Boiling point

Un piccolo gioiello di tensione che ci lascia con la voglia di vederne ancora.

di EMILIANO BAGLIO 22/11/2022 ARTE E SPETTACOLO
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92 minuti nella vita di Andy (Stephen Graham) e del suo staff, in un unico piano sequenza in cui il tempo filmico e quello del racconto coincidono, ed è questa la prima fondamentale peculiarità di Boiling point.

Qualcuno forse potrebbe storcere il naso dinanzi all’ennesimo film realizzato in piano sequenza e pensare ad un mero esercizio di stile.

In realtà la scelta del regista Philip Barantini ha una sua propria ragione d’essere e non solo perché, come detto in apertura, i 92 minuti del film coincidono con la durata della disastrosa cena al centro della vicenda ma anche perché la scelta di non staccare mai contribuisce notevolmente al crescente clima di tensione che attraversa tutto il film.

Barantini rinuncia al montaggio classico e punta piuttosto su una camera a mano perennemente attaccata ai protagonisti della vicenda capace di soffermarsi ora sull’uno, ora sull’altro.

Il risultato è una sorta di montaggio interno al piano sequenza stesso in cui i movimenti della macchina da presa sostituiscono le singole inquadrature.

La sensazione è quella di essere fisicamente presenti al dramma, di spiarlo di nascosto invisibili, sballottati da una parte all’altra a seguire le tante storie che si intrecciano in una serata frenetica ed asfissiante.

La seconda peculiarità del film è la straordinaria capacità della sceneggiatura (opera dello stesso regista e di James Cummings) di tratteggiare i personaggi con pochissime battute.

Dalla sous-chef Carly (Vinette Robinson) oramai stufa dell’inaffidabilità di Andy, al tavolo composto da una famiglia capeggiata da un razzista arricchito ed ignorante che rimanda indietro l’agnello perché poco cotto e tratta male la cameriera di colore, dal giovane che intende fare la proposta alla sua fidanzata sino all’ex socio e star della cucina Alastair Skye (Jason Flemyng), Boiling point è un mosaico composito di vicende raccontante benissimo e con pochi tratti.

I tagli sulle braccia dell’aiuto pasticciere, il tavolo di donne in uscita il venerdì sera, gli scherzi tra una cameriera ed un barista, il tavolo degli influencer di instagram, capita poche volte di vedere un film e volerne ancora di più.

Il tutto in una serata in cui ci sono tanti piccoli drammi che si incontrano e che cominciano con l’ispettore sanitario che declassa il locale e che crescono d’intensità con il passare del tempo.

La tensione si taglia con il coltello, l’aria è carica di elettricità i piccoli conflitti esplodono uno dopo l’altro e tutto corre inevitabilmente verso la rovina e si sa già dall’inizio che è impossibile che questa singola serata non vada a finire male.

Boiling point ci getta nella mischia e ci sballotta per tutta la sua durata lasciandoci senza fiato con la voglia appunto di saperne e vederne ancora di più.

A questo punto non resta che sperare che l’imminente serie tv non rovini questo piccolo gioiello.

EMILIANO BAGLIO


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