Alice nella città 21 edizione. Fuori Concorso Jessica Hausner: Club zero.

Un film dal profondo rigore estetico che analizza le dinamiche della psicologia di massa.

di EMILIANO BAGLIO 28/10/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Nel suo ultimo film, Club zero, la regista austriaca Jessica Hausner si muove su coordinate estetiche precise e rigide che possono, legittimamente, risultare anche respingenti.

Club zero è costruito per lo più su di inquadrature fisse, gli unici movimenti di macchina sono ad allargare il quadro, sino a dare una visione d’insieme dell’ambiente oppure a restringere sul singolo personaggio.

Ogni inquadratura è rigidamente organizzata dal punto di vista geometrico.

Grande attenzione è data ai colori, a cominciare dalle divise della scuole dove è ambientata la vicenda, caratterizzate da calze viola e magliette gialle; lo stesso dicasi per la scenografia; gli ambienti di Club zero sembrano tutti usciti da riviste di design.

Ne risulta un film algido e freddo che restituisce alla perfezione l’idea di un ambiente asettico.

D’altronde siamo in un ambito di opulenza e ricchezza, un’esclusiva scuola privata per ricchi rampolli dell’alta borghesia.

È qui che capita Miss Novak (Mia Wasikowska), chiamata dal collegio dei genitori per insegnare alimentazione consapevole.

Attorno a lei si radunerà un gruppo di ragazzi che resterà sempre più affascinato tanto dalla personalità dell’insegnante quanto dalle sue teorie.

Quando qualcuno si accorgerà di cosa stia realmente accadendo, sarà troppo tardi.

Jessica Hausner, con un film rigoroso e geometrico, colpisce più obiettivi contemporaneamente.

Innanzitutto mette allo scoperto i meccanismi di manipolazione delle masse.

Gli studenti di Miss Novak vengono letteralmente plagiati dalla loro insegnante mentre le loro famiglie sono completamente assenti.

Viene quasi rabbia nel vedere l’ottusità di questi genitori che arriveranno a cacciare la professoressa non per quello che sta facendo ma per essere andata all’opera con uno dei ragazzi.

L’unica cosa che conta, in un simile contesto sociale, è l’apparenza.

Contemporaneamente il film punta il dito, anche in maniera profondamente ironica, tanto sull’alimentazione, quanto sulla contrapposizione tra le proprie credenze e la scienza.

Il risultato finale è un film che, a seconda della predisposizione dello spettatore, può risultare profondamente affascinante proprio per il suo rigore estetico oppure respingere proprio per gli stessi motivi.

C’è persino il rischio che la satira di Jessica Hausner ed il suo colpire le dinamiche di psicologia delle masse venga scambiata per un affondo contro gli pseudo guru o la mania per le teorie alternative.

Per quanto ci riguarda Club zero è un film affascinante con idee estetiche precise e rigorose ed una cura quasi maniacale per ogni aspetto della messa in scena, qualità rare al giorno d’oggi.

EMILIANO BAGLIO

 


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