Ragazzo torna a camminare dopo quatto anni grazie all'intelligenza artificiale. "E' un sogno diventato realtà"

di redazione 08/02/2022 SCIENZA E TECNOLOGIA
img

"Vedere le mie gambe muoversi è stato emozionante". Il tutto grazie ad un'intelligenza artificiale. E' quanto è accaduto a Michel Roccati, trentenne italiano. Dopo un grave incidente in moto, nel 2017, era rimasto paralizzato. Poi nel 2020 grazie a una nuova tecnologia che gli è stata impiantata è tornato in piedi. Un elettrodo stimola con impulsi elettrici il suo midollo danneggiato. E ora Michel cammina anche per un chilometro. Può restare in piedi per due ore. Ha affrontato un intenso allenamento dopo l'impianto. E come lui gli altri pazienti coinvolti nel progetto. Fra loro c'è chi è tornato persino a nuotare di nuovo. La tecnologia che ha reso possibile tutto ciò, secondo i risultati di uno studio pubblicato su "Nature Medicine", è in grado di ripristinare il movimento in poche ore.   

"I primi passi sono stati qualcosa di incredibile", dice nell'intervista all'ANSA Michel, 30 anni di Montaldo Torinese, raccontando la sua esperienza all'interno di un programma di ricerca che ha coinvolto altri 2 volontari con l'obiettivo di riuscire a restituire la capacità di movimento a chi è rimasto paralizzato per traumi alla colonna vertebrale. Racconta Roccati che circa un anno fa, "ho saputo che cercavano volontari per questo esperimento e ho scritto una mail per poterne far parte, non sapevo quasi nient'altro". Ad agosto si è sottoposto a un intervento chirurgico in cui gli sono stati impiantati degli elettrodi nella colonna vertebrale e un dispositivo nell'addome che raccoglie i dati in arrivo da un tablet. Finita la convalescenza post-operatoria Michel è andato nei laboratori Epfl, "dopo appena un giorno di addestramento ho mosso i primi passi e poco dopo camminavo", spiega con un po' di emozione.

Gli impianti, realizzati al Politecnico di Losanna, stimolano l'area del midollo spinale che attiva i muscoli del busto e delle gambe, consentendo ai pazienti con paralisi completa di camminare. E' necessaria una formazione approfondita per acquisire familiarità con l'utilizzo del sistema, ma i pazienti selezionano l'attività desiderata su un dispositivo simile a un tablet che invia un messaggio a un altro device simile a un pacemaker. Ulteriori ricerche su come questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per altri tipi di condizioni neurologiche, come il morbo di Parkinson, dovrebbero essere pubblicate a breve, annuncia Gregoire Courtine, dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, che ha co-diretto lo studio, pioniere in questo genere di ricerche, con la partecipazione dell’italiano Silvestro Micera, che lavora fra l’Epfl e la scuola superiore Sant’Anna di Pisa.

I tre pazienti pionieri- di età compresa tra i 29 e i 41 anni - hanno seguito un allenamento basato sui programmi di stimolazione e hanno potuto recuperare massa muscolare, muoversi in modo più autonomo e partecipare ad attività sociali come bere un drink in piedi al bar, spiegano gli esperti.

"Tutti e tre i pazienti sono stati in grado di stare in piedi, camminare, pedalare, nuotare e controllare i movimenti del busto in un solo giorno, dopo che i loro impianti sono stati attivati", spiega Courtine. I ricercatori affermano che, ora che hanno la conoscenza necessaria e la tecnologia per "dialogare" con il midollo spinale, utilizzeranno tutto questo per affrontare il maggior numero possibile di problematiche, inclusa la stimolazione della vescica, delle braccia e delle mani.

Gli scienziati affermano che, mentre i progressi ottenibili in un solo giorno sono sorprendenti, dopo diversi mesi lo sono ancora di più. Poiché la tecnologia è miniaturizzata, i pazienti possono eseguire i loro esercizi di allenamento all'aperto e non solo all'interno di un laboratorio. Nel 2018 era finita sotto i riflettori dei media la storia di David Mzee, rimasto paralizzato dopo un incidente sportivo. L'uomo si è alzato dalla sedia a rotelle e ha iniziato a camminare con l'aiuto di un deambulatore. Questa è stata la prima prova, evidenziano i ricercatori svizzeri, del fatto che il sistema poteva funzionare efficacemente nei pazienti. Il progetto attuale prevede l'impianto di elettrodi nel midollo spinale, ma questi elettrodi sono più grandi dell'altro utilizzato in precedenza e permetterebbero di accedere a più muscoli, a quelli delle gambe, ma anche del tronco.   

 "All'inizio non era tutto perfetto - racconta il neurochirurgo Jocelyne Bloch dell'ospedale universitario di Losanna - ma con l'allenamento l'andatura è diventata fluida, e i pazienti sono stati in grado di camminare anche fuori dal laboratorio". Gli specialisti dicono di aspettarsi che la tecnologia funzioni sia negli uomini che nelle donne e, sebbene l'età possa influenzare la risposta dei pazienti alla terapia, non vi è alcun motivo per escludere le persone anziane paralizzate. Tuttavia deve esserci abbastanza midollo spinale sano (6 cm) per l'impianto degli elettrodi e questo potrebbe causare l'esclusione di alcune persone.



Ti potrebbero interessare

Notizie recenti



Speciali