Colombia. Scoperta nella foresta amazzonica una parete con migliaia di pitture rupestri

Colombia, Amazzonia, Parco nazionale naturale Sierra de Chiribiquete, è qui che un anno fa è stata fatta una scoperta straordinaria risalente all'Era Glaciale. Pitture datate 12500 anni fa, una delle più grandi collezioni di arte rupestre preistorica al mondo. Così vasta che - come sottolineano gli esperti - ci vorranno generazioni per studiare tutte le pitture rappresentate. Ufficiosamente ribattezzata "La Cappella Sistina degli antichi", la località è stata scoperta un anno fa da un team di archeologi colombiani e britannici, guidati dal professore di archeologia all'Università di Exeter (Regno Unito) José Iriarte. La notizia, però, è stata tenuta segreta per permettere le riprese di una serie televisiva che andrà in onda, questo mese, sulla tv britannica "Channel 4" dal titolo"Jungle Mystery: Lost Kingdoms of the Amazon".
La scoperta è merito di un team di archeologi dell’Università di Exeter guidati da José Iriarte e Mark Robinson (Università di Exeter), Gaspar Morcote-Ríos (Università Nazionale della Colombia) e Francisco Javier Aceituno (Università di Antioquia), e, come anticipato, è stata tenuta segreta per un anno: le pitture, fanno sapere gli esperti, si trovano su tre pareti rocciose, sono di grandi dimensioni (tanto che la stampa le ha subito ribattezzate “la Cappella Sistina della preistoria”) e risalgono a un periodo compreso tra 12.600 e 11.800 anni fa. Le immagini raffigurano paesaggi, forme geometriche, figure umane, impronte delle mlani, scene di caccia, animali come cervi, tapiri, alligatori, pipistrelli, scimmie, tartarughe, serpenti, istrici, e anche la cosiddetta “megafauna” dell’era glaciale: si tratta di animali estinti le cui uniche attestazioni dipinte note fino al momento si trovavano nel Brasile centrale. Si tratta di grandi mastodonti, strani camelidi, pelosissimi cavalli, ungulati con zampe a tre dita, megateri (ovvero bradipi giganti che potevano essere lunghi fino a sei metri).
Il team che ha rinvenuto i reperti murali è composto da archeologi colombiani e britannici ed è sostenuto dai Fondi del Consiglio Europeo della ricerca. Si tratta di una ricerca che è stato possibile compiere grazie al trattato di pace tra le FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia che agiscono nella zona, e il governo del paese, firmato nel 2016. Pare, peraltro, che neanche le popolazioni autoctone né gli archeologi locali fossero a conoscenza di questo sito. È lecito quantomeno ipotizzare che gli abitanti, che riconoscono come sacri i luoghi degli antenati abbiano tentato volontariamente di tenere nascoste questo antichissimo e testimonianze che tuttavia sono di estremo interesse soprattutto perché tra i soggetti dipinti vi sono animali ormai estinti.
“Sono immagini davvero incredibili”, ha detto Mark Robinson, “realizzate dalle popolazioni più antiche che sono vissute nell’Amazzonia occidentale. Si sono stabilite qui all’epoca di cambiamenti climatici estremi, che hanno portato a importanti cambiamenti nella vegetazione e nell’aspetto della fortesta. L’Amazzonia si stava ancora trasformando nella foresta tropicale che conosciamo oggi. Le pitture ci offrono uno sguardo vivido ed emozionante nelle vite di queste comunità. Oggi per noi è incredibile pensare che vivevano tra erbivori giganteschi, alcuni dei quali delle dimensioni di piccole automobili, e li cacciavano”.
Si tratta inoltre di un ritrovamento piuttosto fortunato perché pitture simili erano fortemente esposte agli agenti atmosferici e non ci sono arrivate: in questo caso si tratta però di pareti rupestri che si trovano in una zona sufficientemente protetta dai venti e dalle piogge, e sono dunque potuti giungere fino a noi.
“Queste pitture rupestri”, sottolinea José Iriarte, “sono la prova spettacolare di come gli umani hanno modellato l’area, e di come cacciavano, coltivavano e pescavano. È come se l’arte fosse una parte importante della loro cultura e un modo per connettersi a livello sociale. Le immagini mostrano come le persone vivevano tra animali giganti, oggi estinti, che cacciavano”.
Lo studio che ha portato a questa scoperta è partito nel 2017. Adesso della scoperta si parlerà sull’emittente inglese Channel 4, nella prima settimana di dicembre, all’interno del programma Jungle Mystery: Lost Kingdoms of The Amazon (che ha l’esclusiva sulle immagini), trasmissione che si occupa di civiltà perdute e di preistoria. Nella letteratura scientifica, la scoperta è stata invece pubblicata sulla rivista.
Il Parco Nazionale di Chiribiquete, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, non è nuovo all'arte rupestre. Tutt'altro. In alcune aree erano già stati rinvenuti 75 mila dipinti. E se allora non era possibile ammirare questa splendida "Cappella Sistina" sudamericana, per via del conflitto armato con le FARC, ora tutto è accessibile. D'altro canto, Chiribiquete è una scoperta recente che risale soltanto a 30 anni fa. Un luogo incredibile dove dalla giungla emergono numerosi tepui, altipiani improvvisi e picchi piatti, lunghi anche 12 chilometri, con formazioni rocciose che sono un perfetto rifugio per l'arte rupestre che va dal Paleoindiano fino a tempi più recenti.
