Coronavirus. Cosa si conosce e cosa ancora non è chiaro. I ricercatori del Sacco di Milano "Virus forse in circolazione già da ottobre"

di redazione 22/02/2020 SCIENZA E TECNOLOGIA
img

Se ne discute fin dall'inizio dell'epidemia del nuovo coronavirus e finora è spesso accaduto che le posizioni del mondo istituzionale e di quello scientifico fossero discordi sulla possibilità della trasmissione del virus SarsCov2 anche in assenza di sintomi. Tuttavia anche ricerche recenti mettono finalmente ordine nella vicenda.

Da sempre tutti i virologi sono stati concordi nel sostenere la possibilità della trasmissione asintomatica, ma i primi dati relativi al nuovo coronavirus risalgono a fine gennaio, con la descrizione di un caso di trasmissione asintomatica in Germania sul New England Journal of Medicine. La stessa rivista ha appena pubblicato uno studio cinese che indica come la quantità di coronavirus presente nel naso e nella gola delle persone asintomatiche può raggiungere livelli paragonabili a quelli dei malati con sintomi, rendendoli potenzialmente infettivi. Casi di portatori asintomatici del virus erano presenti anche sulla nave Diamond Princess prima che scattasse la quarantena.

"Il contagio asintomatico è tecnicamente possibile, anche se non abbiamo informazioni sul modo in cui la liberazione del virus possa avvenire in una fase asintomatica", ha detto l'esperto di malattie infettive Massimo Galli, dell'Università di Milano e primario dell'ospedale Sacco.

"Una fase asintomatica esiste per tutti i virus che colpiscono le vie respiratorie e dipende dalla quantità di virus presente nell'organismo", ha rilevato Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova. "La diffusione delle particelle virali - ha aggiunto - avviene con l'emissione di aerosol anche parlando con una stretta contiguità, alla distanza di un metro".

Nel periodo a rischio per la trasmissione asintomatica, dice ancora Palù, rientra anche quello che intercorre tra il contagio e la comparsa della febbre. La prudenza è d'obbligo anche considerando che è possibile essere negativi al test che individua le particelle del virus nel sangue: questo può dipendere dal punto in cui è stato fatto il prelievo con il tampone, per esempio se dalla gola o dal naso. E' anche possibile che l'infezione sia passata dalle vie aeree superficiali a quelle profonde.

Ala luce di queste considerazioni la quarantena è una misura "assolutamente necessaria" per controllare la diffusione del virus, ha detto l'immunologo Antonio Lanzavecchia, direttore dell'Istituto di Ricerca in Biomedicina (Irb) di Bellinzona. "Poiché abbiamo visto come una singola persona possa portare un focolaio d'infezione, misure come la quarantena sono assolutamente necessarie". Questo, secondo l'esperto, può accadere perché "la contagiosità di un virus è variabile" e "dal punto di vista biologico non si è infettivi soltanto quando si hanno i sintomi". Bisogna inoltre considerare che la capacità di diffusione di un virus è tipica anche di chi è convalescente, come accade per l'influenza e per altre malattie virali.

L'ultima parola in fatto di trasmissione senza sintomi spetta comunque alla ricerca condotta in Cina e appena pubblicata sul New England Journal of Medicine. I dati, ha rilevato il medico Roberto Burioni con il collega Nicasio Mancini, indicano che la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli elevati nelle prime vie respiratorie.

L'altro elemento importante che emerge da questa ricerca è la facilità con cui coronavirus si moltiplica anche nelle persone senza sintomi, risultando presente in quantità nelle mucose di naso e gola: è la conferma, rilevano i due esperti, che "una maggiore quantità di virus può, attraverso il muco o la saliva, raggiungere un individuo sano, ovvero che è più alta la possibilità di infettarlo". E' una conferma, concludono, di come "anche chi non ha sintomi può trasmettere l'infezione".

IL VISUR IN CIRCOLAZIONE GIA' DA OTTOBRE

Una circolazione più precoce del previsto, a partire dal periodo compreso fra metà ottobre e metà novembre e quindi alcune settimane prima quindi rispetto ai primi casi di polmonite identificati, e una vera e propria spinta nell'accelerazione della diffusione avvenuta in dicembre: è quanto emerge dall'analisi del patrimonio genetico del nuovo coronavirus in via di pubblicazione sul Journal of Medical Virology e accessibile sul sito MedRxiv.

