L'uomo la bestia e la virtù di Luigi Pirandello al Teatro L'Aura. Un apologo amaro che sbeffeggia l'ipocrisia della società

di Rosanna Pilolli 10/11/2016 ARTE E SPETTACOLO
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Due settimane di repliche al Teatro L’Aura  in continua crescita di volume artistico con uno spettacolo  che è solitamente repertorio delle grandi e rinomate Compagnie teatrali: “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello. Un classico composto nel 1919 e oggi attualissimo. Originariamente le didascalie del lavoro teatrale curate dallo stesso Pirandello consigliavano per gli interpreti maschere dalle fattezze grottesche di animali rappresentativi di ciascun personaggio proponendo così di non di comprendere in questo apologo feroce tutta insieme la classe borghese dell’epoca e i suoi astratti valori ma soltanto una parte di essa rappresentata dagli squallidi protagonisti dell’opera.  Costoro nel pieno della propria realtà,  persone attuali vengono privati nella edizione della Compagnia “Hdemici” di ogni velo e rappresentano in chiave nuda  l’ipocrisia e i falsi valori di una società opportunista.   Lo spettacolo di grande qualità  si avvale della appassionata  regia di Matteo Fasanella, un giovane valoroso attore per il quale i grandi classici del Teatro mantengono intatta la loro voce e la loro capacità di portare gli spettatori verso una interiorità dai riflessi pieni.  Lo stesso Matteo Fasanella interpreta il ruolo del Professor Paolino amante della querula Signora Perella moglie trascurata di un capitano di lungo corso: uomo ai limiti della bestialità umana e di forte appetito  sessuale  che esercita fuori dalla famiglia mantenendo in un altro porto un’altra donna con altri figli. Sempre e comunque nel disprezzo di genere e nella consueta suddivisione di sante o puttane. La signora Perella è incorsa  in un incidente amoroso: si trova  incinta per opera dell’amante  Paolino  che è in quel momento alle prese con due studenti  somari relegati, alla improvvisa visita della signora in uno sgabuzzino a tradurre un testo latino. La donna considerata dal suo amante “tempio della virtù” annuncia il ritorno  del marito che si tratterrà un  solo giorno e quindi una sola notte prima di riprendere il mare. Che fare per salvarsi dallo scandalo?  L’onore della virtuosa signora non può finire in frantumi e dunque è indispensabile che il bestiale marito compia il suo dovere coniugale e quindi si accolli la responsabilità e la paternità del nascituro. Posto di fronte alla situazione drammatica Paolino scosso dalle lacrime della virtuosa amante, formula un piano vincente: sarà servito a cena un dolce afrodisiaco che il capitano divorerà a più riprese. Intanto la casta signora dovrà predisporre il coniuge distratto al compimento dei suoi obblighi. Sarà lo stesso Paolino disperato ma non troppo a suggerirle l’abbigliamento seducente adatto a invogliare il coniuge renitente . Un vaso di fiori sulla balaustra della terrazza annuncerà all’emozionato professore il successo dell’impresa. I vasi saranno ben cinque Così la virtù della sposa è salva, lo scandalo e la responsabilità evitati, la moralità trionfa.

Lo spettacolo che merita di venir ripreso nel futuro carnet teatrale del Teatro L’Aura è stato davvero esemplare e la Compagnia  degna di altri successi. 


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