Polizia, una protesta lunga quattro anni. Il COISP "Gli ottanta euro di Renzi pagati con i nostri stipendi"

Eppure l’avevano detto. Ad onor del vero, sono quattro anni che ripetono sempre le stesse cose. La protesta delle forze dell’ordine, culminata solo pochi giorni fa con la minaccia di sciopero in seguito al blocco contrattuale deciso dal Governo, ha radici lontane. Mancano i mezzi, mancano gli uomini, i poliziotti sono spesso costretti a mettere benzina alle volanti di tasca propria, oppure comprano le risme di carta per le stampanti degli uffici. Hanno stipendi scarsi, 1300 euro al mese circa, i contratti di lavoro bloccati e gli aumenti salariali, pure. Quando il 3 settembre scorso il Ministro della PA Marianna Madia ufficializzerà il blocco contrattuale anche per il 2015, la risposta interforze è una sola: sciopero. Eppure l’avevano detto.
Era il primo settembre 2010, governo Berlusconi, e il Coisp (Cordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia) invade il red carpet della Mostra del cinema di Venezia con una dozzina di sagome di cartone raffiguranti dei poliziotti con un coltello piantato nella schiena. “Ci hanno pugnalato alle spalle” è il curioso motto che contesta un taglio del 30% delle risorse. È il primo blocco contrattuale, vincolato fino al 2013, per i dipendenti della PA. Il sindacato pretenderà le dimissioni dell’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Passano pochi mesi, e il 13 dicembre dello stesso anno tutte le sigle sindacali in divisa si ritrovano davanti a Montecitorio. Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, che passava di là, viene apostrofato “venduto”, “buffone” e persino “bruttone”. Il giorno dopo quegli stessi poliziotti saranno impegnati con il movimento studentesco negli scontri che esploderanno a piazza del Popolo dopo il voto di fiducia incassato dal governo. Di quel giorno di tafferugli, i poliziotti diranno: “eravamo in pochi e molti di noi non avevano neanche l’attrezzatura adeguata. Ci hanno mandati allo sbaraglio”.
Martedì 18 ottobre 2011, tempi d’autunno e della legge di stabilità. “È la sedicesima volta che scendiamo in piazza”: sono sempre loro, gli uomini in divisa. Questa volta organizzano un sit-in con delle taniche di benzina vuote, fanno una colletta fra i cittadini per poter mettere il carburante alle volanti. “Nella legge di stabilità i tagli si contano in 60 milioni di euro, su tre anni fanno tre miliardi”. E si arriva all’oggi.
Ad agosto scorso poliziotti, penitenziari, forestale e vigili del fuoco si sono presentati a piazza del Popolo con un’autoemoteca: “ci state togliendo il sangue, allora noi preferiamo donarlo ai cittadini”. Si sottopongono uno per uno al prelievo sanguigno: dopo le sagome e le taniche, la forma di protesta più fantasiosa. Poi finisce l’inventiva e si torna al classico di sempre, lo sciopero, che per questa categoria di lavoratori rappresenta un’eccezione mai vista.
“Il governo ha disatteso le promesse”, questo il primo punto. A parlare è Domenico Pianese, segretario generale aggiunto del Coisp. La promessa in questione è quella che il governo aveva fatto ad aprile per bocca del Ministero dell’economia, subito dopo la pubblicazione del Def. Nel documento di economia e finanza già si paventava il rischio dell’ennesimo stop contrattuale. Fu un comunicato del Mef a chiarire l’assenza di “alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico” e a placare gli animi di sindacati già scalpitanti. Oggi, quel che brucia di più, è la presenza di un doppio blocco in busta paga: quello contrattuale e quello stipendiale, cioè degli aumenti salariali derivanti da scatti d’anzianità o promozioni. Così si preannunciano una serie di iniziative - che vanno dal camper itinerante per tutta Italia al rifiuto di effettuare straordinari come proposto dalle sigle sindacali bolognesi – che dovrebbero culminare nel tanto citato sciopero da effettuarsi entro la fine di settembre. Ne prenderanno parte tutte le sigle sindacali di polizia e il CoCer, l’organizzazione di rappresentanza delle cinque forze armate (Marina, Aeronautica, Esercito, Carabinieri e Fiamme gialle). Il Presidente del Consiglio ha già promesso un incontro con le divise, ma sulla reazione avuta dal governo c’è già chi ha da ridire. Ne parla il segretario aggiunto del Coisp, Domenico Pianese.
