Sciopero generale. CGIL UIL "Salari e lavoratori indeboliti dalle scelte del governo". Salvini "Una minoranza"

di redazione 17/11/2023 ECONOMIA E WELFARE
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 Alla base delle manifestazioni di oggi il secco “no” ai contenuti della Legge di bilancio e le politiche del Governo Meloni.

"Meloni, il popolo ha fame. Dategli una manovra sbagliata" o, ancora, "Altre cose devono scendere: le bollette, il caro vita, gli over 60 dai ponteggi". Sono solo alcuni degli slogan sugli striscioni che i manifestanti hanno portato con sé da tutta Italia alla manifestazione in corso a Roma a Piazza del Popolo.

Landini: tutte le piazze strapiene, non si vedeva da anni 

"Questa non è solo una Piazza del Popolo strapiena è una piazza del popolo lavoratore, di chi fa funzionare il Paese. E vi dico che stiamo riempendo tutte le altre regioni: tutte le pizze sono piene come non si vedeva da anni". Lo ha detto il leader Cgil Maurizio Landini dal palco di piazza del Popolo. Per il leader della Cgil quello che il governo propone è un modello di Paese, un modello che vede la contrazione dei diritti, un modello autoritario che mina la Costituzione: “È un attacco a 360 gradi, siamo di fronte a una occupazione anche degli spazi di informazione, compresa quella pubblica”. 

"Penso che questa giornata sia la risposta più bella, più intelligente, più ferma che potevamo dare a chi ha pensato di mettere in discussione il diritto di sciopero: questo è un vero e proprio attacco alla democrazia".

Bombardieri a Salvini: “Guarda questa piazza e porta rispetto”

"Salvini guarda questa piazza, studiala bene e porta rispetto a chi sta qui e paga con una giornata di lavoro", ha detto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, dal palco di piazza del Popolo alla manifestazione organizzata contro la manovra insieme alla Cgil. "Chi sta qui non fa il 'weekend lungo' molti di loro lavorano sabato e domenica per garantire i servizi, c'è gente che lavora quando tu fai i fine settimana", continua Bombardieri rivolgendosi al ministro ai Trasporti. "A chi avete precettato spiegate cosa avete fatto per la sicurezza di quel settore, per rinnovare contratti, se avete messo risorse per loro"

 

''Poche adesioni allo sciopero, e in  particolare nel settore trasporti: si tratta di uno schiaffo per  Maurizio Landini. È un successo del Vicepremier e Ministro Matteo  Salvini che ha tutelato il diritto alla mobilitazione di una esigua  minoranza senza danneggiare milioni di italiani''. Lo afferma la Lega  in una nota. 

Meloni: “Sciopero già deciso quando la manovra non era ancora pensata”

Il governo sulla vicenda dello sciopero "ha un ruolo marginale. Ho grande rispetto per i diritti dei lavoratori, per gli scioperi". Nel merito "posso dire poco perché lo sciopero generale è stato lanciato contro la manovra praticamente in estate quando io neanche avevo cominciato a pensarla. "Quindi non posso dire che lo sciopero nel merito" sia dovuto "a nostri oggettivi errori perché era stato lanciato molto prima che scrivessimo la manovra". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un punto stampa a Zagabria dopo l'incontro con il premier croato.

Sulla precettazione voluta da Salvini "sono d'accordo, perché era dovuto, un tentativo di mettere insieme diritto di sciopero e diritto di poter usufruire dei servizi essenziali".

La manifestazione organizzata a Piazza del Popolo a Roma da Cgil e Uil era finita e la gente iniziava a sciamare verso la metropolitana quando sono esplose due bombe carta, lanciati da un ragazzo in mezzo alla folla: la primo dal Pincio, la secondo invece contro le persone che stavano andando verso piazzale Flaminio. Dopo un primo momento di disordine e tafferugli, i manifestanti sono riusciti a fermare il responsabile - che secondo i sindacati era estraneo alla manifestazione - e a consegnarlo alle forze dell'ordine presenti sul posto. Nessuno è rimasto ferito.

A Piazza del Popolo anche un 'cimitero' dedicato ai morti sul lavoro: decine di croci di legno bianco, e sotto ogni croce un elmetto da lavoro, rosso o blu, e due rose, sempre rosso e blu, i colori dei due sindacati.

 
Sciopero generale 'Adesso basta', manifestanti a Piazza del Popolo

Dopo il botta e risposta con il Governo e nonostante la precettazione del ministro Salvini, Cgil e Uil sono andate avanti quindi avanti nella protesta che, oggi, ha mosso solo il primo passo. 

