Manovra finanziaria. L'autunno caldo del governo. Pensioni, lavoro, PNRR, superbonus

di redazione 13/09/2023 ECONOMIA E WELFARE
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Il governo Meloni al varco di un passaggio cruciale: la manovra di Bilancio. Tra misure che entrano e aiuti che escono, la lista della spesa si allunga e si accorcia di giorno in giorno, con i partiti di centrodestra che sgomitano per piantare bandierine qua e là e la sensazione che – scelte obbligate a parte – la discussione che comincerà dopo la presentazione della Nadef sarà lunga e intensa. Il problema vero per il governo, però, non è questo. Alla fine discutere di come spendere i soldi è un guaio relativo. La difficoltà più grande è trovare le risorse. Le cosiddette coperture economiche di cui si parla troppo poco.


Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, della Lega, ne ha parlato questa mattina in un'intervista uscita su Repubblica: "La manovra è un atto programmatico di politica economica, non una lista della spesa – ha detto spiegando dove il governo troverà la metà delle coperture mancanti – Il quadro delle risorse sarà definito dopo la presentazione della Nadef. Le risorse arriveranno dagli spazi di bilancio e dalla cancellazione di misure che non hanno un impatto effettivo sulla crescita del Paese". Che detto così, significa molto poco.

Lo spazio di bilancio può essere ricavato con l'extragettito, o con la tassa sugli extraprofitti delle banche (che però Forza Italia vorrebbe rivedere profondamente, arrivando quasi a renderla ininfluente). La cancellazione delle misure, invece, è stata richiesta in primis da Meloni durante il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva. Si era parlato di spending review, di tagli e di riorganizzazione delle risorse. Ma la presidente del Consiglio era stata chiara, soprattutto sui bonus edilizi: non rinnoveremo misure ereditate da altri governi che non ci convincono.


Il nodo delle coperture, però, resta tutto. Anche perché mancherebbero all'appello una quindicina di miliardi dei 30 totali che il governo vorrebbe investire nella manovra. Sulle priorità, il sottosegretario Freni conferma il taglio del cuneo fiscale e la natalità, ma tira fuori dal cilindro anche la sanità,

 

Tra poche settimane arriverà la Nadef, Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, che darà al governo Meloni un quadro più chiaro della situazione economica in cui si trova. Da quel documento deriveranno molte delle scelte politiche: più risorse ci saranno a disposizione, più misure si potranno inserire nella legge di bilancio e nei decreti da qui alla fine dell'anno. Il viceministro all'Economia, Maurizio Leo, in un'intervista al Messaggero ha delineato alcuni degli interventi su cui il governo vuole puntare, tra i primi passi della riforma fiscale e gli interventi per la natalità.

Riforma delle aliquote Irpef, il via può arrivare nella prossima manovra

Per quanto riguarda la riforma delle aliquote Irpef, che è uno dei punti più discussi della legge delega per la riforma fiscale approvata dal Parlamento prima dell'estate, non si esclude che il primo passo potrà arrivare già nella prossima legge di bilancio. Certo, la misura da garantire a tutti i costi sarà un'altra, cioè il taglio del cuneo fiscale, per evitare che molti lavoratori dipendenti si trovino con uno stipendio più basso a gennaio. Per questo, le risorse saranno limitate e "dovremo verificare se ci saranno delle coperture con la Nadef" per un intervento sull'Irpef, ha chiarito Leo, che ha detto di essere "cauto ma ottimista". Tanto da dire che nella prossima manovra "è senz’altro nostra intenzione procedere a una prima fase di riordino, alleggerendo il carico fiscale".

L'Irpef andrebbe ridotto con un taglio del numero di aliquote, da quattro a tre. Non sono ancora circolati i numeri definitivi che il governo sceglierà per questo taglio, anche se ci sono delle ipotesi e delle simulazioni. Il viceministro ha chiarito che entro il 20 settembre, dai tecnici che stanno lavorando sul tema, arriveranno le proposte tecniche su cui basarsi per i futuri decreti.


Nella legge di bilancio ci sarà poi spazio per misure a sostegno della natalità. Su questo punto Leo non si è sbilanciato, richiamandosi sempre alle "risorse disponibili" che saranno da valutare nelle prossime settimane. Il viceministro, però, ha dato alcuni punti che saranno in discussione, e che potrebbero venire approvati o no in base a quanti soldi si troveranno: tra questi il quoziente familiare (una riforma del fisco che terrebbe conto in modo più significativo del numero di componenti della famiglia), ma anche "benefici alle imprese che assumono" genitori, "maggiori deduzioni o detrazioni". Si tratterebbe, comunque, di interventi fiscali per agevolare "in particolar modo le famiglie con tre o più figli".

Partite Iva e tredicesime, le mosse prima della legge di bilancio
Prima della legge di bilancio, poi, potrebbe arrivare un decreto che concretizzi le prime misure della riforma fiscale. Tra queste ci sarà probabilmente lo slittamento dell'acconto Irpef per le partite Iva, che è tra le misure "che non necessitano di coperture", le quali secondo Leo saranno le prime ad arrivare. Ma si sta lavorando anche per far scattare una detassazione delle tredicesime da dicembre 2023: "Vedremo se sarà possibile già da quest’anno, la nota di aggiornamento ci darà le risposte. In ogni caso, pensiamo che assoggettare ad una tassazione più bassa una retribuzione straordinaria, come ad esempio la tredicesima, metterebbe più soldi nelle tasche degli italiani nell’ultimo mese dell’anno", ha commentato Leo.