Pianese, Lei quanto ha perso sullo stipendio a causa dei blocchi?
Io sono assistente capo con 24 anni di servizio, ho perso uno scatto d’anzianità. Vale a dire 120€ al mese.
Secondo il Ministro Madia il blocco stipendiale è compensato dal provvedimento degli 80 euro in più in busta paga.
Questo non ha nessun senso. I famosi 80 euro sono stati pagati con i soldi dei nostri stipendi. Per carità, io posso essere anche disponibile a compiere un gesto di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno, ma qui si sfilano 80 euro a un povero per darli a un altro povero. Se questa è una politica economica, non so. A me sembra che favorisca solo il contrasto fra categorie.
Quanti fra di voi hanno beneficiato degli 80 euro?
Su 95mila poliziotti, 2.500 hanno preso il bonus. Che poi in teoria sono i nuovi arrivati, cioè quelli che ne hanno meno bisogno. Sono i più giovani della categoria, dunque raramente hanno famiglie a carico, o mutui da saldare.
Dice Renzi: “Riceverò personalmente gli uomini in divisa ma non accetto ricatti”. Anche il Ministro Alfano non ha gradito i toni della protesta.
Noi non abbiamo ricattato nessuno, c’è solo amarezza per la reazione avuta dal governo. Se i governanti fanno una promessa, e poi questa promessa viene disattesa, dovranno rendere conto in qualche modo, o no? Non facciamo sciopero per avere l’aumento, ma per ottenere ciò che ci spetta. Detto questo, siamo ben felici di incontrare il Presidente del Consiglio.
Ancora Renzi: “Siamo l’unico Paese che ha cinque forze di polizia. Se vogliono discutere siamo pronti a farlo, su tutto”.
Se attualmente esistono cinque forze di polizia è perché il legislatore le ha ritenute necessarie. Il primo che tentò di accorpare le forze fu Mussolini nel 1922, poi dovette ricredersi. Se si desidera accorpare le forze di polizia, lo facciano pure, la cosa non ci riguarda. Faccio solo notare che siamo già carenti di 200mila unità sul territorio. E poi, visto che facciamo parte del pubblico impiego, se si devono accorpare le forze dell’ordine allora si dovrebbe accorpare anche il personale dei comuni, degli uffici pubblici, o delle Province, che esistono ancora, checché ne dica il governo.
I primi a darvi sostegno sono stati Ignazio La Russa di FdI e Matteo Salvini della Lega Nord. Eppure il primo blocco contrattuale fu fatto dall’ultimo governo Berlusconi. Che ne pensa?
Quel provvedimento era limitato nel tempo, si fermava al 2013. Ed è il mezzo che i governi usano per far cassa nei momenti di difficoltà, lo sappiamo e lo accettiamo. Questo anche per dire che non è vero che non siamo disposti a fare sacrifici.
Ma il governo Renzi potrebbe dire la stessa cosa, anzi. Dal 2008 ad oggi la situazione economica è peggiorata. Cosa cambia?
E no, cambia invece. Innanzi tutto, anche durante il governo Berlusconi le proteste non sono mancate. Solo che al tempo il governo tentò di rimediare istituendo un fondo di 200milioni con cui siamo riusciti a pagare qualcosina nel corso degli anni. Oggi, invece, se mi viene detto che ci sono 10miliardi per finanziare un bonus aggiuntivo di 80 euro in busta paga, allora mi chiedo perché non ci siano i soldi per un salario ordinario, con tutto ciò che ci spetta. Il nostro stipendio cosa sta finanziando esattamente?
