L'envol/Le vele scarlatte

Una fiaba al femminile che stupisce per la cura estetica, i riferimenti pittorici ed il lavoro compiuto sulla grana della pellicola.

di EMILIANO BAGLIO 21/01/2023 ARTE E SPETTACOLO
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Raphaël (Raphaël Thiéry) tornato dalla guerra trova ad attenderlo solo la figlia orfana Juliette (interpretata, divenuta adulta, da Juliette Jouan).

Il primo nucleo tematico de Le vele scarlatte, il nuovo film di fiction di Pietro Marcello tratto dal romanzo di Aleksandr Grin, ha come centro proprio il rapporto tra padre e figlia nel corso degli anni.

Sin dal suo aspetto imponente e dalle sue enormi mani rugose, Raphaël ha l’aspetto di un gigante gentile; tanto apparentemente burbero quanto dal cuore puro.
Infatti il rapporto che caratterizza i due è quello di un amore puro e di un mutuo soccorso, Raphaël osserva da lontano Juliette, divenuta oramai una splendida ragazza, senza mai intervenire direttamente nella sua vita, cercando anzi di fare in modo tale che la figlia possa trovare la sua strada anche emancipandosi dalla loro condizione sociale.

Insomma Raphaël costituisce un’eccezione e la relazione con Juliette è paritaria.

Non a caso i due vivono in una sorta di comune, ribattezzata con disprezzo dai paesani “la corte dei miracoli”, nella quale troneggia la figura di Adeline (Noémie Lvovsky), donna rimasta sola, fiera ed indipendente, che possiede forse poteri magici ed è etichettata per questo come strega.

Una sorta di microcosmo dove predominano le figure femminili (le due figlie del fabbro) e nella quale i due uomini presenti si discostano totalmente dal modello imperante all’epoca.

Emarginati socialmente questi personaggi rappresentano anche l’ultimo baluardo di un mondo contadino e preindustriale oramai destinato a scomparire.

Conservano un rapporto profondo con la natura i cui esempi sono tanto Adeline quanto la maga (Yolande Moreau) che Juliette incontra nel bosco e che le rivela la profezia che dà il titolo al film.

 Lo stesso Raphaël, con la sua perizia artigiana da falegname ed il suo lavoro manuale è un’ulteriore incarnazione vivente di un mondo giunto al tramonto.

L’incedere del progresso e la scomparsa tanto del mondo contadino, quanto della magia ad esso connesso, è l’altro tema portante del film di Marcello, tema perfettamente esemplificato dalla sequenza in cui Juliette si reca in città per vendere i giocattoli in legno costruiti dal padre per scoprire che questi non sono più richiesti dai bambini catturati dall’arrivo di un nuovo scintillante treno elettrico.

Pietro Marcello costruisce insomma una fiaba, intorno alla figura di un gigante buono e di sua figlia, immergendo i protagonisti in un mondo magico ai margini della società in cui predomina il femminile, vero e proprio protagonista dell’intera vicenda.

E che infondo si tratti di una vera e propria favola ce lo conferma l’ultima parte del film, quella in cui in qualche modo si avvera la profezia delle vele scarlatte e finalmente Juliette prende definitivamente il volo, risolta tramite l’arrivo fortuito di Jean (Louis Garrel) vero e proprio deus ex machina letteralmente calato dall’alto visto che si tratta di un aviatore.

Su questo sfondo Pietro Marcello da libero sfogo ad una cura estetica che lascia stupefatti.

Il regista innanzitutto lavora su materiali diversi utilizzando riprese d’epoca opportunamente trattate e ricolorate divertendosi persino a girare una sequenza (virata in seppia) realizzata come se si trattasse di un film dell’epoca del muto.

La stessa cura viene data alla grana stessa della pellicola che, ipotizziamo, alterni riprese digitali ed analogiche; con il risultato che spesso abbiamo a che fare con immagini sgranate o sovraesposte.

Quello che colpisce ancora di più sono l’accuratezza della fotografia de Le vele scarlatte.

Moltissime sequenze ed inquadrature del film sembrano veri e propri quadri.

La cura per l’illuminazione è minuziosa tanto nelle scene d’interni spesso dominate da fioche luci di lampade a petrolio e nelle quali domina il buio, quanto nei paesaggi dominati dal chiaroscuro o dalla nebbia, dalle nascenti luci dell’alba o dalla luminosità con la quale è ripresa la bellezza di Juliette.

Le vele scarlatte è anche un omaggio alla pittura, in particola modo a quella fiamminga per quanto riguarda gli interni, ai macchiaioli per quanto concerne le riprese della campagna ed infine ai preraffaelliti, omaggiati esplicitamente nelle sequenze che vedono protagonista Juliette adulta.

EMILIANO BAGLIO


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