Plastica. Quanto pesa sull'ambiente se solo il 10% degli imballaggi sono riciclabili?

di Rosanna Pilolli 12/09/2017 AMBIENTE
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Il quotidiano francese “LE Monde” ha organizzato per la prossima data del 23 settembre un’iniziativa completata da una tavola rotonda sulla possibile riduzione dei rifiuti. Prima imputata la plastica. L’argomento è importantissimo e combattuto tanto che è d’obbligo domandarsi se un tema di questa portata sia realistico o se si viaggia alla ricerca di una soluzione nel campo dorato delle utopie. Con l’evoluzione della coscienza ambientalista si parla sempre più della riconversione, del secondo uso dei materiali che utilizziamo. Un posto di tutto rispetto spetta alla plastica.

Si dice che la validità di questo materiale ormai storico creato in laboratorio   nel 1950 stia proprio nella sua qualità di riciclo. Per la verità questa caratteristica è propria soltanto di alcune plastiche. E allora ci si domanda dove e come finiscono i sei miliardi e oltre prodotti e poi gettati nel secchio dei rifiuti dopo l’uso da ben sessantasette anni. E si rischia di raddoppiarne il numero da qui al 2050.

 Non esistono finora soluzioni soddisfacenti dopo l’adozione delle discariche, degli inceneritori. Resta e resiste la decomposizione nella natura.  Molti infatti non avvertono l’urgenza di limitare la quantità di rifiuti che vengono lasciati nell’ambiente. Fatta a base di idrocarburi la plastica è poco costosa e quindi una preziosa materia “usa e getta”. Apparentemente. I materiali di questo genere se non riciclabili, ossia la stragrande maggioranza del 90% di essi restano nell’ambiente addirittura per secoli.

Una comune bottiglia di acqua può durare nell’ambiente 450 anni. Una semplice busta di plastica 20 anni. Una bottiglia, un sacchetto e bicchieri di plastica hanno una permanenza da 100 a 1000 anni.

Tutto ciò rimarrà a lungo nell’ambiente contribuendo all’inquinamento del pianeta e al danno delle generazioni future.


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