25 Aprile. Mattarella all'altare della Patria. Manifestazioni e cortei in tutta Italia. La memoria della Liberazione divisa sulla guerra in Ucraina
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio al Milite Ignoto all'altare della Patria in occasione del 77/o anniversario della Liberazione.
Alla cerimonia hanno partecipato la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, il vice-presidente della Camera, Ettore Rosato, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato.
Presenti anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Il capo dello Stato ha deposto una corona d'alloro e poi osservato un minuto di raccoglimento. Mattarella è atteso stamani ad Acerra.
L'Italia torna in piazza oggi per il 77/o anniversario della Liberazione, dopo due anni di celebrazioni condizionate dal Covid. Questa volta si attendono presenze massicce in tante città, ma c'è l'ombra della guerra in Ucraina a dividere gli animi.
"Basta guerre. Contro Putin e contro la Nato": questo striscione di Rifondazione comunista, insieme ad un altro in cui è rappresenta la morte con la falce ed un mantello con la bandiera americana, è presente a largo Bompiani, a Roma, dove partirà a breve il corteo dell'Anpi per il 25 aprile. "Non condivido queste bandiere, sono inopportune, ce ne occuperemo. Siamo grati agli Alleati ed alle migliaia di giovani statunitensi morti per la Liberazione dell'Italia", commenta il presidente di Anpi Roma e Lazio, Fabrizio De Sanctis.
A Milano ci sarà la tradizionale manifestazione nazionale dell'Anpi ed il presidente Gianfranco Pagliarulo - tacciato di posizioni filo-russe e critico sull'invio di armi a Kiev - ha ribadito la "condanna senza se e senza ma dell'invasione da parte dell'esercito di Putin ed il riconoscimento della legittima resistenza ucraina".
A Roma, però, le associazioni partigiane che non aderiscono all'Anpi faranno una propria iniziativa alternativa con lo slogan: 'Celebrare la Liberazione è schierarsi con la resistenza di Kiev'. Forze dell'ordine allertate su tutto il territorio per evitare l'innesco di provocazioni e disordini. A Torino 8 targhe che indicano corso Unione Sovietica sono state danneggiate nella notte, probabile atto dimostrativo contro l'invasione dell'Ucraina alla vigilia del 25 aprile.
Pagliarulo sarà a Milano per il corteo che dalle 14 partirà da Porta Venezia per raggiungere piazza Duomo. Presenti anche - tra gli altri - il sindaco, Giuseppe Sala, il segretario della Cgil Maurizio Landini e la Brigata Ebraica, che in polemica con l'Anpi aveva proposto di sfilare con le bandiere della Nato. Dal palco parleranno anche due donne ucraine: Tetyana Bandelyuk, che vive da tempo in Italia, e Iryna Yarmolenko, profuga e consigliere comunale di Bucha, città divenuta simbolo delle uccisioni di civili. "Nessuno - ha detto il presidente dell'Anpi, intervenendo al congresso di Articolo Uno - sa dove porterà la vicenda dell'Ucraina, ma in questo vuoto che riempiremo giorno per giorno è già chiaro il tentativo di delegittimazione dell'Associazione: 'siete putiniani, anzi Pagliarulo è putiniano, sciogliamo l'Anpi'. Noi non rispondiamo. Ma una cosa vorrei che fosse chiara, a nessuna condizione l'Anpi diventerà subalterna, non perderà la sua autonomia da partiti e editori, e tantomeno perderà la sua fisionomia, un'associazione larga, plurale, aperta a tutti gli antifascisti".
Il presidente ha anche convenuto sul parallelo tra la resistenza ucraina e quella italiana: "Non c'è dubbio. E' evidente che ogni resistenza in caso di guerra diventa resistenza militare. Abbiamo riconosciuto il diritto dei popoli a difendersi dalle invasioni". E ha invitato a mettere da parte le polemiche: "domani i sarà una grandissima e pacifica manifestazione".
A Genova i 71 componenti del Coro nazionale popolare ucraino 'G. Veryovka', arrivato in Italia a bordo di due autobus da Varsavia, si esibirà in un concerto al Teatro Lirico Carlo Felice.
APPROFONDIMENTI. LA STORIA
La guerra dell'Italia contro il nazifascismo non terminò il 25 aprile 1945, ma in questo giorno si verificò un fatto cruciale che spinse ad assegnare a questa data un valore simbolico e a farne la ricorrenza per la Festa della Liberazione. Il 25 aprile iniziò infatti la ritirata dalle città di Milano e Torino dei soldati della Germania nazista e della Repubblica di Salò. Un evento causato da un concorso di fattori. I principali furono lo sfondamento della Linea Gotica da parte delle truppe alleate, la ribellione della popolazione cittadina e la messa in atto di un piano coordinato da parte dei partigiani per riprendere il controllo dei capoluoghi prima dell'arrivo degli Alleati: la Resistenza.
