1 Aprile 2022. Oggi, fine dello Stato di emergenza. Due anni della nostra storia recente. Si dovrà convivere con il virus e con le nostre libertà. Quali prospettive e cosa si è capito. Ecco cosa cambia

di redazione 01/04/2022 CULTURA E SOCIETÀ
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Quando l’allora premier Giuseppe Conte proclama lo stato di emergenza, il 31 gennaio del 2020, nessuno può immaginare cosa sarebbe successo. Un nuovo coronavirus in Cina, annunciato con grave ritardo da Pechino solo il 31 dicembre 2019 (appena in tempo per chiamarsi, appunto, Covid-19), ospedali da campo, lockdown estremi in province cinesi grandi come l’Italia.

Ma per un mese la situazione sembra reggere: si intensificano i controlli agli aeroporti, si prescrive il tampone per chi è stato di recente in Cina. Il primo choc il 30 gennaio, con la scoperta che il virus è in Italia, nel corpo di due miti turisti cinesi.

Ricoverati allo Spallanzani, i bollettini quotidiani dell’ospedale vengono seguiti con angoscia: tutti capiscono, magari inconsciamente, che il destino dei due anziani potrebbe essere quello che ci aspetta. Proprio sull’onda del ricovero dei due cinesi (che presto si aggravano, sfiorando la morte e venendo salvati solo dall’eccezionale esperienza dei medici) viene proclamato lo stato di crisi, e contestualmente il blocco dei voli dalla Cina, primi in Europa.

A fine febbraio, quando ormai il peggio sembra alle spalle, e sorvegliavamo ben armati porti e aeroporti, il nemico entra dalla finestra, nel luogo meno prevedibile del mondo: Codogno, provincia di Lodi. È il giovane Mattia, sportivo, dinamico, neo-sposo e futuro padre, a suonare la campana: il Covid è qui, e non è vero che fa male solo agli anziani o ai malati.

E non è vero che bisogna essere stati in Cina per essere a rischio, grave errore di valutazione delle autorità sanitarie che ha sicuramente fatto sfuggire decine di contagiati. Anche Mattia, a cui viene fatto il tampone violando il protocollo (nel suo recentissimo passato partite di calcio e maratone, non viaggi in Oriente) si salva per miracolo, e anche per lui le notizie sulle sue condizioni diventano il paradigma di quello che potrebbe succedere a chiunque. Il malato numero 1, a cui ne sono seguiti ufficialmente 14,6 milioni.

Quasi un italiano su quattro, nel frattempo, ha contratto il virus. A fine febbraio inizia l’incubo delle valli del Bergamasco, dove le persone iniziano ad ammalarsi, a soffocare, a morire in casa, dove mancano le barelle, i medici, le bombole d’ossigeno, dove mogli chiamano invano per ore i numeri di emergenza mentre i mariti boccheggiano, dove, pochi giorni dopo, serviranno i camion dell’esercito per liberare l’obitorio dalle cataste di bare.

La risposta è progressiva, insegue un virus che galoppa (anche perché, oggi lo sappiamo, circolava indisturbato da almeno un mese in Lombardia), scattano le zone rosse a Codogno e Vo’ Euganeo, poi si stringono le maglie su Lombardia e Veneto, l’8 marzo i contagiati da poche decine sono già 4.800, gli ospedali del Nord già al collasso.

È il momento del lockdown, il decreto “Io resto a casa”. Settimane impresse nella memoria di tutti: i canti e gli striscioni, i meme, il proliferare di improbabili corridori e accompagnatori di cani, tra le poche attività consentite fuori di casa. Negozi chiusi, scuole chiuse, ristoranti, locali, tutto.

L’"andrà tutto bene” che riecheggia dai balconi ha vita breve: il lugubre rito pomeridiano della lettura del bollettino in Protezione Civile non dà i risultati sperati, non subito. I casi si impennano, arrivano al picco di 6mila al giorno, e i morti sono cento al giorno, poi trecento, cinquecento, mille. Solo a fine aprile la prima ondata finalmente arretra, la marea cala, lasciando sul terreno 35mila morti, compresi 170 medici, in trincea senza dispositivi di protezione, con turni massacranti.

