61 Festival dei Popoli. Luca Ciriello: L'armée rouge (2020) - Concorso italiano.

La vita di Birco Clinton. Fuggito dalla Costa d'Avorio, sogna di diventare una star della musica.

di EMILIANO BAGLIO 21/11/2020 ARTE E SPETTACOLO
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“Il boucan è una pratica diffusa nel mondo tra le persone della Costa d’Avorio. Consiste nel festeggiare la vita sulle piste da ballo ostentando la propria presunta ricchezza. Durante le loro serate, i boucantiers sfoggiano griffes e banconote che volano al ritmo del coupé décalé e asciugano dolcemente il sudore degli amici. Il boucan è un omaggio alla vita tra i morti della guerra civile avoriana.” (Dalla didascalia che apre il film)

Birco Clinton vive nella periferia fatiscente di Napoli con i suoi amici e la sua “gang”; l’armée rouge.
Da anni è impegnato nella musica e soprattutto nel far rivivere le tradizioni del suo paese.

Luca Ciriello ci trasporta nel suo mondo, per farci vivere alcuni giorni della sua vita.

Siamo nel periodo natalizio e la principale occupazione di Birco è quella di organizzare un boucan per il 24 Dicembre.

Il tentativo di Ciriello è quello di immergerci in una cultura ai più completamente sconosciuta e renderci il sapore delle frenetiche giornate di Birco e dei suoi amici.

Ne viene fuori il ritratto di un vero e proprio uomo d’affari, a suo modo, completamente preso dal tentativo di sfondare nel mondo della musica e fare un bel mucchio di soldi.

Così l’impressione è che il nostro protagonista non faccia altro che passare il tempo bighellonando, senza un lavoro vero e proprio, sempre impegnato in telefonate che diventano altrettanti video di promozione alla sua serata in cui sono coinvolti tutti i membri dell’armée rouge, ognuno intento a pubblicizzare l’evento.
Tutto il resto resta rigorosamente sullo sfondo, compresi gli atroci racconti di cosa abbiano passato questi ragazzi nella loro infanzia.

Il problema di fondo è, per assurdo, la totale mancanza di contesto e di spiegazioni, eccezion fatta per la didascalia che apre il film citata all’inizio di questo articolo.

É chiaro che il regista non vuole certo fare un documentario sociologico, politico o di denuncia delle condizioni in cui vivono i protagonisti della pellicola.

Semmai c’è la voglia di mostrare come, seppure in condizioni di povertà, i nostri siano sempre contenti, sorridenti, felici e fieri delle loro radici.

Alla fine però, nel vedere durante la serata evento, tutto quello sventolare di mazzi di banconote, non si comprende nemmeno bene quanto questa condizione disagiata sia reale e quanto no.

Insomma, dispiace dirlo, ma Ciriello si limita a registrare passivamente ciò che accade davanti alla telecamera senza mai mostrare uno sguardo d’autore personale che ci aiuti non solo a capire ma anche ad appassionarci alle vite di queste persone.

Il risultato finale è che questa famosa festa evento non sembra altro che un mezzo come tanti escogitato da Birco per finanziare il suo prossimo video, piuttosto che l’occasione per riappropriarsi delle proprie tradizioni e costruire un senso reale di comunità.

A meno che non fosse proprio questo l’intento dell’autore.                  

EMILIANO BAGLIO


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