GAZPROM taglia le forniture ad Eni di un terzo. Anche la Germania avrà meno gas. Bruxelles appronta un piano energetico per l'autunno

di redazione 11/07/2022 ECONOMIA E WELFARE
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Il timore di un taglio completo dei rifornimenti del gas russo cresce in tutta Europa e in particolare in Germania, dove si immagina che il prossimo inverno sarà "freddo, buio e caro", come ha titolato l'edizione weekend del giornale economico Handelsblatt, immortalando una porta di Brandeburgo resa bluastra dal ghiaccio.

   L'attenzione generale, alla vigilia dell'avvio dei lavori di manutenzione del Nord Stream 1, è puntata su quello che accadrà fra 10 giorni, quando il gasdotto dovrebbe riprendere a funzionare regolarmente; l'opzione che Mosca prenda però questa occasione come pretesto per chiudere definitivamente le forniture viene considerata "la più probabile", secondo il ministro francese Bruno le Maire, che esorta l'Europa a "prepararsi". 

Neppure il collega tedesco Robert Habeck fa mistero di ritenere possibile uno stop completo proprio a partire da oggi.

Il vice di Scholz ha più volte puntato il dito su quello che sembra ormai "uno schema comportamentale" dei russi per impoverire gli stoccaggi, dal momento che Gazprom ha già tagliato del 60% le consegne del gas adducendo problemi tecnici legati a dei pezzi di ricambio delle turbine del gasdotto, che però nell'analisi di Berlino non giustificherebbero affatto una riduzione radicale come quella attuata. Ed è di ieri la notizia che i pezzi bloccati in Canada "a causa delle sanzioni" saranno presto riconsegnati alla Germania, smascherando così il gioco di Putin.

    In questo contesto di enorme incertezza, i tedeschi guardano alla situazione energetica con forte allarme, e i toni si fanno sempre più concitati. Il problema investe innanzitutto l'industria, ma nonostante le misure di sostegno già prese dal governo neanche i cittadini si sentono al riparo: non tutti potranno infatti permettersi gli esorbitanti aumenti dei prezzi, già annunciati dal vice di Scholz. E le amministrazioni locali si stanno già dando da fare per immaginare dei piani di emergenza: secondo la Bild am Sonntag, alcuni centri come Ludwigshafen stanno ad esempio pianificando delle "isole di calore", cioè dei centri riscaldati per chi non potrà permettersi di pagare le bollette, in palestre e sale finora destinate ad eventi o alle campagna vaccinale anticovid.

    Si temono aumenti dei costi energetici di oltre 2-300 euro all'anno per le famiglie, e le fasce deboli della popolazione potrebbero non farcela a sostenerle. La ministra dell'Ambiente Lemke ha chiesto dalle pagine dello stesso tabloid che non si stacchi la luce o il gas a chi non riuscirà a pagare subito.

Nella giornata in cui scatta lo stop di dieci giorni della fornitura del gas dalla Russia attraverso il gasdotto Nord Stream per “lavori di manutenzione ordinaria” come recita un comunicato della Gazoprom e che collega la Siberia alla Germania, lo spettro di un razionamento si fa sempre più concreto. E l’Italia e l’Europa si stanno avvicinando sempre più verso una “crisi energetica gravissima”, come è stata definita da Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. 

Il vicecancelliere tedesco, Robert Habeck, non ha nascosto la sua forte preoccupazione per il fatto che Mosca possa utilizzare i lavori di manutenzione del gasdotto per interrompere completamente la fornitura di gas verso la Germania.  Sabato all'emittente Deutschlandfunk ha parlato di uno "scenario da incubo": "Tutto è possibile, tutto può succedere. È possibile che fluisca di nuovo più  gas, anche più di prima. Ma può anche succedere che non arrivi proprio niente". 
"Sinceramente, dobbiamo sempre prepararci al peggio e lavorare un po' per il meglio", ha concluso Habeck.