La ricerca è stata condotta nel dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco di Milano e nel Centro di ricerca di Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni (Episomi), che fa capo alla stessa Università Statale di Milano. Si deve ad Alessia Lai, Annalisa Bergna, Carla Acciarri, Massimo Galli e Gianguglielmo Zehender.


La ricerca si è basata sull'analisi di 52 genomi completi del coronavirus SARS-Cov-2 depositati nelle banche internazionali di dati genetici al 30 gennaio 2020 e ha consentito di stabilire il periodo in cui il virus ha cominciato a circolare e di ricostruire la diffusione dell'infezione nei primi mesi dell'epidemia in Cina. 

In questo lavoro sono stati fondamentali parametri epidemiologici fondamentali, come il numero riproduttivo di base (indicato con R0) che indica il numero di nuovi casi che possono essere generati da un individuo con l'infezione, e il tempo di raddoppiamento delle infezioni.

E' emerso così che da un numero riproduttivo molto contenuto, inferiore a 1, in dicembre il virus è infatti passato a 2.6: un dato, questo, che secondo i ricercatori permette di ipotizzare la rapida acquisizione di una maggior efficienza di trasmissione del virus. Le cause di questa trasformazione non sono chiare al momento: potrebbe essere dovuta a cambiamenti che hanno permesso al virus di trasmettersi in modo più efficiente da uomo a uomo, oppure alle caratteristiche della popolazione prevalentemente colpita.

Dall'analisi è emerso inoltre che il tempo di raddoppiamento dell'epidemia è stimato, a partire da dicembre, in circa quattro giorni e quindi inferiore a quello calcolato sulla base del numero dei casi notificati nello stesso periodo, che risultava pari a circa una settimana.

L'ipotesi dei ricercatori è che la trasmissione del virus dall'animale che lo ospita all'uomo e le prime trasmissioni da uomo a uomo abbiano avuto all'inizio un'efficienza limitata, per diventare più rapide ed efficienza in dicembre. "E' verosimile - rilevano i ricercatori - che tale rapidità di crescita dei casi si sia successivamente ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina".
Ulteriori studi su genomi isolati in un periodo più recente potranno confermare l'utilità di queste tecniche anche nel valutare gli effetti delle misure di prevenzione adottate.

 

INTERVISTA DI REPUBBLICA ALL'INFETTOLOGA DOTTORESSA CASTAGNA DEL SAN RAFFAELE DI MILANO

Come avviene il contagio?
Tramite le goccioline che una persona infetta emette respirando, parlando, tossendo e starnutendo. Queste goccioline possono entrare nelle vie aeree di un’altra persona che si trovi a meno di un metro e mezzo di distanza.

Quali sono le precauzioni? 

Restare lontani da chi tossisce e starnutisce; lavarsi le mani (che potrebbero aver toccato oggetti contaminati); non toccarsi il viso (sempre perché le mani potrebbero ospitare il virus); in caso di sintomi, evitare di andare al pronto soccorso e chiamare il proprio medico, il 112 o il 1500.

Il coronavirus può essere trasmesso da persone senza sintomi?


«All’inizio dell’epidemia non eravamo convinti che il contagio avvenisse senza sintomi» spiega Antonella Castagna, infettivologa del San Raffaele di Milano e dell’università Vita-Salute. «Poi la sensazione contraria si è rafforzata. Oggi abbiamo una conferma. Uno studio ha trovato nelle vie aeree di alcuni pazienti privi di sintomi delle quantità di virus elevate». Per Carlo Federico Perno, microbiologo dell’università di Milano, «è difficile che il virus venga trasmesso da persone completamente senza sintomi. È invece possibile che venga trasmesso da persone con pochi sintomi». Un esempio: «Quando ci viene l’influenza, c’è una fase in cui non ci sentiamo in forma, ma senza sapere bene perché. In quel momento non abbiamo ancora la febbre, cioè il sintomo principale, ma potremmo essere già contagiosi. Pensiamo che la trasmissione del coronavirus segua un meccanismo simile».

