Leila e i suoi fratelli

Una fluviale epopea familiare, sospesa tra lacrime e risate, in un Iran nel quale le donne rappresentano la speranza per il futuro.

di EMILIANO BAGLIO 13/04/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Parviz (Farhad Aslani) è padre di svariate figlie, tira a campare lavando i bagni di un centro commerciale e da troppo tempo si è lasciato andare ingrassando sempre di più. Tutto il contrario di Farhad (Mohammad Alimohammad) tassista abusivo ossessionato dal suo corpo al punto che gli altri fratelli lo sfottono dicendo che ragiona con i pettorali. Manouchehr (Payman Maadi) invece è dedito a traffici illeciti e piccole truffe, vive in una casa che cade a pezzi dalla quale si accede solo con un traballante ascensore esterno  improvvisato e che per darsi un tono dice di abitare nei quartieri alti. Infine c’è Alireza (Navid Mohammadzadeh) che è tornato a casa dei genitori dopo anni perché la fabbrica dove lavorava è fallita ed è stata sgombrata con la forza dalla sicurezza interna.

E poi c’è Leila (Taraneh Alidoosti) che a quaranta anni è stanca di vivere in una catapecchia e sogna, per lei ed i suoi fratelli, un futuro diverso che li porti fuori dalla povertà dandogli una speranza per il futuro e magari  per una pensione.

In questa famiglia disastrata composta da quattro fratelli falliti, Leila è una roccia, l’unica capace di agire ed immaginare un’altra vita, l’unica che non si rassegna ad essere condannata alla povertà.

Leila e i suoi fratelli da questo punto di vista sembra lontanissimo dall’Iran di oggi, preda di una repressione spietata nei confronti delle donne che invece qui, sono le protagoniste assolute ed attive della società.

Che si tratti di un ospedale o dell’ufficio di collocomento, in tutti i luoghi dove si lavora (fatta eccezione per la fabbrica di Alireza) in Leila e i suoi fratelli si vedono solo donne, moderne ed attive; sino all’apparizione di quattro giovani che scendono da un potente fuoristrada e che trasudano ricchezza, fascino, charme e libertà da tutti i pori.

Forse è per questo che in Iran il nuovo film di Saeed Roustayi è stato proibito e non verrà mai proiettato, per la ribellione di Leila al potere patriarcale che tiene schiacciata la sua famiglia e che ha il suo apice in uno schiaffo che suona ancora più potente.

L’altro centro tematico di questa fluviale epica familiare che sembra uscita da un grande romanzo ottocentesco è la roba come ne I malavoglia, il denaro che tutto domina è che è l’unico mezzo per emanciparsi dalla miseria.

Però a detenere le 40 monete d’oro che permetterebbero a Leila e i suoi fratelli di comprarsi un negozio è Esmail (Saeed Poursamimi), il vecchio patriarca oppiomane ed analfabeta che vuole usare quei soldi per fare da padrino ad un matrimonio del clan familiare del quale fa parte e che per tutta la vita lo ha ignorato ed umiliato.

Ed ecco allora che prende il via una girandola folle di sotterfugi e piccole truffe, di feroci litigate e di chiacchiere sul terrazzo alla sera tra Leila e Alireza i due che più sono legati, di confessioni dei propri fallimenti, che si tratti di Alireza che ammette di aver paura persino della felicità o del divorzio di Manouchehr, di improvvisi infarti paterni e di truffe sconclusionate.

Alternando momenti tragici ad altri divertentissimi Roustayi costruisce un film che è anche un affresco dell’Iran di oggi.

A dominare, come detto, è il ruolo della donna, incarnato da Leila, l’ossessione per i soldi che culmina nella bolla inflazionistica, in piena era Trump, che peggiorerà ancora di più la situazione ed infine i luoghi, fondamentali per lo sviluppo del film e che connotano le psicologie dei personaggi.

La fabbrica messa a ferro e fuoco dalla quale fugge il pavido Alireza, lo scintillante locale nel quale si svolge lo scatenato matrimonio, simbolo del cattivo gusto di chi non possiede nulla e si atteggia a ricco; gli squallidi bagni nei quali lavora Parviz.

Ed ancora le case che cadono a pezzi dei vari protagonisti, il palazzo lussuoso dove ad un certo punto si recano i quattro fratelli attirati da un sogno di ricchezza che si rivelerà una truffa.

Tutto concorre a dipingere la storia di quattro perdenti, succubi di un padre padrone e della loro unica sorella che decide di alzare il capo, tra gioia e risate, parole feroci che ci si scaglia contro salvo poi ritrovarsi tutti insieme il mattino dopo come se nulla fosse ad affrontare una nuova sciagura che pare che il destino quasi si diverta ad infierire sui nostri poveri eroi.

Sino a quella lacrima finale mentre il futuro prende la forma e la speranza di quelle bambine che ballano felici.

EMILIANO BAGLIO


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