Ride. Una scommessa dal punto di vista produttivo, dal punto di vista tecnico e da quello dei risultati finali.

di Emiliano Baglio 11/09/2018 ARTE E SPETTACOLO
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Kyle (Ludovic Hughes) e Max (Lorenzo Richelmy) sono due amici appassionati di sport estremi che, per motivi diversi, hanno un disperato bisogno di soldi.

Un giorno ricevono sul telefonino un misterioso messaggio da parte della Black babylon che li invita ad una gara di downhill super segreta con in palio 250.000 dollari per il vincitore.

 

Ride, diretto da Jacopo Rondinelli e scritto dallo stesso insieme a Fabio&Fabio (autori di Mine), che lo hanno anche prodotto, rappresenta una scommessa ed una sfida.

La scommessa è creare un prodotto multimediale che, accanto al film, veda anche l’uscita di un libro e di un fumetto, un’operazione che, in parte, era già stata tentata con Il ragazzo invisibile e Monolith.

La sfida è riuscire a fare cinema, grande cinema visti i risultati, utilizzando le più moderne ed agili tecnologie.

Ride infatti è stato quasi interamente girato utilizzando 20 GoPro. Il resto è realizzato grazie a schermi di computer, webcam, obiettivi di macchine fotografiche. Insomma non c’è nessuna macchina da presa, né videocamera.

Il rischio più grosso di una simile operazione era che il risultato finale assomigliasse ad una via di mezzo tra un videoclip ed un filmato youtube.

Ma i nostri tre autori sono ben consapevoli di quello che hanno in mente e di cosa vogliono realizzare e così mettono in tavola le carte sin da subito aprendo Ride proprio con un frenetico montaggio di filmati youtube, come a dire, “sappiamo esattamente cosa stiamo facendo”.

Con altrettanto coraggio, consapevoli che la loro trama è poco più di un canovaccio e di un gioco, hanno organizzato la pellicola seguendo esattamente la struttura di un videogame, con tanto di livelli con avversari sempre più difficili da battere e bonus di fine livello.

Da questo punto di vista Ride dimostra una consapevolezza ed una maturità che risultano veramente rare nel nostro cinema, soprattutto perché il tutto è stato realizzato con l’incoscienza ed il coraggio che solo dei giovani possono avere.

Questo non vuol dire che i difetti non ci siano e sarebbe ingiusto tacerli.

Il problema principale di Ride è proprio nella sceneggiatura. Finché i nostri si e ci divertono va tutto bene e riescono a tenerci inchiodati alla poltrona con un film che altro non è se non due tizi che fanno acrobazie mentre pedalano a folle velocità per le montagne del Trentino.

Purtroppo nella seconda parte il film prende una deriva complottista che sfugge completamente di mano agli autori, allungando troppo la storia (una bella sforbiciata avrebbe giovato al tutto) e dando vita ad un finale che lascia solo dubbi.

Il bello è che ancora una volta i tre autori sembrano quasi consapevoli del fatto e man mano che le cose si ingarbugliano decidono di rendere sempre più sporche le immagini riempiendole di pixel che rendono complicato capire cosa stia succedendo.

Si tratta tuttavia di piccoli difetti che non inficiano il risultato finale.

Ride è, tutto sommato, una scommessa vinta, almeno sul piano dei risultati.

In questo film c’è tutto quello che troppo spesso manca al nostro cinema.

C’è la voglia di immaginare prodotti multimediali, la capacità di fare cinema con due attori, una location, telecamere GoPro e pochi soldi. C’è una grandissima capacità nel dirigere e montare un film facendo di necessità virtù e riuscendo pure ad infilarci un sacco di citazioni (Kubrick su tutte); c’è l’incoscienza della gioventù e la consapevolezza di chi sa bene cosa sta facendo, quali rischi corre e come bisogna governare una materia tanto incandescente quanto difficile.

C’è infine la capacità di intrattenere raccontando appunto nulla di più di una corsa in bicicletta che se uno si ferma a pensare a quello che ha appena visto rimane stupito.

Ora sta a noi pubblico pagante ripagare questo sforzo facendo sì che Ride abbia dei buoni incassi.

Così da poter dire che il cinema di genere in Italia è vivo, anche se esce in pochissime copie (Rabbia furiosa) o il 14 di agosto (The end? L’inferno fuori).

 Emiliano Baglio

 


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