Serenity. L'isola dell'inganno. Un film ambizioso ingiustamente fatto a pezzi dai critici.

Baker Dill (Matthew McConaughey), in fuga dal suo passato si è ritirato nella tranquilla isola di Plymouth.
Qui sopravvive un po’ facendo il gigolo con Constance (Diana Lane), un po’ portando a pesca i turisti insieme a Duke (Djimon Hounsou).
In realtà la sua ossessione è riuscire a pescare un tonno gigantesco al quale dà la caccia da anni ( iriferimenti ovvi sono Il vecchio e il mare e Moby Dick).
La sua routine, sempre uguale, viene sconvolta quando all’improvviso arriva sull’isola Karen (Anne Hathaway) una donna con cui anni prima aveva una relazione e con la quale ha messo al mondo un figlio, Patrick.
La donna si è risposata con Frank (Jason Clarke), un uomo violento e brutale che ha reso un inferno la sua vita e quella del ragazzo.
Proprio per questo la donna propone a Baker 10 milioni di dollari in cambio dell’omicidio del marito.
Mentre Baker si interroga su cosa sia giusto fare un uomo misterioso (Jeremy Strong) è sulle sue tracce.
Serenity, fatto praticamente a pezzi dalla critica, è un’opera ambiziosa, divisa a metà da un colpo di scena che cambia completamente il genere e la trama del film stesso.
Nella prima parte lo sceneggiatore e regista Steven Knight si diverte a giocare con i luoghi comuni del noir del quale esaspera le caratteriste.
Esemplare a tal proposito è la figura di Karen che sembra quasi la parodia della femme fatale, bionda e fasciata da abiti conturbanti.
Al tempo stesso Knight riprende le tematiche che da sempre attraversano il suo cinema; il gioco dell’identità, l’uomo in fuga dal suo passato, i grandi dubbi etici e morali.
Nel fare questo dissemina il lungometraggio di briciole e strizzate d’occhio che dovrebbero aiutare lo spettatore a capire cosa si nasconde dietro la facciata.
Sin dalla prima fondamentale immagine Serenity ci trascina in una realtà tanto idilliaca quanto sostanzialmente falsa in cui si ha sempre l’impressione che qualcosa non quadri.
Sull’isola di Plymouth la vita scorre sempre uguale, ogni giorno sembra quasi identico al precedente ed i pochi abitanti sanno sempre tutto di tutti.
Gli indizi su quale sia la verità sono però soprattutto affidati al personaggio di Patrick al quale sono dedicate una serie di sequenze che, progressivamente, svelano sempre più come siano andate veramente le cose.
Ovviamente non possiamo dire quale sia il colpo di scena, tuttavia lo spettatore che sappia della sua esistenza diciamo che un’idea di fondo, seppur approssimativa, se la può fare.
Quando poi finalmente il twist arriva, improvvisamente Serenity deraglia completamente dai binari ed approda a lidi che hanno quasi il sapore della fantascienza.
Appare difficile parlare di questa svolta senza dare anticipazioni sulla trama stessa, tanto che non ci sentiamo neanche di citare lo scrittore ed il film ai quali viene naturale pensare una volta capito dove si va a parare.
Lasciamo al lettore il piacere di capire, una volta visto il film, a cosa ci riferiamo.
Il ribaltamento di prospettiva è comunque totale ed implicherebbe una riflessione sui grandi temi, dalle domande sulla percezione della realtà e l’impossibilità di distinguere il reale dal falso sino al’eterna questione del libero arbitrio senza dimenticare il gioco meta cinematografico che è possibile rintracciare nel modo in cui Knight utilizza il noir portandolo alle sue estreme conseguenze non con l’intenzione di destrutturarlo ma quasi di farne una parodia.
Tuttavia, alla fine, l’impressione è che Serenity non abbia voglia di porsi veramente grandi interrogativi e rimanga piuttosto un divertissement d’autore tanto sul genere quanto appunto sui temi, pure importanti, messi in campo.
Forse quello che veramente interessa Knight è farci vedere sin dove può spingersi l’amore tra un figlio ed un padre o forse il connubio tra thriller e fantascienza non funziona sino in fondo.
Rimane l’impressione di un film ambizioso ma non pienamente riuscito, segnale di una crisi da parte di Knight che già aveva mostrato i segni nelle sceneggiature tanto di Allied – Un ombra nascosta quanto in quella di Millenium – Quello che non uccide (http://www.euroroma.net/7266/ARTEESPETTACOLO/millennium-quello-che-non-uccide.html)
Tuttavia il massacro perpetrato dalla critica a noi sembra francamente eccessivo e continuiamo a preferire film ambiziosi anche se se non del tutto riusciti ad opere una fotocopia dell’altra prive di idee.
EMILIANO BAGLIO