Sono state ipotizzate altre vie di contagio?
Si è parlato di contagio attraverso i tubi dell’acqua o i condotti di aerazione, ma non c’è nulla che lo confermi. Il virus è stato trovato anche nelle feci dei malati. Ma è difficile immaginare di infettarsi così. Il contatto diretto con gli ammalati e con le goccioline emesse dalle loro vie respiratorie resta la via maestra della trasmissione.

È possibile contrarre il coronavirus toccando oggetti contaminati?
Può capitare di starnutire o tossire su un oggetto, oppure su una mano con la quale poi si tocchi qualcosa. In questo caso, il virus può depositarsi sulle superfici. Toccando quelle superfici subito dopo e poi portandosi la mano alla bocca, teoricamente, ci si potrebbe infettare. «La capacità del virus di sopravvivere in queste condizioni è comunque molto limitata» spiega Giovanni Maga, virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. «Il tempo di sopravvivenza varia a seconda del virus, della temperatura e dell’umidità. Può anche essere di alcuni giorni, ma già dopo 24 ore l’infettività può ridursi a una frazione molto piccola, anche intorno a un decimo. Il rischio di contagiarsi in questo modo è trascurabile».

Perché alcune persone non hanno sintomi e altre si aggravano?
«Non lo sappiamo» è sincero Perno. «Ma abbiamo delle ipotesi. Qualche anno fa l’influenza stagionale fu particolarmente mite negli anziani. Non sapevamo spiegarcelo. Poi scoprimmo che vent’anni prima era circolato un virus simile, e i più anziani ne avevano conservato una memoria immunitaria. Può darsi che chi si ammala in modo lieve sia entrato in contatto in passato con altri coronavirus e oggi sia in parte protetto. Alla famiglia dei coronavirus appartengono infatti alcuni dei patogeni che provocano il raffreddore. Teoricamente, una persona sopravvissuta alla Sars sarebbe resistente a questo coronavirus, perché i due microrganismi sono simili».

Il paziente di Lodi è un giovane atleta. Non è vero allora che si aggravano solo persone fragili?
«Gli anziani e le persone con problemi di salute rischiano sicuramente di più» spiega Castagna. «Ma nulla esclude che anche un polmone sano e in perfetta efficienza si ammali in modo serio, soprattutto se attende molti giorni prima di farsi assistere».

I dati sulla mortalità in Cina sono molto diversi da quelli del resto del mondo. Perché?
La mortalità a Wuhan è del 2,5%. Quella nel resto del mondo è a 0,5 per mille. Nella regione più colpita della Cina, infatti, gli ospedali faticano a sostenere il gran numero di malati. «Mentre se un paziente viene preso in tempo e messo in una buona terapia intensiva, ha ottime probabilità di cavarsela» spiega Perno. «Il virus entra dalle vie aeree superiori, dopo qualche giorno scende nei polmoni. I pazienti iniziano a respirare male. Se si viene ben assistiti in ospedale con l’ossigeno, si può sopravvivere anche con polmoni che funzionano al 5-10%. In qualche giorno, se le cose vanno bene, il corpo dovrebbe reagire e sconfiggere il virus».

Ci sono indizi che il virus stia mutando e diventando più letale?
Finora no, ma verranno effettuati dei controlli sugli ultimi contagiati. Il loro virus sarà isolato e il genoma sequenziato. A quel punto controlleremo se le caratteristiche genetiche del microrganismo sono rimaste uguali rispetto all’inizio dell’epidemia.

Quanto è grande il rischio che l’epidemia si estenda anche in Italia?
Lo sapremo nei prossimi giorni, se compariranno nuovi contagi. Per ora il focolaio è ancora considerato piccolo e controllabile. «Anche perché - spiega Castagna - il presunto paziente zero era tornato in Italia prima del blocco dei voli. Subito dopo sono state rafforzate le precauzioni». Quel che è certo, aggiunge Perno «è che il numero ufficiale dei contagiati è solo la punta dell’iceberg rispetto alle persone infettate, che non sono state inserite nei conteggi perché senza sintomi, o con sintomi lievi che si sono risolti da soli».


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali