Valanga di Rigopiano. Condannato il sindaco di Farindola ma 25 assoluzioni. I parenti delle vittime "Vergogna"

di redazione 23/02/2023 TUTTI
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Due anni e otto mesi al sindaco di Farindola (Pescara), Ilario Lacchetta. Questa la sentenza di condanna appena pronunciata dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, per la tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone fra ospiti e dipendenti. L'accusa aveva chiesto per Lacchetta, sindaco attuale e all'epoca del disastro, 11 anni e 4 mesi. Il sindaco di Farindola è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per omissione dell'ordinanza di sgombero dell'albergo a Rigopiano nell'ambito del processo in primo grado per la strage del 18 gennaio 2017. Per tutti gli altri capi di accusa è stato assolto perché il fatto non sussiste.

Assolti l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. 

Sono 25 le assoluzioni in totale e cinque le condanne decise del gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga, evento in cui morirono 29 persone. I 30 imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.

"Attenderemo le valutazioni della sentenza per valutare il ricorso all'Appello, Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo". Lo dice il capo della Procura pescarese, Giuseppe Bellelli. Dal processo escono, secondo la sentenza, anche completamente le responsabilità della Prefettura e della Regione in capo ai soccorsi e ai presunti depistaggi.

Caos in aula dopo la lettura della sentenza. Molti parenti hanno urlato e contestato la decisione del giudice che ha assolto 27 imputati su 30.

Il verdetto arriva a sei anni dal disastro e a tre anni e mezzo dall'inizio del processo. Tra gli imputati l'ex Prefetto del capoluogo adriatico, Francesco Provolo, l'allora presidente della Provincia, Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Imputati sono politici, funzionari, dirigenti prefettizi e i gestori dell’Hotel, per ipotesi di reato che vanno dal disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ed anche depistaggio ed abuso edilizio. Il Procuratore Giuseppe Bellelli nella sua requisitoria aveva auspicato “una sentenza che in nome della Costituzione e del Popolo Italiano affermi il modello di Amministratore Pubblico che aveva il dovere di prevedere il peggio ed evitare la tragedia”. 

150 anni di condanna erano stati richiesti per gli imputati, dai 12 anni all’ex Prefetto Provolo, agli undici anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola Lacchetta ed il suo tecnico comunale Colangeli, ai 10 anni per i dirigenti della Provincia di Pescara D’Incecco e Di Blasio, e le altre pene a seguire. 

L’inchiesta sul disastro si era conclusa nel novembre 2018, e aveva riguardato in un primo tempo il corto circuito avvenuto tra i vari livelli istituzionali che dovevano gestire l’emergenza maltempo. Erano state chiamate in causa Regione Abruzzo, Prefettura e Provincia di Pescara, Comune di Farindola; poi si era estesa anche alla mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione e ai permessi per la ristrutturazione del resort, per un totale di 40 indagati. A fine dicembre 2018 c’è stata anche un’inchiesta bis sul depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo, per aver occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara, con altri sette indagati. A dicembre del 2019 i vertici regionali sono usciti dal processo con 22 archiviazioni per ex presidenti della Regione ed ex assessori regionali alla Protezione Civile. 

Impressionante è stata la lentezza della giustizia italiana su questa vicenda: oltre alla sospensione per Covid ci sono stati 15 rinvii, ma davvero sembrano troppi i 1.318 giorni trascorsi tra la prima udienza, 16 luglio 2019, e il giorno della sentenza, soprattutto tenendo presente che la media italiana è di 1.600 giorni per i tre gradi di giudizio nel processo penale, e considerando che si tratta, in questo caso, di un rito abbreviato. 

 

È il 18 gennaio 2017 nell’albergo a Rigopiano. Quattro scosse di magnitudo fra 5,1 e 5,4 scuotono l'Italia centrale: forse a causa del sisma, una slavina si stacca dal Gran Sasso, in Abruzzo. In un hotel a Rigopiano, località turistica del comune di Farindola, in provincia di Pescara, sono bloccate dalla neve 40 persone, tra queste 4 bambini. Alle 17 una valanga sfonda l’edificio trascinandolo per 10 metri.

Il mattino seguente, lo scenario che si presenta ai primi soccorritori è agghiacciante: 29 morti. Claudio Baldini e Sara Angelozzi, 40enni di Atri, Luciano Caporale, 54enne e la moglie Silvana Angelucci, 46enne di Castel Frentano (Chieti), Valentina Cicioni, 32enne di Monterotondo (Roma), salvo il marito Giampaolo Matrone; Sebastiano di Carlo, 49enne e la moglie Nadia Acconciamessa, 47enne, salvo il figlio Edoardo. Domenico di Michelangelo, 41enne, e la moglie Marina Serraiocco, 36enne di Osimo, salvo il figlio Samuel; Piero Di Pietro, 53enne, la moglie Rosa Barbara Nobilio, 51enne di Loreto Aprutino (Pescara); Stefano Feniello, 28enne di Valva (Salerno), salva la fidanzata Francesca Bronzi; Marco Tanda, 25enne di Macerata, e la fidanzata Jessica Tinari, 24enne di Vasto (Chieti); Tobia Foresta, 60enne, e la moglie 50enne Bianca Iudicone di Montesilvano (Pescara); Marco Vagnarelli, 44enne, e la compagna Paola Tommasini, 46enne di Castignano (Ascoli).

Le vittime tra i lavoratori dell’albergo sono il proprietario Roberto Del Rosso, 53enne, Alessandro Giancaterino, 42enne del posto; Alessandro Riccetti, 33enne di Terni; Emanuele Bonifazi, 32enne di Pioraco (Macerata); Gabriele D’Angelo, 31enne di Penne (Pescara); Ilaria De Biase, 22enne di Chieti; Marinella Colangeli, 32enne di Farindola, Cecilia Martella e Linda Salzetta, 31enne del posto, salvo il fratello Fabio. Luana Biferi, 30enne di Bisenti (Teramo) e Dame Faye, 30enne senegalese.



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