“Adesso Basta!”, è questo lo slogan ufficiale della mobilitazione che nasce “per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani. A sostegno di un'altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile ma necessaria e urgente”.

Se le braccia si incrociano oggi per 8 ore o intero turno di sciopero per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni del Centro e, per otto ore o intero turno, ma su tutto il territorio nazionale, anche le categorie del pubblico impiego, della conoscenza e gli addetti di Poste Italiane la protesta non si esaurisce con il 17 novembre. 

Il 20 novembre a scioperare sarà la Sicilia, il 27 toccherà alla Sardegna, mentre il 24 novembre, le 8 ore o l’intero turno di sciopero riguarderanno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Nord. Infine, venerdì 1° dicembre a incrociare le braccia per 8 ore o per l’intero turno saranno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Sud.

Le segreterie confederali presenti in diverse città per concludere le manifestazioni territoriali: Giuseppe Gesmundo a Campobasso in Piazza della Prefettura; Lara Ghiglione a Macerata in piazza Cesare Battisti; Maria Grazia Gabrielli a Fermo in piazzale Azzolino; Daniela Barbaresi ad Ascoli Piceno in piazza Ventidio Basso; a Firenze in piazza Ss. Annunziata conclusioni affidate a Francesca Re David. A Roma insieme ai segretari generali di Cgil e Uil saranno presenti Christian Ferrari e Luigi Giove.

 

Piazze in tutta Italia gremite in rosso e blu

Sono i colori delle bandiere della Cgil e della Uil, con una Piazza del Popolo a Roma quasi piena già alle nove e mezza del mattino, con i militanti con i giubbini colorati della propria sigla sindacale, arrivati da tutta Italia nella capitale.

Lo slogan 'Adesso basta' campeggia sul palco, ma è solo uno dei tanti manifesti: 'Non abbiamo risposte, per questo scioperiamo' o anche 'Vergogna, taglio fondi disabilità e autosufficienti'. Un grande telo con il disegno della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che dice "Cambieremo la Fornero!" e diverse categorie di lavoratori e cittadini - medici, vigili, casalinghe - che rispondono '"Si', in peggio!".  

Tanti gli studenti a Firenze, Palermo per un totale di 40 città. Capofila della protesta sono l'Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi, che questa mattina davanti al Ministero dell'Istruzione e del Merito hanno inscenato un sit-in "contro la legge di bilancio e l'indifferenza del governo davanti al genocidio in corso a Gaza". A Torino si sono riuniti in piazza XVIII dicembre. 

A Genova, alle 10 e mezza del mattino, un corteo con circa 2000 manifestanti si è mosso verso la prefettura. 

Le adesioni

Migliaia di persone manifestano in piazza Castello a Torino mentre altre manifestazioni si svolgono ad Alessandria, Cuneo e  Novara.  Secondo i primi dati sindacali le adesioni sono alte in tutti i settori: 70% nel trasporto urbano torinese, 40% nella rete ferroviaria, 60% nelle Autostrade, 100% nei servizi non emergenziali della sanità, 50% tra i lavoratori Amazon, 70% tra quelli della Fedex. Molte scuole sono chiuse. Il comizio conclusivo in in piazza Castello - dopo gli interventi di rappresentanti Cgil e Uil della scuola, del terzo settore, del Comune di Torino, delle mense scolastiche, dell'Amiat, delle Poste - sarà del segretario generale della Uil Piemonte Gianni Cortese.

Per il ministero dei Trasporti l'adesione è stata molto bassa: "Traffico regolare su tutta la rete di Rfi, con adesioni intorno al 5%, nessun treno soppresso sull'alta velocità, adesioni sotto il 16% del personale sui treni regionali". Il Mit riferisce anche che Matteo Salvini ha detto: "i dati dimostrano che è stato trovato un equilibrio tra il legittimo desiderio di scioperare di un'esigua minoranza e la doverosa tutela di decine di milioni di italiani".

A Bari il presidio è nella centrale piazza Massari: sul palco si alternano i segretari delle diverse categorie ei lavoratori, che chiedono di "ridare dignità al lavoro, la spina dorsale del nostro Paese". Il dito è puntato anche contro Salvini che oggi è a Bari per un incontro al porto. Proprio per questo una delegazione di 40 tra lavoratori e lavoratrici si è spostata all'ingresso del porto per un presidio di protesta contro la precettazione e "per ricordare l'importanza dell'articolo 40 della Costituzione che sancisce il diritto allo sciopero".

