USA. AVVIATA INDAGINE ANTITRUST SU GOOGLE

di Redazione Euroroma Notizie in breve

 La notizia era attesa da giorni: Google è finita nel mirino degli stati Usa per sospetto abuso di posizione dominante sul fronte della pubblicità e della ricerca sul web. A lanciare l'indagine antitrust sono stati 50 procuratori generali di 48 stati, del District of Columbia, dove si trova la capitale federale Washington, e del territorio di Porto Rico. Mancano all'appello solo la California e l'Alabama.

    L'obiettivo - come ha spiegato il procuratore generale del Texas, lo stato capofila dell'iniziativa - è verificare se l'azione del colosso di Mountain View rappresenti una minaccia per la libera concorrenza e la tutela dei consumatori. Un aspetto su cui negli Stati Uniti è stata aperta anche un'inchiesta a livello federale con il Dipartimento di giustizia e la Federal Trade Commission che già a fine agosto hanno chiesto ai responsabili di Google documenti e dati. Richiesta simile a quella che quasi certamente verrà avanzata nei prossimi giorni e nelle prossime settimane dalle autorità dei singoli stati Usa in quella che si configura come un'indagine bipartisan.

    "Quando non ci sono più un libero mercato e una libera competizione questo porta inevitabilmente ad un aumento dei prezzi e a un danno per i consumatori", hanno affermato in conferenza stampa il procuratore texano Ken Paxton e quello della Florida Ashley Moody. Non c'è pace dunque per Google, che in Europa è stata già multata per violazione delle norme antitrust con 9 miliardi di dollari negli ultimi tre anni e che di recente ha ricevuto una multa da 170 milioni di dollari inflitta dall'autorità federale Usa per violazione della privacy dei minori attraverso la sua controllata YouTube.

    Ma è tutta la Silicon Valey nel mirino. Basti pensare all'indagine antitrust lanciata contro Facebook da un altro gruppo di otto stati guidati dalla procuratrice generale dello stato di New York Letitia James. Sempre il colosso guidato da Mark Zuckerberg è reduce dalla stangata da 5 miliardi di dollari per la violazione dei dati personali nello scandalo di Cambridge Analytica.





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