PNRR. A che punto siamo. Secondo il Governo bene, secondo Bruxelles no

di redazione 11/06/2023 POLITICA
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Dopo settimane di attesa, è arrivata la relazione del governo Meloni sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: un documento di 146 pagine, con 437 pagine di allegati che dettagliano l'andamento dei lavori su ogni target e milestone del Pnrr, che coinvolge 192 miliardi di euro per l'Italia. Il quadro della situazione è complicato: 118 misure hanno delle difficoltà, sul totale di 527. È il 22% del totale, e quasi la metà di queste riscontra delle fragilità in due o più aspetti.


Per stilare la relazione, il governo ha individuato quattro possibili "elementi di debolezza". Da una parte, due circostanze oggettive: dall'aumento di costi o scarsità dei materiali, allo squilibrio tra domanda e offerta (specialmente se l'investimento è poco attrattivo o il tessuto produttivo è impreparato). Dall'altra, ci sono sia le difficoltà burocratiche (normative, amministrative, gestionali), sia degli errori nella rendicontazione o nella gestione. Due misure hanno tutti e quattro questi elementi di debolezza, 11 ne hanno tre, 38 ne hanno due e 67 ne hanno una.

Gli interventi più difficili da salvare
Le due misure più in difficoltà, che hanno problemi sia per circostanze oggettive che per la gestione burocratica, sono: gli investimenti contro le alluvioni e il dissesto idrogeologico, e quelli per gli interventi sulle fognature e gli impianti di depurazione. Valgono quasi due miliardi di euro di fondi (1,3 miliardi per alluvioni e dissesto, 600 milioni per fognature e depurazione) e hanno la scadenza definitiva nel 2026, ma i ritardi sono già gravi. Anche se il governo Meloni ha intenzione di modificare il Pnrr per eliminare gli interventi irrealizzabili, sembra difficile che tra le misure scartate ci siano gli interventi contro le alluvioni, a poche settimane dai disastri in Emilia-Romagna, Marche e Toscana.


Sono più numerose, come detto, quelle misure che hanno tre elementi di difficoltà. Tra questi ci sono le linee di collegamento ad alta velocità tra Brescia e Padova, ma anche gli impianti per energia eolica e fotovoltaica da mettere off-shore, cioè nel mare. Ci sono ritardi nelle misure per promuovere il biometano, per espandere il 5G in Italia e per aumentare l'efficienza energetica dei Comuni. Ma anche nel progetto di sviluppo di Cinecittà e, infine, in una seconda tranche di investimenti dedicati a alluvioni e dissesto idrogeologico (altri 1,2 miliardi di euro).

Sul tavolo le misure più importanti del Pnrr
Ci sono poi le misure del Pnrr che hanno due aspetti problematici. Dall'idrogeno per il trasporto stradale a una serie di interventi per i trasporti: l'acquisto di treni ‘green' per le Regioni, lo sviluppo del trasporto pubblico in città, i collegamenti ferroviari tra Adriatico e Tirreno, il potenziamento delle ferrovie nel Sud. E ancora, misure sulla sanità (le Case di comunità, ad esempio), la costruzione di nuove scuole e asili nido, nuove colonnine per le auto elettriche, l'economia circolare.


In questo elenco ci sono molti degli interventi più concreti e significativi del Pnrr. I target e le milestone che hanno un solo elemento di debolezza sono troppi per riportarli tutti, ma spiccano altri collegamenti ferroviari, come l'Alta velocità verso il Mezzogiorno, e il rinnovamento dei mezzi di trasporti pubblici ecologici nelle città.

I tempi stringono per presentare il nuovo Pnrr
Queste 118 misure in difficoltà sono quelle da cui il governo partirà, secondo quanto dichiarato, per la sua riformulazione del Pnrr. Alcune, quelle considerate irrealizzabili, saranno stralciate, altre ridotte per diventare fattibili. Alcune potrebbero anche ricevere la priorità per recuperare i ritardi, a scapito di altre.

Il ministro competente, Raffaele Fitto, ha già fatto capire che secondo l'esecutivo uno dei problemi è che ci sono troppi interventi di piccole dimensioni, così che il Piano resta frammentato, e invece le risorse dovrebbero essere concentrate su grandi progetti. I Comuni hanno risposto, con l'Istituto per la finanza e l'economia locale, che in media i cantieri piccoli (tra 200mila e 500mila euro) richiedono 1,7 anni per essere completati, mentre per quelli più grandi (da 2 a 5 milioni di euro) il tempo raddoppia.


Qualunque sarà la valutazione del governo, il tempo rimasto è poco: la data definitiva entro cui l'Italia deve comunicare le modifiche che vuole apportare – per poi iniziare la trattativa – è il 31 agosto, ma è fortemente consigliato procedere prima. Per l'Italia, il via potrebbe arrivare la settimana prossima, quando i tecnici della Commissione europea saranno a Roma.

I ritardi sul Pnrr mettono a rischio la crescita italiana. L'allarme, l'ennesimo, arriva dall'Ocse, scritto nero su bianco nell'Economic Outlook: nel 2023 e 2024 l'Italia dovrebbe registrare una "crescita modesta". Il Pil rallenterà dal 3,8% del 2022 all'1,2% nel 2023, poi calerà ancora nel 2024 all'1,0%. Le previsioni, però, possono essere influenzate negativamente e positivamente da una serie di fattori: "I rischi per la crescita sono sostanzialmente bilanciati dagli elevati risparmi delle famiglie, che potrebbero guidare a un rimbalzo della domanda interna più rapido – si legge – Al contrario, ricadute negative dalla recente turbolenza del settore bancario internazionale o ulteriori ritardi nell'attuazione dei progetti di investimento pubblico del Pnrr potrebbero rallentare la crescita". Capitolo debito pubblico: secondo l'Ocse il rapporto tra deficit di bilancio e Pil dell'Italia scenderà al 4,1%. Poi al 3,2% nel 2024.


L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, però, bacchetta l'Italia anche sul processo che dovrebbe accompagnare l'attuazione del Pnrr: "Le riforme in corso della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario e della concorrenza sono sulla buona strada e rimangono fondamentali per aumentare il Pil a medio termine – si legge ancora – Ma la spesa dei fondi Next Generation Eu è in netto ritardo, con una spesa cumulata alla fine del 2022 inferiore di circa il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali, il che riflette principalmente i ritardi nell'attuazione dei progetti di investimento pubblico".

"Le priorità dovrebbero essere la rapida sostituzione di progetti non fattibili con altri fattibili e il rafforzamento della capacità della pubblica amministrazione di agire in modo efficiente di gestire e attuare in modo efficiente i progetti di spesa pubblica previsti dal Pnrr – continua l'Ocse nell'Economic Outlook – come la spesa infrastrutturale per facilitare le transizioni digitale e verde, nonché l'espansione dell'assistenza all'infanzia pubblica in età prescolare per promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel contesto di una popolazione in età lavorativa in rapida diminuzione".

 

 



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