interrogativi che rimangono tutti senza risposta. Nel caso di Lost l’ipotesi più scema, quella che tutti avevano pensato sin dalla prima puntata alla fine è stata quella scelta da Lindelof. Un po’ come WWZ, il film sulla guerra mondiale degli zombi praticamente senza morti viventi e soprattutto senza guerra.
