Judas and the Black Messiah

La storia di Fred Hampton, leader delle Pantere Nere, in un film politico e militante che nessuno voleva produrre.

di EMILIANO BAGLIO 12/04/2021 ARTE E SPETTACOLO
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Disponibile in streaming su: Chili, Google play movies, Microsoft Store, Prime video, Rakuten Tv, Timvision.

 

Una cosa è certa, Fred Hampton ed il Black Panther Party fanno ancora paura.

Nessuno, infatti, voleva produrre questo film nonostante metà del budget fosse stato messo a disposizione da Ryan Coogler regista di Prossima fermata Fruitvale Station, Creed – Nato per combattere e di Black panther titolo facente parte del Marvel cinematic universe.

D’altronde la sceneggiatura originale, scritta da Keith e Kenneth Lucas, portava il titolo “L’assassinio del timoniere Fred Hampton da parte della checca repressa mulatta Edgar Hoover”, una vera e propria dichiarazione d’intenti difficile da far mandare giù all’industria Hollywoodiana.

D’altronde basta vedere il trattamento riservato ad Hampton ne Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin, per capire come venga considerata la sua figura.

Al centro del film di Sorkin ci sono solo figure di militanti per i diritti civili rigorosamente bianchi e per certi versi il vero protagonista finisce per essere Abbie Hoffman interpretato, non a caso, da Sacha Baron Cohen che ne approfitta per mettere in mostra tutte le sue doti istrioniche; in tutto ciò Hampton è una figura del tutto marginale.

Judas and the Black Messiah invece è un film esplicitamente di parte, politico e militante.

Le Black Panthers vengono presentate per quello che erano, un movimento armato rivoluzionario d’ispirazione socialista che intendeva rovesciare il sistema capitalista statunitense.

Shaka King, regista del film, ha fatto dunque ricorso ad un escamotage.

Innanzitutto la storia di Hampton (Daniel Kaluuya) viene narrata attraverso il personaggio di William O’Neal (Lakeith Stanfield), un ladruncolo che, per evitare il carcere, decide di lavorare come infiltrato agli ordini dell’agente FBI Roy Mitchell (Jesse Plemons).

Così da una parte abbiamo Hampton e le Pantere nere, con anche uno sguardo alla sua vita privata e all’amore per Deborah Johnson (Dominique Fishback) ed al centro il tentativo di dar vita alla Rainbow coalition, un’organizzazione multiculturale che intendeva riunire sotto uno stesso tetto i vari movimenti che operavano all’epoca a Chicago (gang di strada comprese).

Dall’altra assistiamo ad una vera e propria spy story con protagonista O’Neal.

Il risultato è che, probabilmente per far inghiottire la pillola alla Warner Bros, Judas and the Black Messiah è un film ibrido, una storia politica travestita da film di genere, con tanto di tradimenti, sparatorie, investigazioni ed un alto tasso di azione.

Resta da vedere se il trucco funzionerà e se questo film, interamente prodotto da afroamericani, riuscirà ad aggiudicarsi almeno uno dei cinque Oscar ai quali è candidato a cominciare da quello per miglior film.

EMILIANO BAGLIO


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