La Cgil e la Uil riempiono piazza del Nettuno a Bologna: "Ben 200 plessi scolastici sono chiusi", annuncia dal palco una delegata della Flc-Cgil dell'Ic16, Maria Paola Meo. "Scioperiamo il venerdì, è il giorno più triste della settimana, perché molti non hanno soldi da dare ai loro figli. Oggi gli insegnanti rappresentano il ceto povero della società, ci hanno tolto autorevolezza. Noi non abbiamo extra-profitti", scandisce dal palco, di fronte ad alcune migliaia di persone. "Più attaccherete la Costituzione, più la difenderemo", promette il segretario della Cgil, Michele Bulgarelli, difendendo il diritto di sciopero. 

Anche a Cagliari il popolo dei sindacati è in piazza per manifestare contro le politiche del governo Meloni. Alle 11 del mattino piazza del Carmine ospita centinaia di persone e attende l'arrivo di decine di pullman.

Circa 300 lavoratori portuali sono sfilati a Livorno in corteo all'Andana degli anelli, nel porto Mediceo, fino al Comune, per poi spostarsi davanti alla prefettura, mentre una delegazione di sindacalisti è stata ricevuta dal prefetto Paolo D'Attilio. 

Le ragioni di Cgil e Uil

Si parte innanzi tutto dall’emergenza salariale, per la quale secondo i sindacati non c’è alcuna risposta fattiva: “Hanno annunciato 100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione. 

Quindi dito puntato sul rilancio della contrattazione collettiva, per cui non sono state stanziate le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati. Il governo Meloni, ha “dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continua a indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata”.

Critiche verso le risorse alle scuole pubbliche, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale a cui “hanno tagliato le risorse”.

C’è poi la mancata promessa della cancellazione della legge Fornero che sarà invece confermata “e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.

Il tema lavoro e precariato continua la lista del j’accuse: “Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine".

Ma c'è anche una questione culturale e di parità dei sessi, dove denunciano che non c'é alcun “investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva”.

Quindi, la riforma fiscale e l’evasione. Secondo i Cgil e Uil i ministri Meloniani “portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi. Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del Paese”.

Il legame tra politiche industriali che portano con sé anche il problema della sicurezza sul lavoro dove “non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro. Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni”.

Le contro-proposte di Cgil e Uil

Per il lavoro, l’aumento di stipendi e pensioni, il rinnovo dei contratti nazionali “rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti, e abbattere i divari che colpiscono le donne".

Per il Fisco, combattere l’evasione fiscale attraverso uno stop alle sanatoria a cui i sindacati dicono basta: “Basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione”. 

La risposta di Cgil e Uil è quella di un fisco progressivo che parte innanzi tutto da un no alla Flat tax e dal  “riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze" perché “si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni”.

C’è poi da riportare l’attenzione ai giovani per “favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio”.

Per le pensioni, “approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere”. E, per lo Stato Sociale, “difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti”.

La tematica delle politiche industriali richiede, secondo le due sigle sindacali “una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno”.

Spazio, infine, a una migliore politica per l’accoglienza, che vuole l’abbandono della “politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti”.

A Torino studenti contro la riforma Valditara e per la Palestina

A Torino gli studenti portano in piazza anche la riforma della scuola voluta dal ministro Valditara e la complicità del Governo italiano nel massacro che sta avvenendo in Palestina. ''Con la riforma della scuola del Governo Meloni l'istruzione pubblica torna indietro  di 50 anni e viene fatto un altro grande regalo alle aziende -  sottolineano nella nota gli organizzatori torinesi manifestazione - la riduzione della durata del percorso scolastico a 4 anni per i tecnici  e i professionali e l'incentivazione della scuola-lavoro con la  creazione di 'campus scuola-azienda' sono uno schiaffo in faccia  pesantissimo ai 200 mila studenti scesi in piazza l'anno scorso dopo  la morte di 3 loro coetanei in stage''.      

 ''La riforma prevede anche l'incentivazione delle misure repressive  nelle scuole, rendendo più facile bocciare per il voto di  comportamento. Vogliono mettere a tacere gli studenti che lottano per  un futuro migliore, ma non ci riusciranno'', aggiungono e proseguono  ''il Governo Meloni, che promuove una riforma assolutamente  peggiorativa per la scuola è lo stesso Governo che dimostra sostegno  incondizionato al governo di Netanyahu e che si sta rendendo complice  dei crimini di guerra portati avanti da Israele nei confronti del  popolo palestinese. Gli studenti sanno da che parte stare e dalle  mobilitazioni di oggi viene lanciato un messaggio chiaro: fermiamo il  massacro, fermiamo la riforma Valditara'', concludono.



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