Light of my life. L'evoluzione del rapporto tra un padre ed una figlia in un mondo alla deriva.

di EMILIANO BAGLIO 22/11/2019 ARTE E SPETTACOLO
img

Avevi detto che sarebbe stata su Goldy e alla fine è stata su Art”.

Così Rag (Anna Pniowsky) rimprovera suo padre (Casey Affleck), perché il protagonista della storia che gli ha appena raccontato è stata la volpe maschio Art e non la femmina Goldy.

Dovremo attendere la fine perché Rag narri la sua versione.

Cambia dunque il punto di vista, da maschile a femminile e, contemporaneamente il senso della storia.

Tutto ciò coincide con un ribaltamento dei ruoli tra i due protagonisti in cui è Rag a farsi protettrice del genitore, il quale, finalmente, rivela tutta la sua fragilità.

Sta qui il cuore del meraviglioso Light of my life, secondo lungometraggio da regista di Casey Affleck.

D’altronde, quando il film inizia, è il padre ad essere, letteralmente, l’istanza narrativa.

Le sue storie, tutte dal valore metaforico, sono il mezzo attraverso il quale ricordare e tramandare il passato, dando un significato al presente e cercando, anche con tale mezzo, di proteggere la figlia da ciò che li circonda.

Il mondo, infatti, è andato in pezzi.

Da questo punto di vista, apparentemente, Light of my life, sembra un mix di titoli quali The road, Senza lasciare traccia e I figli degli uomini.

Come nelle pellicole sopra citate abbiamo un padre ed una figlia, in fuga nei boschi, che cercano di sopravvivere in un mondo post apocalittico nel quale le donne sono quasi completamente scomparse a causa di un virus.

Affleck riesce a dipingere tale scenario attraverso pochissimi tocchi, affidandosi anche qui spesso ai dialoghi come nella scena dell’incontro casuale con un automobilista nel quale basta l’accenno ai bunker nei quali sopravvivono segregate le poche donne rimaste per darci un’idea della realtà circostante.

Viene voglia di saperne di più di questo mondo alla deriva, freddo grigio ed incattivito.

Ma al regista/attore ciò che interessa è costruire un film che parli del rapporto tra un padre ed una figlia e del reciproco percorso di maturazione, sino a quando i ruoli non si invertiranno e sarà finalmente Rag, oramai diventata matura, ad abbracciare il padre.

Lo fa con un film intimista che potrebbe spiazzare lo spettatore e che non ha paura di affidarsi a lunghe scene, come i 12 minuti della sequenza di apertura, con la telecamera fissa ad inquadrare i due sdraiati nella loro tenda mentre l’uno racconta fiabe all’altro.

Gran parte del fascino di Light of my life, un film che scalda il cuore, si regge anche sull’incredibile interpretazione dei due attori che, speriamo, possiate godere appieno vedendo il film in versione originale.

Tuttavia, Affleck è anche capace di far deflagrare tutta la tensione accumulata durante la vicenda, in un prefinale adrenalinico e di incredibile cruda violenza in cui mostra una mano capace di girare perfette scene d’azione.

Il percorso dei due protagonisti è giunto al termine, Rag in qualche modo abbandona la sua infanzia e messa dinnanzi all’orrore diventa una adulta mentre, finalmente, il padre può mostrare tutta la sua fragilità aprendosi in un pianto liberatorio.

Il futuro è incerto, ma non conta, in fondo Light of my life “It’s a love adventure”.

EMILIANO BAGLIO


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali