TEATRO. "STANZA CON COMPOSITORE, DONNE, STRUMENTI MUSICALI, RAGAZZO". A Napoli in scena un tentativo per "ricomporre la vita "

di Anita Laudando 09/05/2023 ARTE E SPETTACOLO
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  Napoli. Dal 5 al 14 maggio debutta al Teatro San Ferdinando STANZA CON COMPOSITORE, DONNE, STRUMENTI MUSICALI, RAGAZZO diretto da Mario Martone, con la collaborazione di Ippolita di Majo.
“La mia musica non è per la platea, figuriamoci per i salotti, solo per voi suono e sono". Stiamo parlando di una prosa inedita di Fabrizia Ramondino.
L’autrice è conosciuta agli addetti ai lavori per aver scritto "Morte di un matematico napoletano" insieme a Martone, ma ha avuto maggiore visibilità solo quando, due anni fa, la città natia le ha dedicato una targa sulle scale di via Pontecorvo nel cuore della vita partenopea.
Lo spettacolo è inserito nel progetto ideato dallo stesso Direttore del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Roberto Andò, che ha pensato ad un percorso dedicato alla scrittrice scomparsa quindici anni fa.
Per onestà intellettuale va detto che il testo è pieno di spunti di riflessione ma di certo non è fluido per la messa in scena, almeno non nel senso tradizionale. Risulta a tratti cervellotico nonostante Lino Musella sia a suo agio in un personaggio pacato e profondo. In lui alberga l’asse della coesione drammaturgica, come pochi sa degustare parole che frantumate in un fondale di grande impatto visivo, riempiono di significato il “teatro della mente” che ci si aspettava di scrutare.
Con grande eleganza la regia tiene insieme i fili dei personaggi decorticati e proiettati in una coscienza atemporale. Tania Garribba, India Santella, Matteo De Luca sono costellazioni funzionali a spiegare che “la vita è una composizione musicale” mentre Totò Onnis è l’unico interprete che, volutamente, ci rende vera l’affermazione che la vita è piuttosto “una composizione umana”. Iaia Forte, signora indiscussa, rigenera il senno di questo teatro di coscienza non sempre compreso ma di certo prodotto con l’attenzione necessaria a chi l’arte scenica la studia in ogni sua forma.
L’autrice ci immerge in un salotto borghese per cercare riparo dal fracasso della storia, consapevole del fatto che “nel mondo tutto continua immutato come se non ci fosse stato un passato”. Eppure lei di rumore ne ha fatto, girò il mondo ma tornò a Napoli, dove fondò un asilo gratuito per i bambini dei quartieri, nonché un' associazione per aiutare anche gli adulti meno fortunati nel percorso dell’istruzione; inoltre è anche grazie alla Ramondino se grandi autori come Viviani e De Filippo sono entrati nella cerchia della letteratura italiana eliminando la fastidiosa etichetta di autori napoletani.
Da questo carteggio, abbiamo avuto la visibilità sperata per una compositrice che nel testo dichiara esplicitamente : “Non ho niente da dire in questo secolo!”.
Sempre suggestive le luci di Cesare Accetta, e deliziosi i contributi musicali di Ernesto Tatafiore, Pasquale Scialò e Anna Redi .



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