Violenza di genere e femminicidi. Cosa può fare la scuola italiana. L'Europa indica la strada dell'educazione sessuale e sentimentale nelle classi

di redazione 21/11/2023 CULTURA E SOCIETÀ
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Nonostante le linee guida europee prevedano l’educazione sessuale nelle scuole, in Italia non è ancora prevista. Mancano iniziative istituzionali per un percorso obbligatorio e programmato di educazione alla sessualità e all’affettività, nonostante l’efficacia dimostrata di tali programmi per la salute e la crescita armoniosa dei giovani.

La Svezia, da 66 anni, ha reso obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. In contrasto, l’Italia non ha ancora realizzato interventi concreti in questo ambito, nonostante il diritto all’educazione sessuale sia riconosciuto dall’OMS come un diritto umano fondamentale. Anzi, attualmente, l’Italia è, con la Grecia, l’unico paese a non avere una legge sull’educazione sentimentale nelle scuole

Sia OMS che UNESCO sottolineano l’importanza di un approccio olistico all’educazione sessuale, integrando aspetti psicologici, relazionali, culturali e sociali. Tuttavia, l’approccio italiano si focalizza prevalentemente sugli aspetti biologici, trascurando la complessità multidimensionale della sessualità.

In Europa, l’educazione sessuale nelle scuole varia significativamente. Alcuni paesi, come i Paesi Bassi, iniziano l’educazione sessuale già a 4 anni, mentre in Italia l’età media è di 14 anni. Questa “lotteria geografica” riflette differenze nelle risorse, nelle politiche scolastiche e negli atteggiamenti culturali e religiosi. Non esiste un modello unico di educazione sessuale in Europa. I programmi variano in durata, contenuti e metodologie, riflettendo le peculiarità culturali e storiche di ogni paese. Ciò rende difficile identificare le “buone pratiche” a livello europeo.

Il MIUR

Mercoledì 22 novembre sarà presentato un piano per introdurre l’educazione sentimentale a scuola. Secondo indiscrezioni, si tratta di un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori con incontri per tre mesi all’anno e un totale di dodici sessioni. L’obiettivo è promuovere il rispetto e la consapevolezza sulle conseguenze degli abusi, dopo la tragedia di Giulia Cecchettin, l’ennesimo caso di femminicidio in Italia.

La proposta prevede anche l’intervento di influencer, cantanti e attori per ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli a pieno in un percorso di educazione sentimentale che non può più aspettare.Secondo la bozza del progetto, gli studenti, guidati da un  docente in qualità di moderatore, prenderanno parte a discussioni di gruppo, esponendosi in prima persona sul tema.



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