AL Bellini di Napoli "Le cinque rose di Jennifer". Noir e solitudine nel dramma della contraffazione delle identità
Regia e interpreti ci presentano una realtà di cruda solitudine seppur ibridata dal noir voluto da una drammaturgia che ci racconta dell’ assassino che si firma con 5 rose, e il sentimentalismo affettato di chi resta in attesa di un messaggio alla radio o al telefono.
I mezzi di comunicazione si sono evoluti dagli anni ottanta, ma questa dovuta distanza, rende il concetto ancora più pregnante. Se oggi il travestito non fa più scandalo, è proporzionalmente vero che in scena vive il rispecchiamento dell’individuo contemporaneo. Jennifer è qualunque persona disposta a vivere di apparenza, in perenne attesa di ciò che non c'è. È contraffazione di noi tutti. Tale meccanismo è rivelato attraverso il funzionale doppio piano tra Daniele Russo e il Del Prete, tra l’ illusione e la sua ombra. Questa circolarità tra inganno e verità ha impegnato la sala a vigilare sulla direzione già conosciuta del testo. L’ isolamento del protagonista ha reso i due attori maschera unica per eccellenza, riuscendo a vestire e a spogliare anche il pubblico di quella comicità tragica tanto fedele alla vita quanto all’arte.