Alice nella città 21 edizione. Panorama Italia - Concorso Marco Martani: Eravamo bambini
Un puzzle che lo spettatore dovrebbe ricomporre per scoprire il trauma segreto che lega alcuni ex amici d'infanzia.
Un puzzle che lo spettatore dovrebbe ricomporre per scoprire il trauma segreto che lega alcuni ex amici d’infanzia.
Notte in un piccolo paese della Costa Calabra; la polizia ferma Cacasotto (Francesco Russo), lo “scemo del villaggio” con un coltello in mano nei presso della casa dell’Onorevole Rizzo (Massimo Popolizio).
Comincia così il puzzle che lo spettatore è chiamato a ricomporre sul quale si basa Eravamo bambini.
I pezzi sono composti da Walter (Lorenzo Richelmy), un cantante scontroso ed arrogante; Gianluca (Alessio Lapice), un poliziotto violento e brutale e da Margherita (Lucrezia Guidone) che si concede al primo arrivato nei bagni del giornale presso il quale lavora.
Completano il quadro Andrea (Romano Reggiani), fratello tossicodipendente di Margherita e Peppino (Giancarlo Commare) che è il figlio di Rizzo.
Cosa lega queste persone che, apparentemente, non hanno nulla in comune se non gli evidenti segni di un trauma?
Sarà proprio Cacasotto, durante una notte in questura scandita dai fuochi d’artificio a rispondere alla domanda mentre passato e presente si intrecciano sino a farci scoprire cosa sia accaduto anni prima.
Eravamo bambini è un film assai ambizioso che cerca di costruire una vicenda articolata che viaggia avanti ed indietro nel tempo lasciando sul terreno briciole che lo spettatore deve seguire, anche attraverso le diverse vicende dei protagonisti, sino ad arrivare a destinazione.
Insomma sulla carta poteva essere un progetto vincente; sei amici d’infanzia che si ritrovano dopo anni, un trauma nascosto nel passato, un mistero da risolvere unendo i pezzi sino a ricomporre il quadro totale, una vicenda di sangue e violenza, una notte cupa in questura ed un film che non ha paura di sporcarsi le mani con il genere.
Peccato che poco o nulla funzioni.
È il caso delle diverse storie dei protagonisti che, inizialmente, vengono mostrate senza che sia dato sapere cosa abbiano a vedere l’una con l’altra e che però vengono affrontate tutte con superficialità.
Così lo spettatore si ritrova ad avere a che fare con dei caratteri appena abbozzati dei quali importa poco o nulla; il collerico (con figlia al seguito), il violento, il pavido che si è finto scemo tutta la vita, il tossico che apparentemente si è dimenticato tutto e così via.
Le sequenze che li riguardano si succedono meccanicamente l’una all’altra senza che nessuna psicologia venga mai approfondita e danno l’impressione di essere state mess una accanto all’altra senza un vero e proprio criterio.
Lo stesso dicasi per gli improvvisi flashback per tacere della recitazione degli attori secondari sui quali è meglio stendere un velo pietoso ed una fotografia smarmellata.
Alla fine a salvarsi è solo il personaggio di Cacasotto, l’unico che sia approfondito ed abbia un proprio arco narrativo e che si rivela il vero eroe del film ed un finale nerissimo che finalmente osa, purtroppo troppo tardi.
EMILIANO BAGLIO