Onu: "Mondo verso riscaldamento catastrofico di 2,7°C". Cop26 Accordo con al centro i fondi per aiutare i Paesi più poveri a ridurre le proprie emissioni e prepararsi ad affrontare le conseguenzedei cambiamenti climatici

di redazione 13/11/2021 AMBIENTE
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La Cop26 ai tempi supplementari tenta di arrivare oggi a un accordo per "mantenere in vita" l'obiettivo più ambizioso dell'accordo di Parigi: limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all'era preindustriale. I circa 200 paesi firmatari dell'intesa del 2015 si sono presi (almeno) un giorno in più per cercare di siglare alla conferenza Onu sul clima di Glasgow un patto per frenare il riscaldamento del pianeta. Ieri sera, già oltre ai tempi inizialmente previsti, la presidenza britannica ha dato appuntamento per questa mattina: dopo un'altra notte di consultazione e negoziati, è attesa una terza versione del testo della dichiarazione finale, con l'obiettivo, ancora incerto, di chiudere in giornata. Al centro delle tensioni e delle trattative, i fondi per aiutare i Paesi più poveri a ridurre le proprie emissioni e prepararsi ad affrontare le conseguenze sempre più drammatiche dei cambiamenti climatici.

I Paesi meno sviluppati sono i meno responsabili, ma allo stesso tempo sono in prima linea in termini di impatto. Su questa 'faglia' si giocano i negoziati dell'ultimo miglio della Cop26. I Paesi in via di sviluppo, ulteriormente gravati dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, considerano insufficiente la versione del testo finale sino a ieri sul piatto. "Dobbiamo mettere i soldi sul tavolo per aiutare i Paesi in via di sviluppo a realizzare i cambiamenti necessari. Questo è ciò che deve accadere nelle prossime ore", ha rilanciato venerdì pomeriggio il primo ministro britannico Boris Johnson. Nel 2009, i Paesi del Nord del mondo avevano promesso di aumentare i loro per gli Stati  più poveri a 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020. Ma la promessa non si è materializzata e il nodo è arrivato al pettine a Glasgow. "I Paesi in via di sviluppo hanno rilanciato con una proposta per creare un meccanismo specifico che tenga conto di "perdite e danni" già subiti a causa delle conseguenze del riscaldamento: più frequenti e violente tempeste, siccità, ondate di calore e tutto ciò che consegue.

Ma "gli Stati Uniti e l'Ue bloccano questa proposta, i paesi ricchi bloccano da tempo i finanziamenti per le perdite ei danni in ogni fase", ha denunciato Gabriela Bucher di Oxfam. Nello scontro tra Nord e Sud del mondo, il Sud accusa in sostanza i Paesi sviluppati di volere imporre riduzioni di emissioni di gas serra a chi non è responsabile.  "Quello che vi chiediamo è solo di mantenere le vostre promesse, di ammettere le responsabilità per aver causato questa crisi. Niente di più, niente di meno ", ha affermato il rappresentante di Panama ieri durante la plenaria.

La bozza proposta dalla presidenza britannica della Cop26  invita gli Stati membri ad aumentare i propri impegni di riduzione delle emissioni più regolarmente di quanto previsto dall'accordo di Parigi, a partire dal 2022. Prevede la possibilità di aggiustamenti per "circostanze nazionali speciali", clausola che ha suscitato forti critiche da parte delle Ong, scettiche sulla reale ambizione dei partecipanti alla conferenza di limitare il riscaldamento globale. 

L'Onu avverte che, nonostante i nuovi impegni fissati entro il 2030, il mondo continua a marciare verso un riscaldamento "catastrofico" di 2,7°C. Oggi siamo a circa + 1,1°C  e le conseguenze sono già più che evidenti. Altro tema delicato e controverso al centro dei negoziati di Glasgow è quello dei combustibili fossili, principale causa del riscaldamento del pianeta. L'ultima bozza di dichiarazione cita l'obiettivo di porre fine ai finanziamenti per carbone e fonti fossi, limata rispetto alla prima versione, comunque un passo aventi rispetto a Parigi. 


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