Biografilm Festival 2020. Biografilm Italia La pallina sulla conca (A marble on a dell) di Francesca Iandiorio.

di EMILIANO BAGLIO 10/06/2020 ARTE E SPETTACOLO
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“...La pallina sulla conca è un documentario autobiografico nato dall’esigenza di raccontare me stessa in una fase un po’ complessa della mia vita...Spero che chiunque voglia vedere questo mio lavoro possa, a prescindere dal tema trattato, identificarsi e riconoscersi anche solo emotivamente in ciò che ho raccontato attraverso me stessa...”.

Così Francesca Iandiorio presenta il suo primo film.

Mentre scorrono i titoli di coda lo spettatore scoprirà che La pallina sulla conca altro non è che il saggio di diploma (Bando 2016/2018) realizzato dalla giovane autrice durante i suoi studi al CSC di Palermo.

Questa rivelazione non fa che aumentare lo stupore per un progetto così coraggioso.

Francesca Iandiorio ha realizzato una sorta di video diario, per mettere in scena un periodo della sua vita caratterizzato dalla depressione e da problemi con il cibo.

Iandiorio sfrutta il potere catartico dell’esperienza cinematografica, innanzitutto su sé stessa ma con l’obiettivo che ciò che riprende possa essere utile anche ai potenziali spettatori.

Non è un caso che, di fatto, la giovane autrice non si riprenda mai.

Il rifiuto del proprio corpo, l’incapacità di stare nel mondo passa, necessariamente, attraverso il rifiuto della propria immagine.

Quello a cui assistiamo è quindi un vero e proprio saggio di autoanalisi che si trasforma strada facendo.

Ben presto l’oggetto di indagine da sé stessa si sposta sulla sua famiglia ed in particolare sulla madre che, ad un certo punto, sembra diventare la vera protagonista del film.

La pallina sulla conca diventa allora l’occasione per fare i conti con la propria storia familiare ed in particolar modo mette in scena il confronto tra due donne e due generazioni diverse.

Al centro della narrazione irrompe improvvisamente il percorso di autodeterminazione della madre, una donna per troppo tempo prigioniera di una società sostanzialmente arcaica e patriarcale che solo in età avanzata ha riscoperto sé stessa riuscendo, finalmente, a seguire i propri desideri.

In un certo senso sarà proprio il racconto della donna a permettere a Francesca di vedere i propri problemi sotto una luce diversa.

La liberazione dai propri demoni si realizza allora tramite un passaggio di testimone.

Così la madre della giovane autrice, alla fine, da protagonista si trasforma in regista, prende in mano la telecamera e finalmente riprende sua figlia.

L’atto stesso di fissare sullo schermo quel corpo è il naturale sbocco liberatorio di questo percorso di autoanalisi.

Francesca da oggetto diviene soggetto e finalmente può sorridere.

 

EMILIANO BAGLIO


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