Tasse. Il Direttore della Agenzia delle entrate. "19 milioni di evasori in Italia. Devono lavorare e non andar ein carcere"

di redazione 03/06/2022 ECONOMIA E WELFARE
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«Sono 19 milioni le persone che hanno debiti con il fisco. Le abbiamo individuate, ma a chi conviene metterle tutte in cella?». Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, propone invece di farli lavorare per la collettività.

L’Italia è il Paese europeo con la più alta evasione fiscale con 30 miliardi di euro all’anno. «Pagare le tasse non fa piacere a nessuno e farle pagare fa ancora meno piacere, ma è la cartina di tornasole dell’inciviltà di un Paese perché si fanno pagare le tasse ad esempio per retribuire gli stipendi ai medici che ci salvano la vita», dice Ruffini alla Stampa. «Lo Stato ha dovuto tagliare la spesa sanitaria perché non ci sono abbastanza risorse. Eppure, negli ultimi 20 anni, abbiamo un patrimonio di soldi non pagati di mille e cento miliardi. La scorciatoia è non rendersi conto che si sta segando il ramo su cui si è seduti. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre scelte, invece si fa finta di nulla, negli anni con la complicità della politica».

Che si fa? «La pena detentiva per chi non paga le tasse non mi ha mai convinto», risponde. «Preferiamo mettere in carcere l’evasore così poi fallisce l’attività o farlo lavorare finché non ripaga la collettività? Sono 19 milioni gli italiani che hanno cartelle esattoriali aperte, 16 milioni di persone fisiche e 3 milioni di società, ditte, partite Iva. Li abbiamo individuati, il problema è la riscossione, non identificare gli evasori. Il mio sistema ideale è che i cittadini sappiano che chi non paga viene intercettato e deve per forza versare quanto non ha dato. Se così fosse, chi sarebbe così autolesionista da evadere?».

Intervenendo al Festival dell’Economia di Torino, per presentare il suo libro Uguali per Costituzione, Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha parlato dell’evasione in Italia. «La pena detentiva per chi non paga le tasse non mi ha mai convinto. Preferisco mettere in carcere l’evasore, così poi fallisce l’attività o farlo lavorare finché non ripaga la collettività? Non credo convenga».

 

E sulla strategia per contenere il fenomeno, aggiunge: «Sono 19 milioni le persone iscritte a ruolo. Le abbiamo individuate, usiamo strumenti che le facciano rientrare in carreggiata». Ruffini fa riferimento ai 19 milioni di persone fisiche o società che a vario titolo hanno ricevuto una cartella esattoriale negli scorsi anni.

«Il mio sistema ideale - è il ragionamento di Ruffini - è quello in cui i cittadini sanno che chi non paga viene intercettato e l’azione viene punita facendoli pagare, chi è poi così autolesionista da evadere?». Nei giorni scorsi il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha ricordato come il cosiddetto “magazzino”, ovvero l’insieme di tutti i debiti da riscuotere (non solo tasse ma anche a multe stradali ed altre partite) sia arrivato ormai a 1.100 miliardi.

Di questi, ne possono essere recuperati alcune decine, dal momento che gli elenchi contengono anche soggetti defunti, falliti o comunque non in grado di pagare. Per liberare il magazzino dei crediti che non riescono a essere incassati, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha ribadito che c’è «in programma l’attuazione degli istituti della rateizzazione, c’è il completamento della rottamazione in corso».

E conclude: « La macchina fiscale è tornata alla normalità, siamo pienamente operativi perché il legislatore così ci ha chiesto di essere. Abbiamo sospeso la nostra attività nel 2020 e 2021, c’è stato detto di ricominciare, abbiamo rimodulato l’attività in modo non improvviso, dividendo nel 2022 il pregresso, abbiamo decine di milioni di atti e stiamo procedendo».

Sulla riforma fiscale, Ruffini è attendista: «È una delega, aspettiamo di vedere la norma delegata per esprimere un giudizio. La cosa a cui tengo di più è la semplificazione delle norme. Prima bisogna fare ordine, poi si può vedere quali regole si possono cambiare. Altrimenti si fa altra confusione. Faccio un esempio: non si può ristrutturare casa senza prima svuotarla».


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