Lavoro. Crescono le dimissioni volontarie. Uno su quattro è alla ricerca di un nuovo senso di vita

di redazione 20/04/2022 ECONOMIA E WELFARE
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In Italia, secondo le cifre del ministero del Lavoro riferite al secondo trimestre del 2021, si registra una notevole crescita nel numero di dimissioni dei dipendenti, a seguito di un periodo, quello tra gennaio e marzo 2021, in linea con gli anni precedenti.

Tra aprile e giugno 2021, invece, si registrano quasi 500mila dimissioni (290mila uomini e 190mila donne), con un aumento del 37% rispetto ai tre mesi prima. Se si confronta invece il medesimo trimestre del 2020, l’incremento è dell’85%. Da un punto di vista prettamente economico, questa tendenza potrebbe indicare un mercato in salute, in cui il Covid-19 ha svolto il ruolo del detonatore, aprendo le danze a un proficuo rimescolamento dei ruoli e delle risorse. Il 60% delle aziende è coinvolta dal fenomeno delle dimissioni volontarie e nella maggior parte dei casi (il 75%) sono state colte di sorpresa rispetto a una tendenza inattesa. Le fasce d’età maggiormente coinvolte riguardano i 26-35enni che rappresentano il 70% del campione seguita dalla fascia 36-45 anni. Si tratta quindi di un fenomeno giovanile collocato soprattutto nelle mansioni impiegatizie (l’82%) e residenti nelle regioni del Nord Italia, (il 79%).

Il fenomeno è iniziato ad inizio 2021 negli Stati Uniti e sta continuando dunque a registrare numeri importanti anche in Italia. Sono sempre di più le persone anche nel nostro paese che rinunciano alla loro attuale occupazione rassegnando le dimissioni. I numeri trovano conferma anche nell'analisi dei dati degli ultimi sei mesi (relativi agli iscritti) effettuata da AppLavoro.it. La piattaforma innovativa che mette in contatto domanda e offerta di lavoro puntando sulla meritocrazia. C'è un dato che risalta all'occhio e che si può collegare al fenomeno delle dimissioni: l'aumento degli iscritti alla piattaforma che dichiara di avere un'occupazione al momento della registrazione al portale. Persone che seppur occupate sono alla ricerca di un nuovo lavoro e che quindi evidentemente sono pronte a dimettersi dalla precedente occupazione.

"Abbiamo registrato negli ultimi mesi un aumento della percentuale di utenti che si iscrivono dichiarando di avere attualmente un'occupazione. Il fenomeno nato negli Stati Uniti ha trovato terreno fertile anche nel nostro paese, dove le condizioni lavorative e lo stipendio non sono spesso congrui. E se prima si accettava di cedere sulla soddisfazione personale a favore del lavoro, oggi questo sembra non succedere più" le parole di Marco Contemi, fondatore di AppLavoro.it.

Chi è alla ricerca di un nuovo lavoro

Dall'analisi dei dati emerge come siano a maggioranza donne le persone occupate alla ricerca di un nuovo lavoro con il 65%. Le fasce d'età sono così suddivise:

- 18-24 anni: 12,2%;
- 25-34 anni: 20,76%;
- 35-44 anni: 29,19%;
- 45-54 anni: 29,04%;
- 55-64 anni: 8,63%.

Il secondo e il terzo settore risultano essere quelli maggiormente colpiti dal fenomeno delle dimissioni di massa sempre tenendo conto dei dati inseriti dagli iscritti in piattaforma:

- Impiegato: 11,85%;
- Commesso/Addetto alle vendite: 9,29%;
- Operaio specializzato: 6,24%;
- Operaio generico: 4,18%.

Le aziende sono costrette a far fronte ad un fenomeno inaspettato e devono impegnarsi al ricambio con nuove assunzioni che non sempre è facile trovare.

Le cause

La ripresa del mercato del lavoro (48%), la ricerca di condizioni economiche più favorevoli in altra azienda (47%) e l’aspirazione a un maggior equilibrio tra vita privata e lavorativa (41%) sono le tre ragioni principali che sono alla base della crescita esponenziale delle dimissioni seguite, subito dopo, dalla ricerca di maggiori opportunità di carriera (38%).

Sicuramente la ripresa del mercato del lavoro dopo il periodo di pausa dovuta alla pandemia ha riacceso il fenomeno. Diverse persone che sono rimaste ferme o in smart working durante l'emergenza hanno posticipato l'addio dal lavoro per ricercarne un altro migliore ed ecco che nel momento in cui c'è stata la ripresa hanno messo in atto i loro obiettivi e si è registrato un aumento del fenomeno. Ma c'è anche la ricerca di condizioni lavorative migliori tra i motivi che sta spingendo le persone a dimettersi. 

Se prima c'era una forte cultura al sacrificio, ora sempre più persone pretendono condizioni lavorative migliori arrivando anche a preferire di restare momentaneamente disoccupati. In tal senso anche il maggiore equilibrio tra vita privata e lavorativa sta spingendo le persone ad abbandonare il proprio lavoro. Con lo smar tworking numerose esigenze sono cambiate. Prima la giornata si sviluppava diversamente rispetto al lavoro da casa più agile e flessibile. Il ritorno al regime ordinario può aver creato uno stress tale da preferire alle persone l'abbandono del lavoro alla ricerca di occupazioni più in linea con le proprie esigenze.
 


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