Carceri. Nel 2020 61 detenuti si sono tolti la vita. Sono soprattutto in attesa di giudizio definitivo

di redazione 05/04/2022 CULTURA E SOCIETÀ
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Nel 2020 nel nostro paese si sono uccisi in carcere, 61 detenuti, 32 non ancora condannati in via definitiva. Una foto non edificante quella scattata dal rapporto del Consiglio d'Europa 'space' che ogni anno fotografa la situazione dei sistemi penitenziari nei paesi membri. L’Italia figura tra i dieci paesi dell’Unione Europea con il più alto tasso di suicidi: nel 2020 è stato pari a 11,4 % per ogni 10mila detenuti. Lo supera la Francia (27,9), seguita da Lettonia (19,7), Portogallo (18,4), Lussemburgo (18), Belgio (15,4), Spagna (14), Lituania (13,2), Estonia (12,8) e Olanda (12,7). 

Numeri e percentuali che non gratificano paesi civili. Il Garante Nazionale Mauro Palma, ricorda  che dall’inizio del 2022 in carcere dieci persone si sono tolte la vita, 4 sono i decessi per cause da accertare. Chi si toglie la vita è anche chi entra per la prima volta in carcere, come una ragazza di 29 anni di Messina. Ci si toglie vita con un sacchetto di plastica sulla testa e  inalando il gas della bomboletta di un fornelletto da campeggio.

Il carcere è un non luogo, qualcosa che esiste ma non si vede, che non tocca chi è fuori dalla mura. La vita in carcere, con la pandemia, ha perso la “vitalità”. “Le restrizioni per il Covid – racconta Mauro Palma- hanno azzerato le attività dei volontari, i lavori teatrali fino all’incontro con i parenti. Questa è la vitalità che si è persa”.  Accanto ai suicidi ci sono gli atti di autolesionismo. “I numeri - spiega Palma- sono altissimi, circa un centinaio”. Cosa raccontano questi atti. Raccontano la richiesta di attenzione, la difficoltà di comunicare perché ci sono persone che non conoscono l’italiano o un’altra lingua. Raccontano di persone che improvvisamente vengono catapultate in una cella e non possono comunicare.

Una realtà pesante per gli Agenti della Polizia penitenziaria perché, se ci si ferma a pensare, sono uomini che chiudono a chiave altri uomini. Anche qui il Covid ha ridotto l’organico con conseguenze sulla sicurezza per tutti. "Non si scarica sugli operatori – ha detto Domenico Benemia segretario del sindacato di Polizia penitenziaria Uilpa-  il male è del sistema: c'è un allarme, tra suicidi e aggressioni, che non può più essere ignorato". "Ci vuole più personale- conclude il segretario Uilpa- che permetterebbe maggiori controlli".


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