2028 - La ragazza trovata nella spazzatura.

Su uno spunto di fantascienza distopica, un road movie tenero, surreale e romantico verso la libertà. Vincitore del Pipistrello d'oro al Fantafestival 2022.

di EMILIANO BAGLIO 28/04/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Polonia, 2026. I criminali vengono puniti con l’automazione ovvero gli viene messo un collare che gli inietta nel collo una droga chiamata Vaxina che li priva della memoria, li rende insensibili al dolore e sostanzialmente li trasforma appunto in automi pronti per essere sfruttati per compiere lavori umili e ripetitivi o con scopi più turpi.

2028. Come gesto di ribellione a tale sistema l’attivista Szymon (Michal Krzywicki, anche regista del film) ha preannunciato che a capodanno si suiciderà in diretta; tuttavia, poco prima di compiere il gesto troverà nella spazzatura Blue (Dagmara Brodziak anche coautrice della sceneggiatura e produttrice creativa del film) un automa priva di collare. L’unica speranza per la ragazza è raggiungere in qualche modo la vicina e libera Svezia.

 

Spesso le distopie sono state il mezzo attraverso il quale narrare il presente sotto mentite spoglie, magari anche per scampare alle maglie della censura.

Sarebbe dunque sin troppo facile vedere in 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura una metafora della deriva politica della Polonia di oggi guidata da un governo di destra reazionario, xenofobo e razzista che sta attaccando progressivamente ogni libertà e diritto civile.

Tuttavia una simile ed ovvia chiave di lettura sarebbe estremamente riduttiva per inquadrare il film.

La fantascienza distopica rappresenta poco più che uno spunto per la coppia Krzywicki/Brodziak.

In parte tale scelta è una conseguenza del budget di appena 150mila euro con il quale è stato realizzato il film che, anche per questo appare profondamente radicato nella realtà.

Krzywicki e Brodziak, soprattutto nella prima parte del film, descrivono abilmente con pochi tocchi una realtà completamente priva di umanità.

La loro Polonia è un paese battuto dalla pioggia, immerso nel grigio anonimo dei pochi interni che si vedono, a partire dallo squallido appartamento di Szymon.

In questo scenario gli automi, oltre a svolgere lavori umili e ripetitivi, vengono ovviamente utilizzati come valvola si sfogo alle proprie frustrazioni, in alcuni casi addirittura come sostituti degli affetti perduti oppure, nei casi più tristi e squallidi, come prostitute come nel caso di Blue.

Questa realtà soffocante trova il suo contraltare nella seconda parte del film, quando comincia il viaggio di Blue e Szymon verso l’agognata libertà.

Allo squallido paesaggio urbano si sostituisce quello delle campagne, scenario nel quale si svolge quasi tutta l’avventura dei due protagonisti e nella quale è possibile rintracciare anche gli ultimi barlumi di umanità a cominciare dalla coppia di agricoltori che aiuta i due fuggiaschi.

2028 – La ragazza trovata nella spazzatura assume ben presto i contorni di un road movie picaresco fatto di piccole e grandi avventure e rave notturni; un’avventura capace persino di colorarsi di elementi comici e surreali, primo tra tutti il rapporto che Blue stringe con un gallo.

Dei due protagonisti sappiamo poco o nulla, in particolare di Blue, personaggio praticamente muto del quale ignoriamo il passato ed il crimine.

Di Szymon abbiamo invece brevi flashback di una qualche misteriosa azione politica che, evidentemente, si è conclusa nel peggiore dei modi.

Proprio questi flashback, sono la parte meno riuscita del film e finiscono con il risultare più che altro confusi, soprattutto perché alcuni dei personaggi presenti in essi tornano anche nel presente senza che si comprenda appieno che ruolo abbiano, cosa rappresentino e soprattutto cosa sia accaduto.

Solo verso la fine ci viene dato qualche elemento in più sul passato di Szymon nel momento in cui i due si rifugiano a casa del padre del ragazzo.

Una breve parentesi prima di un finale in riva al mare che sa da una parte richiama inevitabilmente I 400 colpi di Truffaut, dall’altra rievoca con altrettanta evidenza i naufragi degli emigrati nel nostro Mediterraneo.

Anche in questo caso il sogno di una vita diversa e della libertà è a portata di mano, sembra quasi di poterla toccare, la si vede quasi al di là di quel mare gelido e di quelle onde pronte ad inghiottirti ed anche se sai che sarà impossibile arrivarci non puoi fare a meno di sperare che Szymon e Blue in qualche modo ce la facciano.

EMILIANO BAGLIO


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