Insetti, il cibo del futuro? In Italia sono ancora vietati. Tollerati in alcuni paesi della UE
Ricchi di proteine ed ecosostenibili, gli insetti non si trovano ancora a tavola nel nostro Paese, mentre è possibile trovarli in alcuni paesi dell’Unione Europea in “regime di tolleranza”, ovvero in attesa che vengano definitivamente autorizzati. Lo prevede il Regolamento (UE) 2015/2283 in vigore dal primo gennaio sui “novel food”, ovvero su cibi come locuste e grilli, «privi di una storia significativa di consumo alimentare nell’Unione Europea al 15 maggio del 1997».
Il regolamento UE prevede che i novel food vengano comunque sottoposti a una specifica autorizzazione all’immissione in commercio ma , come chiarisce una nota della Direzione Generale Igiene, Sicurezza alimenti e Nutrizione del Ministero della Salute italiano: «Alcuni Stati membri hanno ammesso, a livello nazionale, la commercializzazione di qualche specie di insetto in un regime, appunto, di “tolleranza”. In Italia , invece, dice sempre la nota : «Non è stata ammessa alcuna commercializzazione di insetti» e pertanto «potrà essere consentita solo quando sarà rilasciata a livello UE una specifica autorizzazione in applicazione del regolamento». E l’8 gennaio una nota informativa in merito è stata mandata al Ministero delle Politiche Agricole , agli Assessorati regionali alla Sanità e al Comando dei Nas.
Forse qualcuno ricorderà che all’Expo di Milano, nel luglio 2015, il padiglione del Belgio in cui si volevano proporre cavallette fritte si era visto bloccare l’iniziativa culinaria dalla Asl . Il tutto mentre al padiglione dell’Unione europea veniva presentato il “Libro bianco sugli insetti commestibili” , ricordando che due milioni di persone li trovano non solo commestibili e nutrienti, ma piuttosto buoni . E che, a parità di proteine prodotte , l’allevamento e l’utilizzo di insetti avrebbe sul pianeta un impatto infinitamente minore in termini di consumo di mangimi, acqua , energie, territorio e produzione di gas serra . Sono considerati commestibili oltre 1.900 specie di insetti ( sui sei dieci milioni esistenti) e secondo la Fao vengono consumati in una novantina di Paesi del mondo , i più appetiti sono i coleotteri, seguiti da bruchi ,api ,vespe, formiche, cavallette, locuste, grilli
Mosche, larve della farina, grilli e bachi da seta sono le specie che potrebbero avere più mercato in Europa e arrivare per prime nei negozi secondo l’Efsa,Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Ente che in passato ha osservato come i rischi microbiologici derivanti dal consumo di insetti siano paragonabili a quelli che si corrono nutrendosi di manzo, polli e simili, a patto però che gli insetti vengano nutriti con mangimi attualmente autorizzati. Restano, comunque, molti punti in sospeso come la regolamentazione dell’uso di antibiotici, necessari anche negli allevamenti di insetti, ma da impiegare con cautela per non favorire resistenze batteriche. Insomma ,tracciabilità. controllo di filiera, sicurezza sugli standard qualitativi e sanitari debbono valere anche per questi alimenti.
Il parere degli esperti
Ma insetti e simili che probabilità hanno di essere percepito come commestibili e “sani” inculture come la nostra ? «Siamo onnivori: possiamo mangiare e digerire di tutto, eppure la dieta della maggior parte dei gruppi umani è relativamente ristretta, inoltre ciò che alcuni prediligono viene disdegnato da altri — osserva l’antropologo Marvin Harris nel suo libro “Buono da Mangiare” —. In genere esistono buone motivazioni che spiegano perché la gente mangia ciò che mangia. Alcuni cibi non valgono lo sforzo per produrli e prepararli, altri sono sostituibili con alimenti meno costosi e più nutrienti». In altri termini i gusti delle popolazioni sarebbero figli di un calcolo di vantaggi e svantaggi, Harris spiega così costumi alimentari diffusi, dall’amore per la bistecca degli statunitensi, frutto del combinato disposto fra le innovazioni nell’allevamento di bovini nel secolo scorso e i nuovi stili di vita dopo la seconda guerra mondiale, alla repulsione degli europei per gli insetti, che oltre a essere associati ad ambienti sporchi sono (finora) poco vantaggiosi dal punto di vista nutrizionale per il vecchio continente: «In Europa gli insetti sono facili da catturare, ma nonostante presentino un elevato ricavo in termini di calorie e proteine per unità di peso, il beneficio è piccolo commisurato a quello di altri animali facilmente reperibili. Nelle società in cui c’è minore accesso ai grandi vertebrati, per esempio perché il territorio non ne consente l’allevamento, il consumo di insetti è abituale», chiarisce Harris.