Disegno di Legge sulla concorrenza, ritornano i costi per il cambio dell'operatore?

di Euroroma 02/03/2015 ECONOMIA E WELFARE
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Nel disegno di legge sulla concorrenza in discussione e approvazione nell’ultimo Consiglio dei Ministri su proposta del Mininistro per lo Sviluppo economico Federica Guidi, non è previsto esplicitamente la reintroduzione di penali per chi recede dai contratti di abbonamento a telefoni fissi e mobili, internet o pay tv, ma secondo le Associazioni dei Consumatori e in particolare Altroconsumo che da tempo segue la questione vi è un rischio concreto che ciò possa avvenire, ritornando alla situazione precedente al Decreto Bersani del 2007, che era intervenuto proprio per disciplinare questo settore.

Le preoccupazioni, secondo Altroconsumo, sono motivate dal fatto che all’articolo 16, comma 3 si dice esplicitamente che le spese e ogni altro onere comunque denominato relativi al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore sono commisurati al valore del contratto al momento della sottoscrizione quando, invece, secondo la legge vigente, gli unici costi che l’operatore può recuperare sono quelli giustificati da costi dell’operatore medesimo, ovvero costi tecnici vivi per operare lo switching e/o il recesso. Su tali costi peraltro pendono ancora i ricorsi di Altroconsumo presso AGCOM e AGCM, perché immotivatamente elevati.

Ora il punto è esattamente capire come misurare effettivamente i costi che i consumatori che vorranno recedere prima della scadenza del contratto, dovranno sborsare, su quali basi “esclusivamente oggettive” si potranno misurare quei costi tecnici. Insomma c’è il rischio che le società possano “caricare” quei oneri tecnici, facendo così rientrare dalla finestra ciò che era stato fatto uscire dalla porta con il decreto Bersani.

 Ancora, al successivo comma 3-ter, che il disegno di legge intenderebbe introdurre, si fa riferimento esplicitamente per quanto concerne i contratti comprensivi di offerte promozionali alla parola “penale”, che era scomparsa dal gergo tecnico-giuridico nel settore delle telecomunicazioni. Il fatto che poi si dica che l’eventuale penale debba essere equa e proporzionata al valore del contratto e alla durata residua della promozione non contribuisce a far venir meno le preoccupazioni delle associazioni, tra le quali l’Adiconsum che con il suo presidente Pietro Giordano precisa che “ La norma va modificata eliminando la parola “penale” che ipotizza clausole vessatorie per i consumatori, in contrasto con quanto previsto dal Codice civile e del Consumo. Sarebbe paradossale – continua Giordano - che in un DDL che vuole affermare la concorrenza si inseriscano norme che invece limitano il mercato e quindi la libera concorrenza. Adiconsum opererà affinché la parola “penale” venga tolta dal DDL.

Inoltre per Adiconsum è quanto mai urgente ridurre il digital device fortemente presente nel Paese e prevedere specifici progetti formativi che mettano tutti i cittadini-consumatori in una situazione di sostanziale uguaglianza nel cogliere le possibilità che il mercato oggi offre e che, sempre più, in futuro potrà offrire.

 Ecco perché Altroconsumo e Adiconsum si augurano che dal Ministero vengano chiarificazioni in merito all’intera questione, nella convinzione che reintrodurre le penali nei contratti di consumo nel settore delle comunicazioni elettroniche sarebbe un notevole autogol per l’efficienza e la competitività di un mercato strategico per l’economia nazionale

 



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