La folle vita
La demenza senile affrontata in forma di commedia in un film leggero, divertente e commovente.
Questione di un attimo; Alex (Jean Le Peltier) chiede alla madre Suzanne (la strepitosa Jo Deseure) di passargli lo scolapasta e la donna per qualche secondo tentenna. Lo schermo si fa nero, con una di quelle ellissi frequenti che caratterizzano il film d’esordio di Raphaël Balboni ed Ann Sirot, ed è Noémie (Lucie Debay), parlando con il compagno Alex, a ricostruire per noi quello che è successo dopo, ed è sempre lei ad accorgersi per prima che forse qualcosa non va per il verso giusto.
Come si fa a raccontare il lento disfacimento della mente senza cadere nel retorico e nel patetico?
La folle vita è una risposta perfetta a questa domanda perché, nonostante il tema affrontato ed i momenti che ci sbattono in faccia la deriva di Suzanne, i due registi belgi trattano il tutto con leggerezza riuscendo in più occasioni a strappare risate al pubblico.
Merito innanzitutto del personaggio di Suzanne, una simpatica vecchietta arzilla ed irrefrenabile, piena di vitalità, dipinta nelle sue piccole manie e nella sua irrefrenabile voglia di vivere libera come ha sempre fatto.
Il suo lento naufragare, che spesso spezza il cuore, viene approcciato con delicatezza ed un occhio pieno di affetto ed amore tanto che ci si chiede alla fine se non vi sia dietro un’esperienza autobiografica visto come viene dipinta la demenza, perché di questo si parla.
Lo stesso sguardo divertito si ritrova in molte altre sequenze, prima tra tutte quella che illustra gli irresistibili colloqui di Alex e Noémie con una serie di improbabili badanti tra i quali verrà scelto Kevin (Gilles Remiche) amante dello stesso Vivaldi che adora Suzanne ma virato in versione metal.
Chiaramente mentre Suzanne torna bambina, perdendo i freni inibitori e diventando sempre più ossessionata dalle proprie manie, parallelamente la vita di Alex e Noémie rischia anch’essa di andare in mille pezzi proprio mentre i due hanno deciso di diventare genitori.
La crisi di coppia è inevitabile anche perché mentre Alex non riesce a scorgere nessuna luce ed è totalmente assorbito dalla malattia della madre, Noémie, quasi un alter ego dello sguardo dei due registi, riesce invece a vedere ancora quei rari momenti di gioia, magari dovuti alle piccole cose.
Alla fine bisognerà comunque trovare un modo per mandare avanti questa folle vita e venire in qualche modo a patti con la malattia e saper vedere quel poco di bello che comunque rimane anche nel dolore.
Alle volta basta una folata improvvisa di vento per tornare a ridere, Alex e Noémie finalmente genitori di due bambini; uno è il loro e l’altro è Suzanne.
EMILIANO BAGLIO