ISTAT. Male l'occupazione. In aumento le diseguaglianze di genere e territoriali

di redazione 11/09/2020 ECONOMIA E WELFARE
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Nel secondo trimestre del 2020 gli occupati sono diminuiti, a causa dell'emergenza sanitaria e del lockdown, di 470.000 unità rispetto al primo trimestre e di 841.000 unità rispetto al secondo trimestre 2019. Lo rileva l'Istat nell'indagine sul mercato del lavoro sottolineando che la riduzione è dovuta soprattutto al calo dei lavoratori a termine e degli indipendenti.

Rispetto al secondo trimestre 2019 i dipendenti a termine sono diminuiti di 677.000 unità (-21,6%) mentre gli indipendenti hanno perso 219.000 unità (-4,1%) a fronte di un -3,6% dell'occupazione complessiva, I dipendenti stabili sono aumentati su base tendenziale di 55.000 unità (+0,4%) Nel periodo era in vigore il blocco dei licenziamenti. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%.

Il tasso di disoccupazione è sceso nel secondo trimestre all'8,3% con un calo di 0,9 punti rispetto al primo trimestre e di due punti rispetto al secondo trimestre 2019. Lo rileva l'Istat nell'indagine sul mercato del lavoro ricordando che il calo è legato all'aumento dell'inattività dovuta all'emergenza epidemiologica da Covid 19 ed al lockdown. I disoccupati sono 2.057.000. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di 10 punti rispetto al trimestre precedente raggiungendo quota 14.183.000 unità.

ornano ad aumentare le differenze di genere: tra le donne è maggiore il calo del tasso di occupazione (-2,2 punti in confronto a -1,6 punti gli uomini) e di quello di disoccupazione (-2,3 e -1,9 punti, rispettivamente) in concomitanza al maggiore aumento del tasso di inattività (+3,9 e +3,2 punti).
Sensibilmente diversa la dinamica per cittadinanza: il tasso di occupazione e quello di disoccupazione diminuiscono in modo molto più sostenuto per gli stranieri (-5,5 e -4,2 punti, rispettivamente) in confronto agli italiani (-1,5 e -1,7 punti), mentre il tasso di inattività aumenta di più per gli stranieri (+9,5 punti rispetto a +2,9 punti per gli italiani).

L'aumento dei divari generazionali non colpisce inoltre solo la fascia tra i 15 e i 34 anni: per i 35-49enni il tasso di occupazione cala di 1,6 punti, quello di disoccupazione di 1,8 punti e quello di inattività mostra un incremento di 3,3 punti. Mentre diminuisce con minore intensità il tasso di occupazione per gli over50 (-0,8 punti), insieme al calo del tasso di disoccupazione e alla crescita di quello di inattività (-1,2 e +1,6 punti, rispettivamente).   

Rimangono elevate le differenze per livello di istruzione: il tasso di occupazione scende al 78,0% per i laureati (-2,0 punti), al 62,9% per i diplomati (-2,6 punti) e al 42,8% per chi ha conseguito al massimo la licenza media (-1,4 punti). Il tasso di disoccupazione oscilla tra il 4,7% per i laureati (-0,7 punti), il 7,3% per i diplomati (-1,9 punti) e il 10,5% per quanti hanno un titolo più basso (-3,0 punti). Particolarmente elevato il divario nel tasso di inattività che passa dal 18,1% dei laureati (+2,8 punti), al 32,0% dei diplomati (+4,3 punti) e al 52,0% (+3,3 punti) per chi possiede un basso livello di istruzione.

Oltre ai lavoratori impegnati, si riducono anche le ore di lavoro, del 13,1% rispetto al trimestre precedente e del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. "Tali andamenti - osserva l'Istituto - risultano coerenti con la fase di eccezionale caduta dell'attività economica, con una flessione del Pil nell'ultimo trimestre pari al 12,8% in termini congiunturali".



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