61 Festival dei Popoli. Zlatolin Donchev: Il libro di Giona (2020) - Concorso italiano
L'esistenza precaria di un uomo che vive nella sua automobile.

Massimiliano da alcuni anni vive nella sua automobile. Il regista di questo documentario, Zlatolin Donchev, lo ha conosciuto per caso visto che passava spesso nella via dove il nostro aveva posteggiato la sua vettura. Da lì è nata una collaborazione durata ben 6 anni. Un incontro, innanzitutto di anime. Massimiliano che a causa del suo passato, ha scelto di vivere in auto, ha due grandi passioni; la lettura e le fotografie che scatta con il suo vecchissimo cellulare.
Della sua vita precedente sappiamo pochissimo, solo che c’è stato un padre malato e da qualche parte un’eredità ed una casa che potrebbero essere sue.
D’altronde al regista non interessa fare un documentario sociale.
Sembra piuttosto una ricerca sullo sguardo, innanzitutto quello di Massimiliano sul mondo, espresso tramite le sue foto.
Una tematica che ritroviamo anche nelle scelte di regia.
Il più delle volte Massimiliano è ripreso da lontano e quando è nella sua auto quasi sempre è inquadrato dall’esterno.
C’è sempre una distanza, rappresentata fisicamente dai vetri dell’abitacolo, quasi a voler separare il fuori e dunque noi, dal dentro; la nostra esistenza “normale” dalla sua, senza giudicare né indagare ma cercando di restituire, occorre dirlo con successo, il ritratto di una persona colta e sensibile
Il libro di Giona, infine, è anche un film sul tempo che passa, ben impresso sul volto segnato del protagonista e sulle sue gambe martoriate dalle difficili condizioni di vita.
Sino a quella doccia rituale, finalmente all’interno di quella casa tanto odiata, che segna per Massimiliano un nuovo inizio.
Anche per questo la dedica finale ci lascia con l’amaro in bocca.
EMILIANO BAGLIO
