Roma. San Lorenzo, da quartiere rosso a terra di nessuno, tra spaccio, movida e speculazione commerciale

di Federica De Iacob 19/09/2014 ROMA
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“Ma quale movida? Il problema di San Lorenzo sono le speculazioni”. Parla Rino Fabiano, delegato di zona del noto quartiere romano. Bombardato durante la seconda guerra mondiale, anima popolare, trazione artigiana. La fama di “quartiere rosso” San Lorenzo la ottenne quando tentò di bloccare la marcia su Roma del Duce, sicché dovette subire la spedizione punitiva di Italo Balbo.

Oggi San Lorenzo è il quartiere della “movida”, dello “spaccio” e del “degrado”. Queste le parole che si usano per descriverlo. Le botteghe degli artigiani sono state sostituite dai locali notturni, molti dei quali nelle mani di famiglie cinesi che ormai hanno comprato quasi tutto, anche i pub storici. Da un po’ di anni a questa parte la zona è divenuta il serbatoio in cui si riversa la popolazione universitaria dell’ateneo La Sapienza. “Movida” e “spaccio” sono sempre stati di casa, il “degrado” è arrivato negli ultimi tempi. Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha passato tutta l’estate a battibeccare sulla questione, le zone del Pigneto e di San Lorenzo dovevano essere gestite con “un intervento rigido, serio e rigoroso, perché le persone non possono essere spaventate dagli spacciatori”.

“Il sindaco Marino si è accorto solo adesso che esiste San Lorenzo”, è la risposta del delegato Rino Fabiano. “Questo quartiere è stato volutamente gestito così, basta sapere che non esiste un piano regolatore del commercio. Dalla seconda amministrazione Rutelli in poi non si è fatto altro che distribuire licenze, oggi si contano 180 locali notturni nel quartiere”. Secondo Fabiano, che in passato è stato per due volte consigliere al III municipio in quota Rifondazione,  la distribuzione delle licenze commerciali da parte del Comune ha attratto il popolo della notte, fatto lievitare gli affitti dei locali e, a catena, le rendite degli appartamenti. Alloggiare in un posto letto a San Lorenzo costa una media di 500 euro al mese. Si direbbe che la movida vien mangiando.

Eppure fino a qualche tempo fa non c’erano le risse, gli scippi, le collanine strappate dal collo dei passanti. A sentire Fabiano, la colpa sarebbe di un gruppo di spacciatori nordafricani arrivati da poco. Assieme agli altri membri del centro sociale 32, Fabiano cerca di tenere a bada la piazza nelle ore notturne. Il 32 a San Lorenzo è una sorta di istituzione. Centro sociale di tradizione trentennale, gestisce la palestra popolare, organizza partite di calcetto, aiuta i sanlorenzini sfrattati dall’aumento degli affitti. Ha denunciato le malattie del quartiere in un manifesto gigante situato in via dei Volsci, dove ha sede. Quando quelli del 32 mettono i banchetti in piazza, i nordafricani si disperdono.

La conferma di questo nuovo di team dedito allo spaccio arriva anche da un ragazzo marocchino di 29 anni. Di giorno lavora in un autolavaggio, la sera spaccia nelle vie del quartiere. “Sono tredici anni che vendo qua, ma tutte queste risse prima non c’erano”. Ecco, in tredici anni di “onorato servizio”, certe scene non s’erano mai viste. “Sono questi nuovi, i nordafricani. Loro hanno fatto la rivoluzione, capisci?”. Arrivano dal nord Africa che hanno ancora i nervi a fior di pelle. E poi sono giovanissimi: “lo vedi quello? È minorenne”, dice indicando un ragazzotto con i capelli a spina. Ma se quelli del 32 mettono i banchetti in piazza, allora le teste calde si defilano un po’.

Già perché anche le forze dell’ordine sono state oggetto dei rimproveri del sindaco Marino. Il 28 agosto il primo cittadino aveva dichiarato che “le forze dell’ordine sono assenti” e che “le ordinanze non vengono rispettate per mancanza di controlli”. Così la Questura aveva risposto alle lamentele di Marino effettuando dei controlli a tappeto per tutto il quartiere, inviando ogni sorta di agente – da quelli in borghese alle squadre cinofile – e stilando una serie di report in cui si narravano i fermi, i sequestri, le sostanze. “Operazioni inutili” per Andrea Loreto della Uil Polizia, operante nel commissariato di San Lorenzo. “Quando questi interventi finiranno lo spaccio ripartirà esattamente uguale a prima”. Loreto lamenta le condizioni di lavoro tipiche di ogni poliziotto, le stesse che nei giorni scorsi avevano portato sindacati e CoCer a minacciare lo sciopero del settore. “E poi c’è un vuoto legislativo, che riguarda le leggi sull’immigrazione. La maggior parte di questi spacciatori sono privi di documenti, è praticamente impossibile trattenerli. I fermi e gli arresti vanno a vuoto”.

 Non è della stessa opinione Francesco Stampacchia, dirigente della sezione Falchi di Roma. Secondo Stampacchia “le leggi sull’immigrazione non centrano. Occorre fare un buon lavoro d’indagine, come abbiamo fatto nel quartiere San Basilio, e ipotizzare l’associazione a delinquere. Da lì non si scappa”. Il riferimento è al maxi blitz in zona San Basilio che ad ottobre 2013 aveva inanellato 40 arresti in un colpo solo. Invece, stando a quel che riferiscono gli abitanti di San Lorenzo “qua i poliziotti non intervengono mai. Quando li chiamiamo ci sentiamo rispondere di contattare il municipio. C’hanno paura perché dicono che li meniamo!”. E pare che li menino veramente, i poliziotti. Siccome le forze dell’ordine intervengono assai di rado, allora capita che le poche incursioni notturne finiscano sempre a ceffoni. E le botte non arrivano dagli spacciatori, ma dai sanlorenzini doc. Ed è così che la raccontano gli abitanti del quartiere rosso.

 

 


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