Ucraina. Per il Wall Street Journal le imprese cinesi si starebbero ritirando dal mercato russo

di redazione 09/05/2022 ECONOMIA E WELFARE
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Le società tecnologiche cinesi si starerebbero ritirando silenziosamente dal fare affari in Russia sotto la pressione delle sanzioni e dei fornitori statunitensi, nonostante le richieste di Pechino alle aziende di resistere alla coercizione dell'occidente. A scriverlo è il Wall Street Journal, citando fonti che hanno familiarità con la questione, secondo cui diverse grandi aziende cinesi stanno riducendo le spedizioni in Russia, dove le aziende tecnologiche di Pechino dominano il mercato per molti prodotti, senza fare annunci pubblici.

Tra le più importanti: il gigante della computeristica Lenovo e il colosso degli smartphone Xiaomi. Silenziosamente, senza fare grande annunci ma gradualmente da inizio guerra hanno ridotto la loro presenza sul mercato russo.

Per esempio tra febbraio e marzo le esportazioni verso la Russia di computer portatili sono diminuite di più del 40%  mentre quelle di smartphone sono scese di circa due terzi. Questo stando agli ultimi dati resi accessibili dal governo cinese che si trova, in questo momento, a combattere una nuova ondata di Covid-19. Il mercato cinese ha subito una forte scossa proprio dalla pandemia e l’onda di ritorno delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa ha portato le imprese cinesi a “infrangere le regole” dettate da Pechino.

 

Intanto le maggiori aziende americane fornitrici di componenti chip alle imprese cinesi stanno “premendo” per essere sicure che i loro semiconduttori non finiscano, come “terze parti” nei prodotti esportati in Russia e quindi in violazione delle sanzioni.

Il Wall Street Journal riporta che un fornitore ha inviato, a marzo, una lettera ai suoi clienti  proprio per assicurarsi che non ci fossero violazioni.

Il Ministero del Commercio cinese ha invitato le imprese a “non sottomettersi alle coercizioni esterne”.

Ma le esportazioni cinesi in Russia sono crollate del 27% da febbraio a marzo, secondo i dati ufficiali. In Aprile, il Segretario al Commercio americano, Gina Raimondo ha detto che le importazioni russe di prodotti di alta tecnologia, grazie alle sanzioni, sono state tagliate di circa il 50% ed hanno lasciato la Russia con un magazzino ridotto di semiconduttori e in difficoltà nella ricerca di parti di ricambio in ambito militare.

Secondo Steve Brazier, capo di “Canalys” azienda leader nel mercato tecnologico, se le società di computer cinesi fossero fatte fuori da un fornitore chiave di chip “sarebbe una catastrofe e capite perché loro non hanno nessun motivo e intenzione di finire così”.

Non tutte le imprese cinese hanno agito in silenzio. La DJI, fornitore di droni sia a Russia e Ucraina, ha sospeso ufficialmente i rapporti con i due paesi. Probabilmente anche per “migliorare” il suo prodotto visto che alcuni report delle forze armate ucraine hanno evidenziato dei “glitches”, difetti, nel prodotto. L’azienda ha dichiarato “DJI aborre qualsiasi uso dei droni che possa provocare danni e quindi sospendiamo, nei due paesi, la vendita per essere sicuri che i droni non vengano usati in combattimento”.



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