Un monde/Il patto del silenzio - Playground

Il rapporto totalizzante tra due fratelli messo alla prova dall'incontro con la violenza del mondo infantile.

di EMILIANO BAGLIO 04/03/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Diciamocelo chiaramente il film d’esordio di Laura Wandel deve moltissimo al cinema dei Fratelli Dardenne.

Macchina a mano perennemente attaccata ai personaggi, ripresi a loro volta quasi sempre di tre quarti, rigorosamente ad altezza di bambino tanto che nella maggior parte delle inquadrature si vede solo dal busto in su.

Due sembrano gli imperativi che si è imposta la regista; concentrare ed eliminare.

Tenendo fede al suo titolo originale, il suo esordio inizialmente ci trasporta in un microcosmo; la scuola elementare di Nora (Maya Vanderbeque) e di suo fratello maggiore Abel (Günter Duret).
Per la bambina si tratta dei suoi primi giorni e pensa di poter contare sul fratello il quale, però, è vittima di bullismo.
Al di fuori della scuola praticamente non sembra esistere altro se non la presenza sempre più sfuggente del padre dei due bambini (Karim Leclou).
Si tratta di un vero e proprio processo per il quale, progressivamente, Laura Wandel sembra quasi procedere per cerchi concentrici che vadano a focalizzarsi sempre di più sul particolare ovvero su Nora, vero e proprio centro dell’intera vicenda.

Il resto viene eliminato passo dopo passo, innanzitutto con precise scelte estetiche.

Al di là del personaggio inquadrato, come abbiamo detto da distanza ravvicinata, tutto il resto è quasi sempre fuori fuoco, ridotto ad ombre ed ancora di più a suoni.
Proprio il suono, d’altronde, gioca un ruolo fondamentale.
Dovendosi spesso rivolgere direttamente ai due bravissimi attori esordienti, Laura Wandel ha ricostruito quasi interamente in studio la colonna sonora del film, immaginandola, come spiega lei stessa, come una sorta di partitura musicale composta dai rumori d’ambiente e dalle grida onnipresenti dei bambini.

La stessa importanza ricoprono i dialoghi e l’uso, fondamentale, del fuori campo a partire dalla violenza che, di fatto, non si vede quasi mai.

Si prenda, ad esempio, la scena in cui i bulli si scusano con Abel.
Nell’inquadratura c’è solo lui mentre i veri protagonisti della scena, ovvero gli altri bambini, il preside ed i genitori sono tutti fuori campo, non vengono mai inquadrati e di loro sentiamo solo le voci.
Proprio per questo processo di progressiva concentrazione sulla sola Nora pensiamo che non sia il bullismo il “tema” principale dell’opera.

Certo Laura Wandel ci ricorda quanto possano essere crudeli, spietati e violenti i bambini.
Tuttavia noi pensiamo che, come sottolineato dalla scelte estetiche, quello che interessi l’autrice sia registrare le emozioni e la crescita di Nora.
La bambina, inizialmente e giustamente attaccata al fratello, prima saprà conquistarsi una propria indipendenza poi, anche a causa di ciò che sta accadendo ad Abel, oscillerà tra inclusione ed esclusione ed il rapporto tra i due verrà messo a dura prova.

Un monde è la storia di una bambina gettata in un mondo crudele e spietato e di come questa possa reagire a tale esperienza e come tutto ciò possa incrinare il rapporto profondo con Abel.
Quello che interessa è il percorso di crescita affrontato da Nora.

Certo Un monde è anche un monito che ci ricorda come la violenza generi solo altra violenza ed altra sopraffazione in una spirale mortale che rischia di trascinare sul fondo tutto, anche l’amore tra due fratelli bambini.
Finché non arrivi a salvarci l’abbraccio stretto di chi ci vuole veramente bene.

EMILIANO BAGLIO


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