Il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, ha spiegato a sua volta che l'annunciata rinazionalizzazione del colosso energetico Edf servirà proprio ad agire più rapidamente dinanzi a una crisi che rischia di diventare "un problema notevole, il taglio totale delle forniture di gas è lo scenario più probabile".

Anche il nostro Paese sta freneticamente accumulando riserve. Secondo Garofoli “abbiamo 16 miliardi di metri cubi di stoccaggio a fronte dei 70 che consumiamo. Dobbiamo arrivare al 90% prima che inizi l'autunno".
La scorsa settimana il ministro per la transizione ecologica Cingolani in una intervista aveva affermato che nel settore "ogni anno dobbiamo accumulare più di 10 miliardi di metri cubi gas per l'inverno, quando ci sono i picchi di consumo", ed "è una corsa, perché con la guerra in Ucraina il grande fornitore dell'Europa, la Russia, ha chiuso i rubinetti". 
Era "un po' un suicidio" dipendere "per il 40% del gas dalla Russia. Scoppiata la guerra abbiamo sostituito questi 30 miliardi dimetri cubi di gas con 25 miliardi da sei fornitori diversi. Perché abbiamo potuto decidere questa riduzione di cinque miliardi di gas? Perché li sostituiamo con le rinnovabili, che col Pnrr abbiamo accelerato". 
Sul gas importato dalla Russia, l'Italia paga "vent'anni di errori sula gestione energetica, ideologismi di tutti i tipi. Abbiamo consumato lo stesso gas, riducendo il nostro e importandolo dai russi". Quindi riguardo alle rinnovabili "ci abbiamo visto giusto".

Intanto il Canada ha deciso di restituire le turbine destinate al gasdotto russo Nord Stream alla Germania per alleviare la crisi energetica con la Russia, nonostante le suppliche dell'Ucraina di non "sottomettersi al ricatto del Cremlino". 

Le turbine sono attualmente nelle officine del Gruppo Siemens vicino a Montreal, in Quebec. "Il Canada concederà a Siemens un permesso revocabile e limitato nel tempo per consentire alle turbine Nordstream 1 riparate di tornare in Germania, supportando la capacità dell'Europa di accedere a energia affidabile e conveniente", ha affermato il ministro delle risorse naturali del Canada, Jonathan Wilkinson, che ha aggiunto: "Senza la necessaria fornitura di gas naturale l'economia tedesca avrà difficoltà molto significative e gli stessi tedeschi potrebbero non essere in grado di riscaldare le loro case con l'avvicinarsi dell'inverno”.


    Sull'altro fronte le imprese si preparano ad affrontare un'emergenza che riguarderebbe innanzitutto loro: il DIHK (industria tedesca e Unioncamere) prevede che nel caso di un taglio completo del gas russo (da cui la Germania dipende per il 35% del fabbisogno) "molte fabbriche dovrebbero fermare la produzione e il Paese non potrebbe evitare la recessione". La Repubblica federale si troverebbe davanti a una sorta di "test cruciale" anche per Habeck, per il quale "se si dovesse arrivare allo scenario da incubo di una seria carenza di gas, si accenderebbe un dibattito molto aspro, approdando a una situazione sul filo, vicina alla rottura, come il Paese e la popolazione non vivono da tempo".

    È stato poi il presidente dell'istituto DIW Marcel Fratzscher ad ammonire: "La crisi attuale potrebbe essere l'ultima goccia in grado di far traboccare il vaso della crescente divisione sociale". L'economista, da sempre su posizioni keynesiane, ha invitato la politica a "non tentare di tenere la situazione tranquilla con misure placebo una tantum", esortando ad aumentare gli stipendi e a puntare su misure sociali durature.
    Un chiaro controcanto rispetto al ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, che ha previsto una finanziaria severa per rispettare il famoso freno al debito, saltato negli anni scorsi a causa della pandemia.


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