In Italia un ragazzo su sei abbandona la scuola dell'obbligo. Sette su dieci hanno pensato almeno una volta di lasciare gli studi

di redazione 06/04/2023 CULTURA E SOCIETÀ
img

Succede nelle regioni del Sud, ma non solo. I ragazzi che abbandonano la scuola in Italia sono ancora troppi. Erano 83mila gli studenti che, alla chiusura degli scorsi scrutini, sono stati bocciati solo perché non hanno raggiunto la soglia minima delle presenze. Rischiano almeno di raddoppiare, nel 2023.

È la piaga dispersione scolastica, di cui parla Repubblica citando i dati della Svimez. La maglia nera va al Mezzogiorno, con un picco nell’area metropolitana di Napoli. E non basterà il Pnrr a eliminare questa piaga.

Si parla di questi studenti anche come Early leaver: i ragazzi tra i 18 e i 24 anni con nessun titolo di studio o al massimo la licenza di scuola media. Oggi sono al 16,6% nel Sud Italia, a fronte del 10,4% nel Centro-Nord. Con un tasso di abbandono medio del 12,7 per cento. A fronte di una media europea del 9 per cento. Una ferita italiana, che però non allarma i governi.

Su queste distanze, gli analisti di Svimez con il manager Ernesto Albanese de l’Altra Napoli onlus ci hanno costruito un cartoon dal titolo “Un Paese, due scuole”. Racconta di due ragazzini di quinta elementare, nati lo stesso giorno: uno vive in Toscana, dove l’85% delle scuole ha una mensa, e il 75 dispone di palestra; l’altro scolaro invece sta a Napoli, con l’80% delle scuole senza il tempo pieno, e l’83 che non ha palestra. Il bimbo del Nord avrà avuto alla fine della quinta, grazie al tempo pieno, 1.226 ore di formazione, e quello del Sud solo mille. Alla fine del ciclo, il ragazzino del Meridione è in credito di un intero anno in termini di formazione, doposcuola, educazione alimentare e allo sport. In pratica: un anno di crescita che manca. 

Il piano stanzia un miliardo e mezzo di euro contro la dispersione scolastica, ma i presidi hanno le segreterie vuote e sono preoccupati per la rendicontazione dei progetti, al punto che qualcuno potrebbe decidere di non utilizzare le risorse. Sono previsti interventi di sostegno per 820.000 studenti entro la fine del 2025. Entro il 2026 il tasso di abbandono scolastico, attualmente al 12,7%, dovrebbe scendere al 10,2%, avvicinandosi alla media europea (9,7%). Entrambi obiettivi molto ambiziosi, per i quali molte scuole (il 55%) hanno coinvolto gli enti locali con patti di rete, per avere un sostegno organizzativo. Il tempo stringe, le norme del Pnrr prevedono che i primi risultati debbano già essere raggiunti entro la fine del 2024.

Numero eccessivo di verifiche e interrogazioni, perdita di interesse per le materie studiate e conflittualità con i docenti: sono questi i motivi principali per cui gli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado hanno pensato almeno una volta - e in modo concreto - di abbandonare la scuola.

Il dato emerge da un sondaggio realizzato dal media brand ScuolaZoo in collaborazione con UniCredit Foundation, il cui focus sono i giovani e l'istruzione, con l'obiettivo di esplorare il rapporto fra gli studenti e la scuola italiana in particolare rispetto al tema della dispersione scolastica e dell'orientamento all'università e al lavoro.

La survey ha coinvolto 1.200 studenti, equamente divisi tra maschi e femmine, e con il 66,36% in quinta superiore; la maggioranza delle risposte proviene da studenti di istituti tecnici (31,6%). Il dato che spicca dall'indagine è che il 92% degli studenti si ritiene poco o per nulla soddisfatto del sistema scolastico attuale, mentre il 74,30% ha seriamente considerato di abbandonare gli studi dopo la scuola dell'obbligo.

Le ragioni sono diverse: perdita di interesse per le materie (25%), bullismo e conflitti vari (18%), ma lo stress eccessivo causato da compiti e interrogazioni risulta essere il motivo principale (45%). E alla domanda "Per te scuola è futuro?" Il 60,88% degli studenti ha risposto di no.

Secondo gli studenti interpellati, il 76,32% degli intervistati crede che l'abbandono scolastico sia principalmente attribuito alle carenze del sistema scolastico piuttosto che alla responsabilità degli studenti. Inoltre, circa il 60% degli studenti delle scuole professionali non ritiene che queste istituzioni preparino adeguatamente al mondo del lavoro.

Nonostante una certa fiducia nelle attivita' di orientamento offerte dalle scuole, gli studenti continuano a informarsi sul futuro principalmente attraverso siti internet (58,78%) piuttosto che affidarsi ai riferimenti scolastici. "Questi dati ci dicono molto della GenZ - commenta Valerio Mammone, editor in chief di ScuolaZoo - una generazione che tanto a scuola quanto sul posto di lavoro fatica ad accettare carichi di lavoro squilibrati che vanno a limitare altri aspetti della vita".

"Questo atteggiamento - spiega - viene spesso etichettato dagli adulti come una forma di pigrizia e debolezza, ma non è così: si tratta di una nuova cultura, di un nuovo approccio alla vita: una vera e propria rivoluzione, di cui è fondamentale tenere conto per non creare una spaccatura ancora più grande fra vecchie e nuove generazioni, fra studenti e scuola. Il modo giusto per farlo? Non rimuovendo gli ostacoli, ma aiutando i ragazzi a comprenderli e a superarli con l'aiuto di specialisti e figure dedicate alla loro crescita umana e professionale"



Ti potrebbero interessare

Speciali