È quella del “liberi tutti”, dei contagi al Billionaire, del “non ce n’è coviddi” che diventa simbolo di una stagione, breve, di speranza che tutto sia alle spalle. Non è così: in autunno parte la seconda ondata, e i casi si impennano fino a oltre 40mila al giorno. Stavolta però non è tempo di lockdown, si sceglie la via dell’Italia “a colori”: sulla base di una serie di indicatori, le Regioni finiscono in zona gialla, arancione o rossa in base alla situazione epidemica.

Ma non basta: gli stadi sono vuoti, le discoteche restano chiuse, e scatta il coprifuoco alle 22. Anche stavolta, la curva piega, e in primavera le restrizioni si allentano. Nel frattempo, tra il primo e secondo anno di Covid, il contesto è cambiato: a palazzo Chigi c’è Draghi, il Cts, l’organismo tecnico sciolto ieri con la fine dello stato di emergenza che per mesi ha elaborato le risposte alla crisi, anche dolorose, cambia composizione, e soprattutto da fine dicembre arriva il “game changer”, la svolta che può cambiare l’esito della partita: il vaccino.

Il secondo anno è caratterizzato dalla campagna vaccinale, che vede anche qui un cambio della guardia, il generale Figliuolo al posto di Arcuri. Una campagna record, l’80% di italiani protetti, tra le adesioni più alte in Ue.

Con l’inevitabile corollario di polemiche: i no-vax pullulano sui social e finiscono per riversarsi nelle piazze, la scienza non riesce a convincere tutti, anche per colpa di macroscopici errori di comunicazione (basta pensare al calvario subito dal vaccino AstraZeneca).

La terza ondata a marzo 2021, e poi la quarta, quella da cui stiamo faticosamente cercando di uscire, sono fronteggiate con le zone a colori ma anche il green pass, altro elemento divisivo, tra polemiche e scontri di piazza, che nasce con il doppio obiettivo di creare ambienti sicuri per evitare il contagio e incentivare gli indecisi a vaccinarsi.

Il primo obiettivo fallisce con l’arrivo di una variante terribile, Omicron (e poi la “cugina" Omicron 2 che dilaga in queste settimane), molto più contagiosa del virus di Wuhan e anche della successiva variante Delta, anche se fortunatamente meno letale. I numeri parlano chiaro: dall’inizio della pandemia allo scorso dicembre, un anno e dieci mesi, i casi totali in Italia sono 5 milioni. Oggi sono 14,6 milioni: oltre 9 milioni e mezzo di contagi negli ultimi tre mesi.

Ma l’effetto vaccini si sente: lo scorso anno l’occupazione delle terapie intensive e gli stessi decessi sono superiori, pur con molti meno contagi, di quest’anno. E’ per questo che finisce lo stato di emergenza: dallo straordinario si passa all’ordinario, il virus per la stragrande maggioranza della popolazione dà sintomi influenzali. Si continua a morire, purtroppo, e a finire intubati, ma in proporzione sono soprattutto i no vax ad aggravarsi.

Dei due anni infernali restano il dolore per le troppe vittime, le polemiche furiose su tutto, a partire dalla, vera o presunta, impreparazione del Governo (compreso il caso del piano pandemico che doveva essere aggiornato e che invece all’arrivo del Covid era sepolto in un cassetto), le cantonate mediatiche di virologi, politici, giornalisti, il caos da cui, in definitiva, ognuno ha tratto la sua impressione di cosa è il Covid, e cosa è stata questa stagione.

Nell’eterno Paese dei guelfi e dei ghibellini ora si volta pagina e c’è spazio per altre polemiche, altri dibattiti, magari sulla guerra in Ucraina. Sperando però di fare tesoro degli errori del passato, e ricordare che dopo l’estate arriva sempre l’autunno.

 

COSA CAMBIA

Dal 1 aprile non serve più il green pass per per salire su tram, autobus e metro ed in generale i mezzi di trasporto pubblico locale dove però resta obbligo di mascherina Ffp2 fino al 30 aprile. Non verrà più richiesto neanche per accedere in hotel, strutture ricettive o parchi divertimento. Si potrà accedere senza certificato verde anche a musei, mostre e biblioteche, strutture dedicate alla divulgazione della cultura ma con obbligo di mascherine chirurgiche. Sperando che il meteo lo consenta, anche alle piscine all’aperto. Niente green pass neanche per i ristoranti all’aperto oppure per accedere ad uffici pubblici, nei negozi, nelle banche, alle poste, dal tabaccaio o dal Parrucchiere. Tutti posti dove però permane l’obbligo di mascherina fino al 30 aprile.

