Guerra in Ucraina. Gazprom taglia le forniture all'Eni. Il Governo "Mosca fa uso politico del gas"

di redazione 18/06/2022 ECONOMIA E WELFARE
img

Un nuovo e corposo taglio annunciato da Gazprom all'Eni e lo stop ai flussi via gasdotto alla Francia segnano un'altra giornata nera sul fronte energia per l'Europa.

Per il terzo giorno di fila si riducono le forniture di gas russo verso l’Italia.

Tanto che il premier italiano, Mario Draghi, ha accusato Mosca di fare un uso politico del gas per incassare più soldi (i volumi diminuiscono ma intanto i prezzi salgono) e allo stesso tempo mettere in difficoltà il riempimento degli stoccaggi europei in vista del prossimo inverno.

In una nota di oggi (venerdì 17 giugno) pubblicata da Eni sul suo sito web, si legge che (neretti nostri) “a fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato che fornirà solo il 50% di quanto richiesto (con quantità effettive consegnate pressoché invariate rispetto a ieri)”.

Ricordiamo che ieri, giovedì 16 giugno, Gazprom ha consegnato il 65% circa delle forniture richieste dal cane a sei zampe (quindi con un taglio del 35% rispetto alla domanda di Eni), mentre mercoledì, giorno in cui sono iniziati i tagli, il colosso energetico russo ha diminuito i volumi in entrata del 15% circa.

La spiegazione di Gazprom per queste mancate consegne chiama in causa i problemi alla stazione di compressione di Portovaya, che alimenta il gasdotto Nord Stream 1 che arriva in Germania attraverso il Baltico, e trasporta una parte del combustibile destinato a Eni.

In particolare, sostengono i russi, ci sono ritardi nella restituzione da parte di Siemens di pezzi di ricambio in riparazione.

Tuttavia, questa tesi non convince Draghi, che ieri (giovedì 16 giugno), parlando in conferenza stampa in occasione della visita a Kiev, ha affermato che “sia la Germania, sia noi, sia altri, ritengono che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas […] Questo ha delle conseguenze. Non immediatamente sui consumi, ma sullo stoccaggio“.

È vero, ha osservato Draghi, “che le forniture stanno diminuendo del 15, del 30% – sono circolati vari numeri in giorni diversi – ma i prezzi sono aumentati del 15-30%. Quindi le forniture sono diminuite, l’Europa è in maggiore difficoltà e la Russia incassa esattamente come prima, se non di più. È una strategia che va affrontata e combattuta”.

Così il premier ha ribadito che la proposta italiana di istituire un tetto Ue al prezzo del gas “acquista più forza” e si discuterà di questo al prossimo Consiglio europeo tra pochi giorni.

La guerra del gas con Mosca è ormai entrata nel vivo e vede emergere via via con maggiore chiarezza la strategia del Cremlino: intrappolare il Vecchio Continente in una spirale fatta di prezzi alle stelle e approvvigionamenti sempre più a singhiozzo. 

Il costo del metano alla borsa di Amsterdam è balzato del 43% in una settimana, passando da 82,5 a 117,74 euro, con un picco di 134 euro al MWh registrato dopo i nuovi tagli resi noti dai russi. Il trend potrebbe peggiorare e sulla tenuta degli stoccaggi comuni in vista dell'inverno nelle capitali europee comincia a pendere un minaccioso punto interrogativo.

La giornata si è aperta con le brutte notizie per l'Italia. A fronte di una richiesta giornaliera da parte di Eni pari a circa 63 mln di metri cubi, Gazprom ha comunicato che ne fornirà solo il 50%.

Solo qualche ora dopo è stata la Francia a rendere noto di non ricevere più metano via gasdotto. Lo stop in questo caso, è la spiegazione arrivata da Berlino, non è l'effetto di una nuova decisione russa bensì della stretta di Mosca sui flussi lungo il Nord Stream 1, che porta energia in Germania.

Tagliando il gas verso i Paesi europei più orientali Mosca crea un effetto domino che si propaga quasi per l'intero continente. E anche al fornitore slovacco Spp la Russia ha comunicato che, a giorni, le consegne saranno dimezzate. Nelle cancellerie europee ormai non hanno più dubbi: quella di Mosca è una "decisione politica", come ha sottolineato il cancelliere tedesco Olaf Scholz all'indomani della stessa accusa lanciata dal premier Mario Draghi, che ha liquidato come "bugie" le motivazioni tecniche addotte da Gazprom.

Un'azione ritorsiva, insomma, anche a seguito dei sei pacchetti di sanzioni imposti da Bruxelles. "La Russia è pronta a fornire all'Europa il gas di cui ha bisogno per riempire gli stoccaggi in vista dell'inverno a patto che non ci siano ostacoli politici", è stata d'altra parte la limpida spiegazione fornita oggi dal ministro dell'Energia russo Alexander Novak in un'intervista alla tv Rossiya 24. Il problema è che, rispetto a qualche settimana fa, il ventaglio di risposte a cui può accedere l'Ue è limitato: la pistola delle sanzioni sembra alquanto scarica sia per il graduale esaurimento dei settori sanzionabili sia per l'impossibilità di un'intesa sull'embargo sul gas. Anzi, la battuta che circola in queste ore nei corridoi di Bruxelles è che all'embargo al metano russo ci stia pensando direttamente Putin.

Parallelamente, l'Ue è chiamata ad una forte accelerazione sulle piattaforme comuni d'acquisto. Al momento gli stock Ue viaggiano oltre il 50% ma, con le ultime riduzioni, il target dell'80% da raggiungere prima dell'inverno si allontana. "Non vi è alcuna indicazione di un rischio immediato di sicurezza degli approvvigionamenti", hanno assicurato dalla Commissione. E Bruxelles, nel frattempo, ha registrato il record di import di gas naturale liquefatto, con punte giornaliere di 0,54 miliardi di metri cubi. L'Italia tra i fornitori alternativi può contare sulla sponda dell'Algeria, dalla quale al momento arriva il doppio del gas rispetto alla Russia, i cui flussi si stanno avvicinando ai volumi di metano in arrivo dall'Azerbaigian. Il sistema italiano per ora regge ma il nuovo taglio inflitto da Gazprom aumenta le ombre sul futuro, nazionale ed europeo. A Bruxelles spiegano che le ritorsioni di Putin accrescono "la determinazione" a raggiungere gli obiettivi del RepowerEu.

Il piano, però, deve ancora essere approvato da Consiglio Ue e Parlamento in un momento nel quale il fronte europeo, per una decisa transizione alle rinnovabili, sta mostrando crepe e indecisioni ed è chiamato alla difficile prova del via libera alla tassonomia nei prossimi giorni. Sulla diversificazione delle forniture Ursula von der Leyen si sta muovendo con rapidità, ma l'accordo con Egitto e Israele può non bastare. E all'orizzonte resta comunque un grande rebus al meccanismo di solidarietà Ue: con quale prontezza scatterà nel caso in cui più di un Paese membro si ritrovasse a corto di energia? 

 


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali