"Non uccidere". Fino a dove siamo disposti ad arrivare per salvarci la pelle?

di EMILIANO BAGLIO 20/03/2021 ARTE E SPETTACOLO
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Disponibile in streaming su Chili e TimVision

 

C’è qualcosa che non va in Dani (Mario Casas), lo si capisce da come si isolar dal resto del mondo attraverso quelle cuffiette con le quali ascolta sempre la sua musica preferita.

Non fuma, non beve e soprattutto non sa mai dire di no, cosa che gli sarà fatale, neanche ai colleghi che gli chiedono un cambio turno nonostante gli sia morto da poco il padre.

Da quel che capiamo gli ultimi anni della sua vita li ha passati proprio accanto a quel genitore malato e l’unico contatto umano che sembra avere è con la sorella Laura (Elisabeth Larena)

Forse anche per questo Dani appare come bloccato, come se avesse paura di vivere.

Finché una sera non incontra Mila (Milena Smith).

La notte, lo sappiamo, porta con sé pericoli; ce lo hanno insegnato sia Martin Scorsese in Fuori orario che John Landis in Tutto in una notte (curiosamente entrambi del 1985).

Mila è bella, conturbante e sexy e provoca continuamente Dani il quale, ovviamente, non sa resistergli.

Sarà l’inizio di un’avventura notturna dalla quale il nostro uscirà profondamente cambiato.

Poiché Non uccidere sostanzialmente è un noir, come è ovvio che sia ogni decisione è quella sbagliata.

Così ben presto il nostro eroe si trova intrappolato in una situazione che non fa che peggiorare ad ogni scelta compiuta dal nostro il quale, come spesso accade in questo genere di film, si complica sempre di più una strada che già di per sé appare senza uscita.

Fa quasi rabbia vedere come Dani faccia sempre la cosa sbagliata, nonostante qualche raro momento di lucidità.
A nulla valgono i consigli della sorella avvocatessa, Dani durante tutto il film continuerà a sprofondare sempre di più in un incubo che è frutto tanto di un destino avverso quanto appunto dalle azioni che il protagonista mette in campo nel disperato tentativo di uscire sano e salvo dall’incubo nel quale è sprofondato.

Eppure, nonostante tutto, noi spettatori non smettiamo mai di fare il tifo per lui, mentre assistiamo alla trasformazione di un uomo mite in qualcosa di sempre più spaventoso.

Perché, infondo, il tema di Non uccidere è proprio questo, mostrare fin dove si può arrivare quando si è messi alle strette.

Cosa siamo disposti a fare quando non c’è via di uscita, sino a dove possiamo spingerci, facendo crollare, una ad una, tutte l nostre barriere e convinzioni morali, compiendo azioni immorali ed illegali, perché tutto è lecito quando in gioco c’è il nostro futuro.

Sino a scoprirci, in un ultimo primo piano, pronti a tutto, completamente sconvolti e cambiati per sempre da una notte che, comunque vada, ci porteremo dentro per il resto della nostra vita.

EMILIANO BAGLIO


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