Myanmar. Esercito spara su manifestanti. Decine tra morti e feriti

I militari al potere in Myanmar hanno licenziato l'ambasciatore all'Onu, Kyaw Moe Tun, dopo il discorso tenuto davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante il quale ha esortato la comunità internazionale ad usare "ogni mezzo necessario per agire" contro i militari e contribuire a "ripristinare la democrazia". Ad annunciare la sua rimozione è stata la tv di stato birmana, accusandolo di aver ''tradito il Paese e di aver parlato a nome di un'organizzazione non riconosciuta che non lo rappresenta (il governo destituito, ndr)'', oltre ad aver ''abusato del potere e delle responsabilità'' di un alto diplomatico. Inoltre, le forze di sicurezza hanno intensificato la repressione dei manifestanti anti-golpe durante le proteste svolte oggi in diverse città del paese.
Media locali hanno riferito di decine di arresti, inclusi giornalisti, e di una donna uccisa a colpi di arma da fuoco a Monwya, vicino a Mandalay. Mentre a Yangon, la polizia si è scontrata con i manifestanti facendo uso di idranti e gas lacrimogeni. Secondo l'Associazione di assistenza ai prigionieri politici, sono più di 770 le persone arrestate e condannate dall'inizio del colpo di stato il primo febbraio.
