FESTA DEL CINEMA DI ROMA. Eric Lartigau: Cet été-là.
Alice nella città. Concorso.
Vi è una scena a nostro avviso centrale in Cet été-là.
Nadine (che tutti chiamano Dune), la piccola protagonista del film, guarda ossessivamente la realtà attraverso la telecamera che tiene quasi sempre in mano ed attraverso la quale costruisce i propri ricordi.
Sino a quando sarà proprio un filmato di due anni prima a rivelarle, o meglio a farle tornare in mente, l’evento drammatico che è al centro della crisi tra i due genitori (Marina Foïs e Gael García Bernal).
Alla luce di questa sequenza, a nostro avviso, si capiscono meglio le parole del regista Eric Lartigau (noto ai più per La famiglia Bélier) quando dichiara “...il film è Nadine, o meglio sono io che guardo Nadine, e sono anche le mie emozioni messe in pellicola...”.
Il ruolo delle immagini e l’uso della telecamera come mezzo per costruire una sorta di galleria di ricordi sono forse l’intuizione migliore del film.
Per il resto Cet été-là, tratto dalla graphic novel E la chiamano estate di Jilllian Tamaki e Mariko Tamaki è il più classico racconto di formazione sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza ed al tempo stesso cerca di mettere a confronto anche diverse fasi della vita di una donna.
L’infanzia di Dune, la maturità di sua madre e di Chiara Mastroianni, la terza età di Angela Molina e la giovinezza problematica di Adéle Wismas.
Amori estivi, piccoli e grandi drammi, genitori che litigano, ragazze che rimangono incinta, signore anziane dedite all’alcool, vicine alternative, grandi amicizie tra bambine che guardano inevitabilmente film horror; il gran repertorio del caso non manca.
Nulla di nuovo sotto il sole, tutto molto piacevole, tutto estremamente innocuo.
Un film che si vede e ci si dimentica in un batter d’occhi.
EMILIANO BAGLIO