Omicidio Carabiniere Rega. All'appuntamento con il collega senza le pistole d'ordinanza

di redazione Roma 06/09/2019 ROMA
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La sera dell’omicidio del brigadiere Mario Cerciello Rega, anche il suo collega Andrea Varriale non aveva la pistola. All’appuntamento con i due ragazzi americani che dovevano restituire lo zaino rubato al mediatore dei pusher in cambio di 100 euro, sono andati entrambi disarmati. È il nuovo clamoroso dettaglio emerso dall’indagine sul delitto — avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 luglio nel quartiere Prati a Roma — che continua ad essere segnata da misteri e punti oscuri. Non è l’unico. Gli atti dell’inchiesta contro Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder sembrano dimostrare che Cerciello Rega non avesse neanche il tesserino identificativo che secondo Varriale sarebbe stato mostrato ai giovani prima dell’accoltellamento. Avvalorando così l’ipotesi già formulata pochi giorni dopo l’aggressione, che fosse fuori servizio.

Si torna dunque a quella sera quando i due americani vengono agganciati a Trastevere da Sergio Brugiatelli che si offre di accompagnarli da alcuni spacciatori nordafricani per acquistare cocaina. Poco dopo i ragazzi si accorgono di aver speso 80 euro ma di aver ricevuto due pasticche di tachipirina e per ripicca si portano via lo zaino che l’uomo aveva lasciato su una panchina. Ed è proprio per tentare di recuperare quello zaino che Brugiatelli si rivolge ai carabinieri e accetta di incontrare Elder e Natale Hjorth che gli avevano chiesto in cambio un grammo di cocaina e 100 euro. Al termine di una trattativa durata oltre due ore sale sull’auto «civile» dei carabinieri. Quattro giorni dopo il delitto il comandante provinciale di Roma aveva svelato che Cerciello Rega aveva lasciato la pistola nell’armadietto in caserma. Ma non era stata fornita alcuna spiegazione sul motivo per cui — mentre il suo amico veniva colpito con 11 coltellate e moriva dissanguato — Varriale non avesse reagito sparando almeno un colpo in aria. E di fronte ai magistrati coordinati dal procuratore reggente Michele Prestipino, Varriale è stato costretto ad ammettere: «Anche la mia pistola era nell’armadietto. Eravamo in borghese con bermuda e maglietta e l’arma si sarebbe vista». Una versione che appare incredibile, perché c’è una circolare firmata dal Capo della polizia Franco Gabrielli che obbliga tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine a girare armati. E in ogni caso non si comprende come mai, nel momento di andare all’appuntamento concordato, non abbiano deciso di prendere le armi.

In realtà a leggere il verbale delle cose sequestrate sul luogo dell’omicidio emergono altre stranezze. L’elenco degli oggetti trovati accanto al corpo di Cerciello Rega comprende infatti «un marsupio che all’interno aveva alcune chiavi, un mazzo di carte, due banconote, alcune monete e un cellulare». Nessuna traccia delle «placche» o di tesserini che Varriale racconta di aver mostrato ai due ragazzi e che avrebbero scatenato la reazione di Elder. In vista dell’udienza di fronte al tribunale del Riesame prevista per il 16 settembre, i magistrati hanno depositato le informative dei carabinieri dalle quali emerge il recupero di numerosi video girati dalle telecamere della zona che mostrerebbero gli americani mentre «cercano un luogo dove appostarsi per attendere l’arrivo di Brugiatelli». Gli avvocati della difesa sostengono invece che l’appuntamento era in una strada diversa e i ragazzi sono stati sorpresi di essere avvicinati da due sconosciuti e di aver reagito pensando a un’aggressione. Versioni opposte per una verità sul delitto ancora lontana.



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