È ripreso oggi in Israele il processo contro Benyamin Netanyahu, mentre iniziano le consultazioni per la formazione del nuovo governo a quasi due settimane dalle elezioni che per la quarta volta in due anni non hanno consentito la formazione di una maggioranza in Parlamento. Il primo ministro israeliano è comparso oggi in tribunale per la ripresa del suo processo per corruzione. 

La fase probatoria del processo è iniziata mentre i partiti politici di Israele si incontrano con il presidente per valutare chi dovrebbe formare il prossimo governo dopo le elezioni inconcludenti del mese scorso. Il voto del 23 marzo è stato in gran parte un referendum su Netanyahu, ma non ha prodotto un verdetto chiaro. Il più longevo primo ministro di Israele è accusato di accettare tangenti, frodi e violazione della fiducia in tre casi di corruzione di lunga data. Ha respinto le accuse come una caccia alle streghe da parte dei media ostili e delle forze dell'ordine. Il primo ministro Benyamin Netanyahu "ha usato il potere del suo incarico per le sue ambizioni personali", ha abusato del suo potere "come legislatore e come regolatore".

Questo l'atto di accusa del procuratore Liat Ben-Ari contro il premier, presente brevemente alla ripresa del processo in un tribunale di Gerusalemme, dove deve rispondere di corruzione, frode e abuso di potere. Secondo il procuratore, "l'atto di accusa è basato su un'ampia serie di prove, dirette e circostanziate". "A fare un uso scorretto del potere è stata la magistratura", ha replicato Netanyahu ribaltando le accuse avanzate dal pm Liat Ben Ari in apertura del processo. "E' un tentato colpo di mano contro un primo ministro eletto", ha ribadito il premier dopo aver ricordato che la magistratura non aveva l'ordine scritto del Procuratore generale Avichai Mandelblit di indagare. "Sono oggetto di una caccia grossa lanciata contro di me".