Dove basta il green pass base

Il green pass base resta necessario per accedere a treni, aerei, stadio e concerti all’aperto, dove resta l'obbligo di mascherina. Gli stadi però torneranno a poter occupare il 100% dei posti. Serve il pass base per mangiare in un ristorante al chiuso, oppure consumare del cibo al banco o al tavolo. Mascherina Ffp2 e green pass base per assistere a spettacoli teatrali e concerti all'aperto sempre fino al 30 aprile. Stesse condizioni per accedere a mense e partecipare a concorsi  pubblici, per salire su aerei, treni, traghetti e pullman intra-regionali.

Dove serve il super green pass

Ancora numerose le attività dove è richiesto il super green pass fino al 30 aprile. Occorre per assistere ad eventi sportivi nelle strutture al chiuso. Per accedere a palestre, piscine, centri benessere, sport di squadra e di contatto. Per tutte queste attività è previsto l'utilizzo anche della Ffp2 così come per assistere a spettacoli al chiuso in cinema, teatri e sale concerti. Super green pass e Ffr2 anche per feste organizzate in locali chiusi o comunque dove è prevista una alta concentrazione di persone come in caso di convegni e congressi. In discoteca occorre il super green pass, ma basterà la mascherina chirurgica da togliere solo mentre si balla.

Altri provvedimenti dal primo Aprile 

dopo oltre due anni decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo: al loro posto ci sarà una unità operativa ad hoc, "per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia", operativa fino al 31 dicembre. Tramonta anche il sistema dei colori per le zone geografiche, ma il monitoraggio proseguirà. 

Chi è entrato in contatto con un caso positivo al Covid, anche se non vaccinato, non dovrà più osservare la quarantena. Resterà infatti in autoisolamento solo chi ha contratto il virus (fino a tampone negativo da eseguire dopo almeno sette giorni, o dieci per i non vaccinati), mentre per gli altri vale il regime dell'autosorveglianza per 10 giorni: potranno uscire e andare al lavoro ma indossando la mascherina Ffp2. 

Cambiano le regole anche a scuola: andranno in Dad solo i positivi, se i contagi in classe sono più di 4, si farà comunque lezione in presenza ma tutti dovranno indossare la mascherina Ffp2 per 10 giorni (normalmente è obbligatoria quella chirurgica). I ragazzi potranno tornare in gita. E i professori non vaccinati potranno andare a scuola, ma non insegnare. 

Dal primo Maggio 

Termina l'obbligo del Green pass quasi ovunque. Fino al 30 aprile per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà infatti ancora obbligatorio in versione base. Quello rafforzato resterà in vigore fino al 30 aprile per centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso. Via anche l'obbligo delle mascherine nei luoghi al chiuso e sui mezzi di trasporto. 

Dal 15 Giugno 

Decadono gli obblighi vaccinali per il personale scolastico, militari, agenti di polizia e soccorso pubblico, polizia locale, dipendenti dell'amministrazione penitenziaria e in generale lavoratori all'interno degli istituti penitenziari per adulti e minori, personale dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Queste categorie sono già tornate al lavoro dal 25 marzo (giorno dell'entrata in vigore del decreto) con il Green pass base facendo il tampone antigenico ogni due giorni. L'obbligo di vaccino resterà in vigore oltre questa data soltanto per il personale sanitario e Rsa. 

Dal 30 Giugno 

E' il termine fissato per il ritorno in ufficio in presenza nell'ambito privato. Fino a quella data ci sarà la possibilità di ricorrere al cosiddetto 'lavoro agile' nel settore privato senza l'accordo individuale tra datore e lavoratore. 

Dal 31 Dicembre 

E' l'ultima scadenza del calendario. Fino ad allora resterà in vigore l'obbligo di vaccino per il personale sanitario e delle Rsa. E le visite da parte di familiari e visitatori alle persone ricoverate all'interno di ospedali e residenze socio assistenziali saranno consentite solo con il Super Green Pass. 

 

 



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