La Resistenza e la Liberazione
La nascita della Resistenza è datata 8 settembre 1943, quando il governo Badoglio, che aveva arrestato Mussolini e sciolto il Partito Fascista, rese nota la firma dell'armistizio con gli Alleati. Ciò provocò la reazione dei tedeschi, che occuparono i territori italiani ancora sotto il loro controllo, liberarono Mussolini e gli affidarono la guida della Repubblica di Salò. A loro volta, questi fatti provocarono la controreazione di un vasto e composito quadro di forze politiche italiane, che andavano dai comunisti ai socialisti, ai democristiani, ai liberali, azionisti, monarchici, repubblicani e anarchici. Pur fra differenze e, a volte, ostilità, queste forze si impegnarono unitariamente per combattere i soldati nazisti e quelli fascisti.
L'organizzazione della Resistenza
La guerra partigiana divenne presto dura e spietata e quindi la resistenza armata si organizzò per affrontare la situazione in maniera più coordinata ed efficace. Si formarono così divisioni e brigate guidate da comandi centrali e nacquero i GAP e le SAP: i Gruppi d'Azione Patriottica agivano nelle città, le Squadre d'Azione Patriottica nelle campagne, entrambe compiendo sabotaggi e attentati, e cercando di difendere la popolazione dalle rappresaglie naziste.
Gli storici concordano nel ritenere che l'azione unitaria dei resistenti contribuì in modo significativo a indebolire le forze nazifasciste, a minarne il morale e a renderne precarie le retrovie, facilitando in questo modo l'avanzata degli alleati da sud. Di fatto, molte città furono liberate prima del loro arrivo: accadde ad esempio con Genova, Bologna, Torino e Milano. Proprio quest'ultima contribuirà a rendere speciale il 25 aprile.
Il 25 aprile a Milano
A Milano era attivo sin da marzo un Comitato Insurrezionale formato da Luigi Longo, Sandro Pertini e Leo Valiani. Sono loro a decidere, la mattina del 24 aprile, l'inizio dell'insurrezione cittadina. Da un lato, gli operai in sciopero generale dovevano impedire che le fabbriche fossero distrutte dai nazifascisti, dall'altro i partigiani dovevano sostenere il loro sforzo e affrontare le truppe nemiche armi in pugno, in attesa che allo scontro si unissero i reparti che avevano combattuto sulle montagne.
Milano ricopriva un ruolo simbolico cruciale anche perché in quel momento vi si trovava Benito Mussolini, che dal 18 aprile era ospite della prefettura e da lì tentava di organizzare una resistenza dei suoi allo scopo di trattare un accordo di resa a condizione (soluzione più favorevole di una resa incondizionata). Dal punto di vista militare, però, la situazione precipitò rapidamente e nel pomeriggio del 25 il cardinale-arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster organizzò un incontro fra Mussolini e una delegazione del Comitato di Liberazione Nazionale allo scopo di evitare ulteriori spargimenti di sangue. La mediazione fallì e verso le ore 20, mentre veniva dato l'ordine di insurrezione generale, Mussolini lasciò Milano per rifugiare verso Como. Nei tre giorni successivi i partigiani continuarono ad arrivare a Milano, dove sconfissero le residue e limitate resistenze: il 28 aprile una grande manifestazione celebrò la liberazione della città. Gli americani arrivano solo l'1 maggio.
In una intervista a Il Domani la politologa Nadia Urbinati ha detto che:
- In queste due mesi di guerra si è cercato una qualche similitudine tra la resistenza del popolo ucraino contro i russi e la resistenza in Italia tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Ma non ci sono similitudini.
- In Italia «non c’era stato un nemico entrato a forza». Da noi era quindi mancato «l’odio per lo straniero invasore». La Resistenza è stata piuttosto un movimento di liberazione, una lotta politica di fondazione di un nuovo ordine, spesso identificato con la democrazia.
- La guerra partigiana era plurale. E le donne che vi hanno partecipato erano mosse dal desiderio di “fare come gli uomini”, che allora voleva dire, combattere e darsi alla macchia col fucile in spalla; per moltissime, giovanissime, era un’opportunità per fuggire dai ruoli e dalle gerarchie domestiche.
Mentre lo storico Claudio Pavone ha affermato:
- attraverso il suo testo più importante Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, ha rivoluzionato il paradigma resistenziale che si era consolidato nell’immediato dopoguerra.
- La definizione di guerra partigiana come conflitto civile fu aspramente osteggiata da sinistra e da molti partigiani, questo perché in quella formula molti vedevano una comparazione tra resistenti e repubblichini, mettendoli, a loro avviso, sullo stesso piano.
- Lo storico romano è andato al cuore della guerra partigiana, mettendo in luce le motivazioni che hanno portato migliaia di giovani a combattere in quella guerra, in nome di nuovi ideali e di una nuova etica, rompendo con il fascismo che li aveva precedentemente indottrinati.
Il giornalista e storico Paolo Mieli sostiene che: "Puoi cercare di seppellirla, ma la storia, quella vera, torna sempre fuori». Il giornalista e storico Paolo Mieli avvicina la resistenza ucraina a quella italiana della seconda guerra mondiale. E parla con stupore delle posizioni dell’Anpi: «Bene ha fatto Mattarella a chiarire che desiderare la pace non è arrendersi alla prepotenza»".