 

SUPERBONUS

Le regole sul Superbonus al 110% cambieranno. Per il momento, in vista anche della prossima manovra, in tanti, imprese e Ance, chiedono una proroga almeno per i condomini, visto che secondo il rapporto Enea a fine luglio i lavori condominiali ancora da ultimare ammontavano a quasi 12 miliardi, con 20mila cantieri aperti, che difficilmente potranno essere chiusi entro fine anno. Il Superbonus, che con il governo Meloni è sceso al 90%, è rimasto al 110% solo per i condomini che avevano approvato i lavori e presentato la Cila entro novembre del 2022.


Il governo è anche alla ricerca di una soluzione per andare incontro agli ‘esodati del Superbonus' famiglie e imprenditori che non riescono a sbloccare i crediti fiscali incagliati, dopo il blocco degli acquisti dei crediti da parte delle banche. Secondo le stime rese note dall'Ance gli esodati del Superbonus sarebbero 320mile persone, con crediti incagliati pari a 30 miliardi di euro. E intanto decine di migliaia di cantieri sono fermi per mancanza di liquidità.

Le ultime novità sulla proroga del Superbonus 110%
L'esecutivo sta valutando di allungare la misura di 3 mesi, per permettere di completare i cantieri. La proroga, che estenderebbe ai primi tre mesi del 2024 la possibilità di usare l’agevolazione in scadenza a fine anno, sarebbe comunque vincolata al raggiungimento di una certa soglia di avanzamento dei lavori, che potrebbe aggirarsi intorno al 60-70%.


Per il governo il Superbonus ha un impatto troppo elevato sulla finanza pubblica: ad oggi è costato 21 miliardi, e il governo stima ci sia un conto da pagare di 109 miliardi.

Se l'esecutivo non dovesse prorogare lo strumento per i lavori già avviati sarebbe un problema, perché lo sconto passerebbe al 90% altrimenti passerebbe al 90% per la parte di lavori ancora non terminata.

Come potrebbe cambiare il Superbonus dal 2024

Se non ci fosse un intervento del governo il Superbonus scadrà a fine anno per villette e condomini. Per le villette infatti già c'è stata una prima proroga: in questo caso lo sconto vale solo se entro la data del 30 settembre 2022 sono stati effettuati almeno il 30% dei lavori. La condizione richiesta per condomini è che i lavori siano partiti nel 2022.

Il governo sta discutendo in questi giorni di possibili proroghe, a partire appunto dai condomini. Per questi lavori si potrebbe andare oltre dicembre, prevedendo un allungamento di tre mesi, cioè fino a marzo 2024. L'idea è comunque quella di fissare una soglia di avanzamento lavori al 60-70% entro fine settembre oppure ottobre. Per le villette, invece, lo sconto pieno dovrebbe terminare a fine anno.

Una delle ipotesi è che l'eventuale proroga per i condomini sia in qualche modo legata al reddito, o se tutti i lavori, a prescindere dall'Isee, potranno essere completati con le vecchie regole, purché si sia raggiunta una determinata soglia di avanzamento.

Per i lavori che sono iniziati quest'anno, che beneficiano dello sconto del 90%, è stato previsto un tetto di reddito di 15mila euro, ma solo per le villette unifamiliari. Per i condomini, invece, non ci sono limiti. Per i nuovi lavori che partiranno nel 2024 la percentuale di sconto è stata già indicati: non sarà oltre il 70%.

PENSIONI

Con la prossima manovra è in arrivo un allargamento per Opzione donna, la misura che consente alle lavoratrici di accedere alla pensione anticipata, una volta raggiunti i 60 anni di età anagrafica (negli anni passati erano 58-59), ridotti a 59 anni con un figlio e a 58 con due, e 35 anni di contribuzione versata. Possono richiedere l'anticipo pensionistico le caregiver, che assistono un coniuge o un partente di primo grado da 6 mesi; le invalidi civili al 74%; le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi. L'importo della pensione viene calcolato con il metodo contributivo.


La riduzione massima di due anni è prevista per le lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale, anche in assenza di figli. In questo caso si può richiedere Opzione donna con 58 anni di età e 35 di contributi, maturati entro il 31 dicembre 2022.

Il governo sta valutando, scrive il Sole 24 Ore, di togliere per le tre categorie di beneficiarie interessate all’agevolazione – caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi – il paletto dei figli per anticipare ulteriormente il pensionamento da 60 a 58 anni.


Nel pacchetto pensioni della legge di bilancio ci sarà sicuramente la conferma di Quota 103, misura che consente di andare in pensione con almeno 62 anni di età 41 di contributi, e l'esecutivo sta studiando anche una possibile estensione dell'Ape sociale.

Il piano del governo è stato anticipato nei giorni scorsi dal sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon: "Credo che oggettivamente ad oggi l’obiettivo è quello di confermare quota 103, quota 41 con 62 anni, e vedere come l’Ape social si può allargare". Per riguarda Opzione donna, ha aggiunto, "stiamo valutando come dare un ristoro alle donne. Questo governo non ha gestito Opzione donna come nella maniera precedente, perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso". Le pensioni Opzione donna nei primi sei mesi del 2023, secondo il monitoraggio Inps, sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022. La grande maggioranza (4.120) di chi ha scelto questa opzione prende meno di mille euro al mese.

 



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